
Eventi e cultura
Anche la Touring Juvenatium alla Notte Bianca della Poesia
La rassegna il 23 giugno ospiterà un angolo del dialetto con Felice Giovine
Giovinazzo - lunedì 6 giugno 2016
05.30
Tra le novità della sesta edizione della Notte Bianca della Poesia, che si svolgerà per il secondo anno consecutivo a Giovinazzo dal 22 al 24 giugno prossimi e di cui il nostro network è media partner, ci sarà l'angolo del dialetto, curato dalla Touring Juvenatium.
L'associazione giovinazzese sarà presente all'interno di Palazzo Vescovile nella serata del 23 giugno, in una delle location più suggestive di questa intensa tre giorni organizzata dall'Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo. In un incontro svoltosi la scorsa settimana all'interno dell'Istituto Vittorio Emanuele II tra Nicola De Matteo, ideatore dell'interessante manifestazione e delegato metropolitano all'IVE, Andrea Brancato e Vito Fumai dell'Associazione Touring Juvenatium, e Felice Giovine, Presidente dell'Associazione Culturale "Accademia della lingua barese Alfredo Giovine", è stata siglata la partecipazione dell'associazione giovinazzese, nota per l'organizzazione di iniziative di forte richiamo turistico, tra cui il Gamberemo - Palio dei Rioni, e da due anni anche del concorso di poesia in vernacolo giovinazzese dal titolo "Il mio cuore, la mia terra, la mia vita".
In virtù del successo e dell'attenzione di pubblico riscontrate con questo concorso di poesia dialettale indetto dalla Touring, si è pensato di dare uno spazio ai poeti vincitori delle due edizioni, oltre a quelli che hanno ricevuto un riconoscimento speciale dalla giuria del concorso. Lo spazio sarà curato da Felice Giovine (in foto, ndr), figlio del celebre Alfredo Giovine, scrittore di illustri pagine della storia della lingua barese che dedicherà attenzione sia al dialetto di Bari che a quello dei paesi della ex provincia. Già lo scorso anno questo spazio fu fra i più apprezzati dell'intera kermesse.
L'incontro ha posto l'accento sull' «abbraccio sinergico», così definito da Nicola De Matteo, tra due importanti realtà dell'intero circuito metropolitano. Concetto sottolineato dallo stesso Giovine, il quale ci ha poi tenuto a ringraziare il Delegato Metropolitano «De Matteo per l'attenzione che ha rivolto alla cura e valorizzazione della lingua dialettale. Nicola ci ha creduto dal primo momento e quindi nella Notte Bianca della Poesia dedichiamo un ampio spazio a scrittori, poeti de appassionati cultori della lingua popolare barese. Per me è molto importante - ha evidenziato - perché è utile contrastare il pregiudizio riguardo il dialetto. Spesso si cerca di non parlarlo per "non farsi riconoscere". Mi chiedo perché al nord ed in altre regioni del sud come la Sicilia (penso ai libri di Camilleri) lo valorizzano e qui ce ne vergogniamo? La mia finalità - ha concluso - è di giungere alla definizione di una grafia unica, di un unico alfabeto che unisca i dialetti della terra di Bari che dovranno distinguersi solo nella pronuncia specifica del paese».
Grande attenzione a questa sinergia è stata posta anche dai rappresentanti della Touring Juvenatium, convinti dall'incremento dell'attività culturale a Giovinazzo che ne può scaturire. Nello spazio di Palazzo Vescovile del 23 giugno, sorpresa tra le sorprese, troverà spazio anche Dario Skèpisi, cantautore e jazzista barese molto apprezzato nel panorama nazionale grazie alla sua collaborazione con noti artisti. Lui è l'ideatore del "baresiliano", originalissima creazione che propone un mix piacevole di sonorità tradizionali brasiliane con suggestioni jazzistiche e scrittura popolare in dialetto barese.
«Come Presidente dell'Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo - ha affermato De Matteo - ho fortemente voluto questo incontro per stimolare una riflessione filosofica sul dialetto. Trovo illuminata l'idea di insegnare la lingua dialettale della Terra di Bari nelle scuole, come certi programmi ministeriali impongono, perché oltre alla ricerca e alla scoperta delle nostre radici, ha il valore di allenare giovani poeti. La sua forza- ha sottolineato - ha una chiave ereditaria paragonabile a quella di un prisma attraverso il quale leggiamo la storia della nostra terra e delle nostre tradizioni. Scatole, forse, piene di ricordi, di gesti, di buone intenzioni, di personaggi caratteristici, di luoghi dell'anima - è stata la chiosa - che fanno, di una scrittura del popolo, il racconto virtuoso di una vita d'incanti che non vuol cedere al nuovo che incalza».
