Religioni
A Giovinazzo l'antico rito della benedizione della gola in onore di San Biagio
Le celebrazioni si sono tenute sabato 3 febbraio nella chiesa di San Giovanni Battista
Giovinazzo - lunedì 5 febbraio 2024
Nell'antica chiesa di San Giovanni Battista, situata in piazza Benedettine, nel centro storico di Giovinazzo, sabato 3 febbraio è stata celebrata la festività liturgica in onore di San Biagio, come da antica e sentita tradizione locale.
La chiesa, annessa all'antico ex convento delle Benedettine, gremita di fedeli in preghiera, ha ospitato le celebrazioni come avviene da quattro anni, perché nella sede della Chiesa di Maria Santissima del Carmine, dove si trova un antico quadro raffigurante San Biagio, non è possibile svolgere questo momento di preghiera in quanto sono in corso lavori di messa in sicurezza.
La celebrazione eucaristica, come tutti i momenti di preghiera svoltisi nella giornata del 3 febbraio, è stata officiata da Padre Pasquale Rago che ne è il rettore oltre che esperto conoscitore del territorio e delle antiche tradizioni della Concattedrale e delle chiesette del centro storico.
L'OMELIA
Ecco cosa ha detto il padre vincenziano nell'omelia della messa serale. «Con San Biagio, copatrono della nostra Diocesi Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi, la Confraternita di Maria SS del Carmine rinnova l'antico culto celebrato da tantissimi anni e celebra nella chiesa di San Giovanni Battista la festa liturgica. Il culto è antico, San Biagio visse tra il III e il IV secolo; si ritiene sia stato un medico diventato vescovo della comunità di Sebaste, in Armenia. Ha compiuto tanti miracoli, quello più famoso è quello di aver salvato un bambino da una lisca di pesce, invocando il nome del Signore. Ecco - ha continuato il viceparroco della Concattedrale - che è diventato il protettore della gola. Nel suo martirio fu scorticato vivo e poi decapitato: il martirio ha sempre accompagnato la Chiesa nel mondo con storie di grande rilievo che hanno visto protagonisti molti santi. In questo momento di guerre che stanno coinvolgendo tanti innocenti è bene ritrovarsi a pregare e invocare la benedizione di San Biagio; pensiamo a tutti gli ammalati, a chi vive nelle carceri, a coloro che nella disperazione si sono tolti la vita. Che San Biagio benedica la nostra gola e la nostra bocca affinché esca il bene, non la calunnia e la cattiveria. Questo luogo antichissimo - ha quindi precisato Padre Pasquale Rago - che ci accoglie in preghiera sta a testimoniare la fede imperitura nei secoli che tutti noi rinnoviamo. Ci proteggano tutti i santi custoditi in questa chiesa e che Dio ci doni la forza rinnovatrice nel segno della fede e della pace».
Contestualmente a questo sentito momento di fede si sono svolte la benedizioni del pane e la benedizione della gola di tutti i presenti in chiesa. La benedizione del pane e della gola
Le notizie storiche relative ai due momenti della benedizione fanno riferimento ad una antica ricerca condotta da Nicola Coppola, studioso e divulgatore di storia locale e delle sue antiche tradizioni, nonché ex-presidente dell'Arciconfraternita Maria SS. del Carmine. Ecco cosa ha scritto in una sua ricerca.
"…La devozione per il Santo fu introdotta, a Giovinazzo, dalla Congregazione dei Carmelitani divenuta poi Arciconfraternita Maria SS. del Carmine, nel 1598, a seguito della controriforma tracciata dal Concilio di Trento. Un grande dipinto di Saverio e Giuseppe De Musso, raffigurante il martirio del Santo, ne testimonia l'antichissimo culto per il vescovo protettore delle malattie della gola. È per questo che il 3 febbraio, giorno in cui il calendario liturgico dedica alla memoria di San Biagio, presso la chiesa del Carmine, il ministrante in piedi sul presbiterio pone due candele incrociate sotto il mento a contatto della gola a ciascuno dei fedeli che, uno alla volta, passano davanti a lui e s'inginocchiano. A ognuno impartisce la benedizione con le parole: "Per l'intercessione di S. Biagio il Signore ti liberi dal mal di gola e da ogni male. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen". Nella ricorrenza del giorno di San Biagio anticamente era d'uso benedire e, quindi distribuire in chiesa piccoli pani di forma circolare (in dialetto è detto cùchele), recentemente poi commutati in tarallini. Si voleva, infatti, con tale gesto fare memoria di quell'intervento miracoloso del Santo che praticò quel semplice rimedio per cacciare la spina di pesce dalla gola del ragazzo presentatogli, morente, dalla madre. I piccoli pani benedetti vorrebbero ricordare proprio questo. Anche quest'anno la Confraternita, proprio per confermare l'antichissima tradizione, ha deciso di consegnare ai fedeli il cucuretto, cioè il piccolo pane a forma di tarallo, uno per famiglia. Un segno che apre alla speranza del domani, in quanto il pane è il frutto del lavoro dell'uomo".
