Cronaca
Arresti nell'Arma, Laforgia e Salerno lasciano il carcere: ai domiciliari
Erano in cella dal 18 giugno scorso. Il gip Galesi ha accolto le richieste di attenuazione delle misure cautelari
Giovinazzo - sabato 27 febbraio 2021
5.10
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Marco Galesi, ha accolto le istanze di attenuazione delle misure cautelari in carcere presentate nei giorni scorsi dai legali dei militari Domenico Laforgia e Antonio Salerno, concedendo così ad entrambi, dopo oltre 8 mesi trascorsi in cella, gli arresti domiciliari.
I due appuntati dell'Arma, entrambi in servizio presso la Stazione di Giovinazzo - secondo le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Michele Giangaspero al pubblico ministero Federico Perrone Capano e confermate durante un lungo incidente probatorio (durato oltre 7 ore) - avrebbero agevolato esponenti del clan Di Cosola, fornendo informazioni sulle indagini in corso, sui turni di servizio e sui controlli da effettuare, ricevendo in cambio, dal 2012, denaro o altre utilità.
L'indagine, sfociata negli arresti del 18 giugno dello scorso anno, è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia: i due militari, in particolare, avrebbero rivelato informazioni di operazioni di polizia giudiziaria, raccontando i dettagli delle indagini, indicando i turni di servizio dei colleghi e gli orari in cui sarebbero avvenuti i controlli verso gli affiliati sottoposti a misure coercitive.
Inoltre, in tre distinte occasioni, avrebbero consegnato documenti informatici e cartacei non divulgabili, contenenti registrazioni e verbali coperti da segreto con le dichiarazioni di pentiti. Salerno e Laforgia, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d'ufficio, al termine di un'indagine disciplinare avviata dall'Arma all'indomani dell'episodio, finito con clamore sulla stampa nazionale, sono tornati a casa, ai domiciliari.
Per entrambi, quindi, sono venute meno le esigenze cautelari che lo scorso anno avevano giustificato la misura nella forma più grave e afflittiva. Il provvedimento del gip nei confronti di Salerno e Laforgia è arrivato nelle ultime ore: il primo, difeso dagli avvocati Mario Malcangi e Angelo Dibello, ha lasciato il carcere di Santa Maria Capua Vetere mercoledì sera. La stessa decisione, ieri, è stata presa per il secondo, assistito dai legali Massimo Roberto Chiusolo e Tiziano Tedeschi.
La Procura della Repubblica di Bari, intanto, ha chiuso le indagini. Per sapere quale sarà il prossimo passo bisogna aspettare la richiesta di rinvio a giudizio della stessa Procura. Solo allora si saprà se i due ex appuntati, già sospesi dal servizio e ora confinati ai domiciliari, sceglieranno il rito abbreviato o il dibattimento.
I due appuntati dell'Arma, entrambi in servizio presso la Stazione di Giovinazzo - secondo le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Michele Giangaspero al pubblico ministero Federico Perrone Capano e confermate durante un lungo incidente probatorio (durato oltre 7 ore) - avrebbero agevolato esponenti del clan Di Cosola, fornendo informazioni sulle indagini in corso, sui turni di servizio e sui controlli da effettuare, ricevendo in cambio, dal 2012, denaro o altre utilità.
L'indagine, sfociata negli arresti del 18 giugno dello scorso anno, è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia: i due militari, in particolare, avrebbero rivelato informazioni di operazioni di polizia giudiziaria, raccontando i dettagli delle indagini, indicando i turni di servizio dei colleghi e gli orari in cui sarebbero avvenuti i controlli verso gli affiliati sottoposti a misure coercitive.
Inoltre, in tre distinte occasioni, avrebbero consegnato documenti informatici e cartacei non divulgabili, contenenti registrazioni e verbali coperti da segreto con le dichiarazioni di pentiti. Salerno e Laforgia, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d'ufficio, al termine di un'indagine disciplinare avviata dall'Arma all'indomani dell'episodio, finito con clamore sulla stampa nazionale, sono tornati a casa, ai domiciliari.
Per entrambi, quindi, sono venute meno le esigenze cautelari che lo scorso anno avevano giustificato la misura nella forma più grave e afflittiva. Il provvedimento del gip nei confronti di Salerno e Laforgia è arrivato nelle ultime ore: il primo, difeso dagli avvocati Mario Malcangi e Angelo Dibello, ha lasciato il carcere di Santa Maria Capua Vetere mercoledì sera. La stessa decisione, ieri, è stata presa per il secondo, assistito dai legali Massimo Roberto Chiusolo e Tiziano Tedeschi.
La Procura della Repubblica di Bari, intanto, ha chiuso le indagini. Per sapere quale sarà il prossimo passo bisogna aspettare la richiesta di rinvio a giudizio della stessa Procura. Solo allora si saprà se i due ex appuntati, già sospesi dal servizio e ora confinati ai domiciliari, sceglieranno il rito abbreviato o il dibattimento.