Cronaca
Bonifica delle ex Acciaierie, 13 a processo. Depalma: «Una mazzata assurda»
La decisione del pm Pisani: citazione diretta per il primo cittadino e altri 12 fra imprenditori e proprietari dei suoli
Giovinazzo - venerdì 11 giugno 2021
14.10
C'è anche il sindaco Tommaso Depalma, come anticipato ieri da GiovinazzoViva.it, fra le 13 persone (imprenditori e proprietari dei suoli e dei capannoni) citate in giudizio dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari con l'accusa, in concorso, di omessa bonifica dell'area delle ex Acciaierie e Ferrerie Pugliesi.
Era il 1984 quando il Comitato Interministeriale per la Politica Industriale deliberò lo smantellamento del siderurgico: da allora si iniziò a parlare della bonifica di un territorio vasto 98mila metri quadri, che rappresenta una cerniera di congiunzione tra il centro abitato e la lama Castello. Recupero, di fatto, mai avvenuto. In quell'area l'Arpa Puglia ha accertato il superamento dei limiti consentiti di CsR (Concentrazione soglia di Rischio) delle sostanze inquinanti e materiali di scarto.
Nel 2018, inoltre, il Comune di Giovinazzo non ha dato seguito all'ordinanza n. 4.984 della Città Metropolitana di Bari (le indagini sono partite da un loro esposto) che imponeva, per i proprietari dei suoli e dei capannoni, la bonifica del sito entro 120 giorni, non rivalendosi nemmeno su di essi. Nessuno, secondo il pm Baldo Pisani avrebbe «provveduto alla bonifica del sito», interessato «dall'ex stabilimento e dagli scarti di lavorazione di fonderia depositati sul suolo di lama Castello».
Il sindaco, che tramite il suo legale, l'avvocato Mariano Fiore, fa sapere di essersi già attivato per la bonifica dell'area pubblica e che da anni ha sempre stimolato i privati ad adempiere alle prescrizioni in ordine ai suoli di loro proprietà, definisce la propria citazione a giudizio «una mazzata assurda, inspiegabile. Non ho mai parlato - ha detto - del complesso lavoro di giudici e pubblici ministeri. Mi fido della giustizia, mi dispiaccio pensando a quanti processi evitabili ci sono in Italia».
Per l'accusa «nessuno dei soggetti intimati alla bonifica - è scritto - ha assunto iniziative funzionali all'adempimento del provvedimento stesso». Una teoria che il sindaco Depalma contesta: «La Città Metropolitana emette un'ordinanza dando 180 giorni al Comune per sostituirsi (sic!) ai proprietari e fare la bonifica di tutta l'area. E con quali soldi? In 6 mesi, senza un centesimo, il Comune di Giovinazzo, per questi fenomeni, avrebbe dovuto bonificare tutta l'area» delle ex Acciaierie.
Intanto, con 12 imputati, andrà a processo per il reato di omessa bonifica: la norma che sarebbe stata violata è l'articolo 452 terdecies del codice penale punito con la reclusione da 1 a 4 anni e la multa sino a 80mila euro. «Ho la coscienza a posto. Dirò la mia - ha concluso -, so di non aver fatto nulla contro la mia città».
Era il 1984 quando il Comitato Interministeriale per la Politica Industriale deliberò lo smantellamento del siderurgico: da allora si iniziò a parlare della bonifica di un territorio vasto 98mila metri quadri, che rappresenta una cerniera di congiunzione tra il centro abitato e la lama Castello. Recupero, di fatto, mai avvenuto. In quell'area l'Arpa Puglia ha accertato il superamento dei limiti consentiti di CsR (Concentrazione soglia di Rischio) delle sostanze inquinanti e materiali di scarto.
Nel 2018, inoltre, il Comune di Giovinazzo non ha dato seguito all'ordinanza n. 4.984 della Città Metropolitana di Bari (le indagini sono partite da un loro esposto) che imponeva, per i proprietari dei suoli e dei capannoni, la bonifica del sito entro 120 giorni, non rivalendosi nemmeno su di essi. Nessuno, secondo il pm Baldo Pisani avrebbe «provveduto alla bonifica del sito», interessato «dall'ex stabilimento e dagli scarti di lavorazione di fonderia depositati sul suolo di lama Castello».
Il sindaco, che tramite il suo legale, l'avvocato Mariano Fiore, fa sapere di essersi già attivato per la bonifica dell'area pubblica e che da anni ha sempre stimolato i privati ad adempiere alle prescrizioni in ordine ai suoli di loro proprietà, definisce la propria citazione a giudizio «una mazzata assurda, inspiegabile. Non ho mai parlato - ha detto - del complesso lavoro di giudici e pubblici ministeri. Mi fido della giustizia, mi dispiaccio pensando a quanti processi evitabili ci sono in Italia».
Per l'accusa «nessuno dei soggetti intimati alla bonifica - è scritto - ha assunto iniziative funzionali all'adempimento del provvedimento stesso». Una teoria che il sindaco Depalma contesta: «La Città Metropolitana emette un'ordinanza dando 180 giorni al Comune per sostituirsi (sic!) ai proprietari e fare la bonifica di tutta l'area. E con quali soldi? In 6 mesi, senza un centesimo, il Comune di Giovinazzo, per questi fenomeni, avrebbe dovuto bonificare tutta l'area» delle ex Acciaierie.
Intanto, con 12 imputati, andrà a processo per il reato di omessa bonifica: la norma che sarebbe stata violata è l'articolo 452 terdecies del codice penale punito con la reclusione da 1 a 4 anni e la multa sino a 80mila euro. «Ho la coscienza a posto. Dirò la mia - ha concluso -, so di non aver fatto nulla contro la mia città».