Cronaca
Agguato a mezzanotte, ucciso un 21enne
Omicidio nei pressi di piazza Garibaldi, la vittima è Gaetano Spera. La pista degli investigatori: forse ucciso per un debito di droga
Giovinazzo - mercoledì 25 marzo 2015
01.56
Sei colpi di pistola calibro 9x21 al torace e uno alla testa: così è stato brutalmente ucciso Gaetano Spera, 21enne del posto, disoccupato, intorno alla mezzanotte di ieri in vico I corso Principe Amedeo, nei pressi di piazza Garibaldi.
Gli investigatori non hanno dubbi: si è trattato di un'esecuzione e la pista più accreditata è quella di un regolamento di conti nell'ambito dello spaccio di stupefacenti. Una lite per un debito di droga, forse, sufficiente a provocare la morte del giovane, già noto agli archivi delle forze dell'ordine, pur non avendo mai riportato condanne penali e di famiglia perbene. In pochi minuti la zona si è animata con le pattuglie dei Carabinieri della Stazione di Giovinazzo e dei colleghi della Compagnia di Molfetta, mentre l'area è stata circondata con il nastro bianco e rosso.
In strada c'erano solo pochi curiosi, non circolava quasi nessuno e gli investigatori, tra cui anche la Sezione Investigazioni Scientifiche dell'Arma e il Reparto Operativo dei Carabinieri di Bari, hanno compiuto i necessari rilievi sul corpo, circoscritto le parti dell'asfalto dove sono stati trovati i bossoli ed hanno iniziato a controllare le telecamere di videosorveglianza comunali e quelle di alcuni esercizi commerciali situate in zona, tra piazza Garibaldi, corso Roma e corso Principe Amedeo.
Era notte e i tanti negozi della zona erano chiusi, mentre chi c'era era defilato rispetto alla zona e non ha visto nulla, non si è accorto di nulla: «Abbiamo sentito solo dei colpi. Non so dire quanti, ma abbiamo sentito sparare», confessa un passante. Nei palazzi che sorgono lungo il piccolo vico, inoltre, sembra che nessuno abbia sentito lo straziante momento in cui è avvenuto l'omicidio. Nessuno ha visto niente, nessuno si è affacciato alla finestra.
I Carabinieri della Compagnia di Molfetta, guidati dal capitano Vito Ingrosso, si sono subito messi alla ricerca dell'omicida negli ambienti dello spaccio di sostanze stupefacenti. Il 21enne potrebbe essere morto, sempre secondo ipotesi investigative, perché non aveva pagato la droga: un debito non saldato che avrebbe generato la drammatica lite. Le prossime ore ed il lavoro degli inquirenti, coordinato dal pubblico ministero Federico Perrone Capano, potrebbero sciogliere i dubbi.
Gli investigatori non hanno dubbi: si è trattato di un'esecuzione e la pista più accreditata è quella di un regolamento di conti nell'ambito dello spaccio di stupefacenti. Una lite per un debito di droga, forse, sufficiente a provocare la morte del giovane, già noto agli archivi delle forze dell'ordine, pur non avendo mai riportato condanne penali e di famiglia perbene. In pochi minuti la zona si è animata con le pattuglie dei Carabinieri della Stazione di Giovinazzo e dei colleghi della Compagnia di Molfetta, mentre l'area è stata circondata con il nastro bianco e rosso.
In strada c'erano solo pochi curiosi, non circolava quasi nessuno e gli investigatori, tra cui anche la Sezione Investigazioni Scientifiche dell'Arma e il Reparto Operativo dei Carabinieri di Bari, hanno compiuto i necessari rilievi sul corpo, circoscritto le parti dell'asfalto dove sono stati trovati i bossoli ed hanno iniziato a controllare le telecamere di videosorveglianza comunali e quelle di alcuni esercizi commerciali situate in zona, tra piazza Garibaldi, corso Roma e corso Principe Amedeo.
Era notte e i tanti negozi della zona erano chiusi, mentre chi c'era era defilato rispetto alla zona e non ha visto nulla, non si è accorto di nulla: «Abbiamo sentito solo dei colpi. Non so dire quanti, ma abbiamo sentito sparare», confessa un passante. Nei palazzi che sorgono lungo il piccolo vico, inoltre, sembra che nessuno abbia sentito lo straziante momento in cui è avvenuto l'omicidio. Nessuno ha visto niente, nessuno si è affacciato alla finestra.
I Carabinieri della Compagnia di Molfetta, guidati dal capitano Vito Ingrosso, si sono subito messi alla ricerca dell'omicida negli ambienti dello spaccio di sostanze stupefacenti. Il 21enne potrebbe essere morto, sempre secondo ipotesi investigative, perché non aveva pagato la droga: un debito non saldato che avrebbe generato la drammatica lite. Le prossime ore ed il lavoro degli inquirenti, coordinato dal pubblico ministero Federico Perrone Capano, potrebbero sciogliere i dubbi.