Attualità
"Archinfesta" premia un progetto dell'architetto Michele Camporeale
Questa sera presso il Giardino dei Tempi, l'orto botanico di Bari
Giovinazzo - venerdì 18 marzo 2016
06.00
L'architettura vista come ottava arte, capace di far coesistere l'uomo con l'ambiente circostante, grazie a progetti sempre più ambiziosi.
È forse questo il senso che guida le nuove idee dei professionisti del settore che si riuniranno questa sera, alle 20.30, presso il Giardino dei Tempi, l'orto botanico di Bari, in occasione della seconda edizione di "Archinfesta", un evento organizzato dall'Ordine degli Architetti della ex provincia del capoluogo di regione. Durante la serata sarà presentato il numero 7 di OsA, forse la più prestigiosa rivista del settore.
Tra i progetti pervenuti alla redazione, quello rientrante nella categoria "Gli edifici a carattere residenziale", ideato dal giovinazzese Michele Camporeale. Lo abbiamo sentito per farci spiegare al meglio in che cosa è consistito il suo lungo lavoro, coadiuvato da aziende del nostro territorio, quali l'impresa edile Eredi di Raffaele Carlucci e le ditte Delvi Carpenteria s.r.l. e Di Natale s.r.l..
Camporeale ci ha spiegato che ha lavorato al riuso e all'ampliamento, a carattere residenziale, del complesso industriale denominato Ex Saponificio Acquafredda, dismesso da decenni ed ultimato tre anni fa circa. Le sue idee, sempre innovative, strizzano l'occhio all'ecosostenibilità ed all'ambiente e così abbiamo scoperto la cura nei dettagli di questo progetto.
In particolare, il professionista giovinazzese ci ha raccontato che si tratta di «un edificio con partiti neoclassici del primo '900 con annesso deposito, che fu costruito ed adibito a saponificio negli anni '20 del secolo scorso ed è passato alla storia come "Premiato Saponificio Saracino-Acquafredda", in cui si produceva dell'ottimo sapone. L'attività fu dismessa negli anni '60 - ha spiegato - e la struttura ha continuato ad essere utilizzata prima come piccola fabbrica metalmeccanica (originariamente aveva avuto sede una parte dell'attuale Indeco, ndr), poi come falegnameria e fabbrica di cornici in legno, per essere da ultimo adibita al restauro di mobili di pregio».
«All'atto della sua completa dismissione alla fine degli anni '90 - ha affermato Michele Camporeale - l'edificio si presentava privo di macchine ed utensili con infiltrazioni e crollo parziale dei tetti. Inoltre - ha proseguito -, la copertura del capannone utilizzato come deposito era stata realizzata con lastre di eternit; dappertutto regnava l'incuria e la presenza di topi. Nell'ultima fase, per lascito ereditario, il complesso era diventato di proprietà della famiglia di Teresa Camporeale e di un cugino, che di cognome fa Saracino».
«Il complesso dal punto di vista urbanistico - ci ha spiegato l'architetto giovinazzese - rientra nella zona di espansione C3 dell'abitato, oltre il sottovia di via Bitonto, in adiacenza alla complanare lungo la ferrovia. Si è potuto operare in quanto area già edificata - ha poi evidenziato -, e come tale, come previsto nel Piano Particolareggiato C3-Castello, passibile di intervento edilizio diretto, previa ratifica del progetto in Consiglio Comunale e nulla osta delle Ferrovie dello Stato e dei Vigili del Fuoco per la parte attinente il parcheggio sottostante. Tutta l'operazione - ha poi detto - ha richiesto sei anni di attenzione, di cui solo un anno e mezzo per la sua realizzazione, con un cantiere edile».
Evidenti le lungaggini burocratiche, ma oggi la ristrutturazione ha portato alla nascita di un «condominio recintato a carattere pedonale all'interno del quale sono stati realizzati quindici appartamenti con trentasei garage».
«In conclusione - ha affermato l'architetto Camporeale - il lavoro eseguito presso l'ex "Saponificio Saracino-Acquafredda" realizza, a mio modesto intendimento, un progetto complessivo ben condotto sia sul piano tecnico che amministrativo: un esempio di buona edilizia realizzato integralmente con l'ausilio di maestranze locali, che al contempo ha prodotto economia e risorse dando lavoro, in un momento di forte congiuntura del settore edilizio».
«Concludo affermando che è stata un'occasione in cui si è riproposto il concetto secondo cui si possono realizzare alloggi con una buona qualità edilizia e con prezzi di vendita contenuti. E soprattutto - ha sottolineato Camporeale - come direbbe qualche amico ambientalista, con una interessante impronta ecologica, perché l'edificio a carattere residenziale è stato realizzato senza consumo di suolo eliminando dall'ambiente un elemento nocivo e cancerogeno come l'amianto».