L'associazione giovinazzese sarà presente all'interno di Palazzo Vescovile nella serata del 23 giugno, in una delle location più suggestive di questa intensa tre giorni organizzata dall'Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo. In un incontro svoltosi la scorsa settimana all'interno dell'Istituto Vittorio Emanuele II tra Nicola De Matteo, ideatore dell'interessante manifestazione e delegato metropolitano all'IVE, Andrea Brancato e Vito Fumai dell'Associazione Touring Juvenatium, e Felice Giovine, Presidente dell'Associazione Culturale "Accademia della lingua barese Alfredo Giovine", è stata siglata la partecipazione dell'associazione giovinazzese, nota per l'organizzazione di iniziative di forte richiamo turistico, tra cui il Gamberemo - Palio dei Rioni, e da due anni anche del concorso di poesia in vernacolo giovinazzese dal titolo "Il mio cuore, la mia terra, la mia vita".
In virtù del successo e dell'attenzione di pubblico riscontrate con questo concorso di poesia dialettale indetto dalla Touring, si è pensato di dare uno spazio ai poeti vincitori delle due edizioni, oltre a quelli che hanno ricevuto un riconoscimento speciale dalla giuria del concorso. Lo spazio sarà curato da Felice Giovine (in foto, ndr), figlio del celebre Alfredo Giovine, scrittore di illustri pagine della storia della lingua barese che dedicherà attenzione sia al dialetto di Bari che a quello dei paesi della ex provincia. Già lo scorso anno questo spazio fu fra i più apprezzati dell'intera kermesse.
L'incontro ha posto l'accento sull' «abbraccio sinergico», così definito da Nicola De Matteo, tra due importanti realtà dell'intero circuito metropolitano. Concetto sottolineato dallo stesso Giovine, il quale ci ha poi tenuto a ringraziare il Delegato Metropolitano «De Matteo per l'attenzione che ha rivolto alla cura e valorizzazione della lingua dialettale. Nicola ci ha creduto dal primo momento e quindi nella Notte Bianca della Poesia dedichiamo un ampio spazio a scrittori, poeti de appassionati cultori della lingua popolare barese. Per me è molto importante - ha evidenziato - perché è utile contrastare il pregiudizio riguardo il dialetto. Spesso si cerca di non parlarlo per "non farsi riconoscere". Mi chiedo perché al nord ed in altre regioni del sud come la Sicilia (penso ai libri di Camilleri) lo valorizzano e qui ce ne vergogniamo? La mia finalità - ha concluso - è di giungere alla definizione di una grafia unica, di un unico alfabeto che unisca i dialetti della terra di Bari che dovranno distinguersi solo nella pronuncia specifica del paese».
Grande attenzione a questa sinergia è stata posta anche dai rappresentanti della Touring Juvenatium, convinti dall'incremento dell'attività culturale a Giovinazzo che ne può scaturire. Nello spazio di Palazzo Vescovile del 23 giugno, sorpresa tra le sorprese, troverà spazio anche Dario Skèpisi, cantautore e jazzista barese molto apprezzato nel panorama nazionale grazie alla sua collaborazione con noti artisti. Lui è l'ideatore del "baresiliano", originalissima creazione che propone un mix piacevole di sonorità tradizionali brasiliane con suggestioni jazzistiche e scrittura popolare in dialetto barese.
«Come Presidente dell'Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo - ha affermato De Matteo - ho fortemente voluto questo incontro per stimolare una riflessione filosofica sul dialetto. Trovo illuminata l'idea di insegnare la lingua dialettale della Terra di Bari nelle scuole, come certi programmi ministeriali impongono, perché oltre alla ricerca e alla scoperta delle nostre radici, ha il valore di allenare giovani poeti. La sua forza- ha sottolineato - ha una chiave ereditaria paragonabile a quella di un prisma attraverso il quale leggiamo la storia della nostra terra e delle nostre tradizioni. Scatole, forse, piene di ricordi, di gesti, di buone intenzioni, di personaggi caratteristici, di luoghi dell'anima - è stata la chiosa - che fanno, di una scrittura del popolo, il racconto virtuoso di una vita d'incanti che non vuol cedere al nuovo che incalza».