È forse questo il senso che guida le nuove idee dei professionisti del settore che si riuniranno questa sera, alle 20.30, presso il Giardino dei Tempi, l'orto botanico di Bari, in occasione della seconda edizione di "Archinfesta", un evento organizzato dall'Ordine degli Architetti della ex provincia del capoluogo di regione. Durante la serata sarà presentato il numero 7 di OsA, forse la più prestigiosa rivista del settore.
Tra i progetti pervenuti alla redazione, quello rientrante nella categoria "Gli edifici a carattere residenziale", ideato dal giovinazzese Michele Camporeale. Lo abbiamo sentito per farci spiegare al meglio in che cosa è consistito il suo lungo lavoro, coadiuvato da aziende del nostro territorio, quali l'impresa edile Eredi di Raffaele Carlucci e le ditte Delvi Carpenteria s.r.l. e Di Natale s.r.l..
Camporeale ci ha spiegato che ha lavorato al riuso e all'ampliamento, a carattere residenziale, del complesso industriale denominato Ex Saponificio Acquafredda, dismesso da decenni ed ultimato tre anni fa circa. Le sue idee, sempre innovative, strizzano l'occhio all'ecosostenibilità ed all'ambiente e così abbiamo scoperto la cura nei dettagli di questo progetto.
In particolare, il professionista giovinazzese ci ha raccontato che si tratta di «un edificio con partiti neoclassici del primo '900 con annesso deposito, che fu costruito ed adibito a saponificio negli anni '20 del secolo scorso ed è passato alla storia come "Premiato Saponificio Saracino-Acquafredda", in cui si produceva dell'ottimo sapone. L'attività fu dismessa negli anni '60 - ha spiegato - e la struttura ha continuato ad essere utilizzata prima come piccola fabbrica metalmeccanica (originariamente aveva avuto sede una parte dell'attuale Indeco, ndr), poi come falegnameria e fabbrica di cornici in legno, per essere da ultimo adibita al restauro di mobili di pregio».
«All'atto della sua completa dismissione alla fine degli anni '90 - ha affermato Michele Camporeale - l'edificio si presentava privo di macchine ed utensili con infiltrazioni e crollo parziale dei tetti. Inoltre - ha proseguito -, la copertura del capannone utilizzato come deposito era stata realizzata con lastre di eternit; dappertutto regnava l'incuria e la presenza di topi. Nell'ultima fase, per lascito ereditario, il complesso era diventato di proprietà della famiglia di Teresa Camporeale e di un cugino, che di cognome fa Saracino».
«Il complesso dal punto di vista urbanistico - ci ha spiegato l'architetto giovinazzese - rientra nella zona di espansione C3 dell'abitato, oltre il sottovia di via Bitonto, in adiacenza alla complanare lungo la ferrovia. Si è potuto operare in quanto area già edificata - ha poi evidenziato -, e come tale, come previsto nel Piano Particolareggiato C3-Castello, passibile di intervento edilizio diretto, previa ratifica del progetto in Consiglio Comunale e nulla osta delle Ferrovie dello Stato e dei Vigili del Fuoco per la parte attinente il parcheggio sottostante. Tutta l'operazione - ha poi detto - ha richiesto sei anni di attenzione, di cui solo un anno e mezzo per la sua realizzazione, con un cantiere edile».
Evidenti le lungaggini burocratiche, ma oggi la ristrutturazione ha portato alla nascita di un «condominio recintato a carattere pedonale all'interno del quale sono stati realizzati quindici appartamenti con trentasei garage».
«In conclusione - ha affermato l'architetto Camporeale - il lavoro eseguito presso l'ex "Saponificio Saracino-Acquafredda" realizza, a mio modesto intendimento, un progetto complessivo ben condotto sia sul piano tecnico che amministrativo: un esempio di buona edilizia realizzato integralmente con l'ausilio di maestranze locali, che al contempo ha prodotto economia e risorse dando lavoro, in un momento di forte congiuntura del settore edilizio».
«Concludo affermando che è stata un'occasione in cui si è riproposto il concetto secondo cui si possono realizzare alloggi con una buona qualità edilizia e con prezzi di vendita contenuti. E soprattutto - ha sottolineato Camporeale - come direbbe qualche amico ambientalista, con una interessante impronta ecologica, perché l'edificio a carattere residenziale è stato realizzato senza consumo di suolo eliminando dall'ambiente un elemento nocivo e cancerogeno come l'amianto».