La chiesa, annessa all'antico ex convento delle Benedettine, gremita di fedeli in preghiera, ha ospitato le celebrazioni come avviene da quattro anni, perché nella sede della Chiesa di Maria Santissima del Carmine, dove si trova un antico quadro raffigurante San Biagio, non è possibile svolgere questo momento di preghiera in quanto sono in corso lavori di messa in sicurezza.
La celebrazione eucaristica, come tutti i momenti di preghiera svoltisi nella giornata del 3 febbraio, è stata officiata da Padre Pasquale Rago che ne è il rettore oltre che esperto conoscitore del territorio e delle antiche tradizioni della Concattedrale e delle chiesette del centro storico.
L'OMELIA
Ecco cosa ha detto il padre vincenziano nell'omelia della messa serale. «Con San Biagio, copatrono della nostra Diocesi Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi, la Confraternita di Maria SS del Carmine rinnova l'antico culto celebrato da tantissimi anni e celebra nella chiesa di San Giovanni Battista la festa liturgica. Il culto è antico, San Biagio visse tra il III e il IV secolo; si ritiene sia stato un medico diventato vescovo della comunità di Sebaste, in Armenia. Ha compiuto tanti miracoli, quello più famoso è quello di aver salvato un bambino da una lisca di pesce, invocando il nome del Signore. Ecco - ha continuato il viceparroco della Concattedrale - che è diventato il protettore della gola. Nel suo martirio fu scorticato vivo e poi decapitato: il martirio ha sempre accompagnato la Chiesa nel mondo con storie di grande rilievo che hanno visto protagonisti molti santi. In questo momento di guerre che stanno coinvolgendo tanti innocenti è bene ritrovarsi a pregare e invocare la benedizione di San Biagio; pensiamo a tutti gli ammalati, a chi vive nelle carceri, a coloro che nella disperazione si sono tolti la vita. Che San Biagio benedica la nostra gola e la nostra bocca affinché esca il bene, non la calunnia e la cattiveria. Questo luogo antichissimo - ha quindi precisato Padre Pasquale Rago - che ci accoglie in preghiera sta a testimoniare la fede imperitura nei secoli che tutti noi rinnoviamo. Ci proteggano tutti i santi custoditi in questa chiesa e che Dio ci doni la forza rinnovatrice nel segno della fede e della pace».
Contestualmente a questo sentito momento di fede si sono svolte la benedizioni del pane e la benedizione della gola di tutti i presenti in chiesa. La benedizione del pane e della gola
Le notizie storiche relative ai due momenti della benedizione fanno riferimento ad una antica ricerca condotta da Nicola Coppola, studioso e divulgatore di storia locale e delle sue antiche tradizioni, nonché ex-presidente dell'Arciconfraternita Maria SS. del Carmine. Ecco cosa ha scritto in una sua ricerca.
"…La devozione per il Santo fu introdotta, a Giovinazzo, dalla Congregazione dei Carmelitani divenuta poi Arciconfraternita Maria SS. del Carmine, nel 1598, a seguito della controriforma tracciata dal Concilio di Trento. Un grande dipinto di Saverio e Giuseppe De Musso, raffigurante il martirio del Santo, ne testimonia l'antichissimo culto per il vescovo protettore delle malattie della gola. È per questo che il 3 febbraio, giorno in cui il calendario liturgico dedica alla memoria di San Biagio, presso la chiesa del Carmine, il ministrante in piedi sul presbiterio pone due candele incrociate sotto il mento a contatto della gola a ciascuno dei fedeli che, uno alla volta, passano davanti a lui e s'inginocchiano. A ognuno impartisce la benedizione con le parole: "Per l'intercessione di S. Biagio il Signore ti liberi dal mal di gola e da ogni male. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen". Nella ricorrenza del giorno di San Biagio anticamente era d'uso benedire e, quindi distribuire in chiesa piccoli pani di forma circolare (in dialetto è detto cùchele), recentemente poi commutati in tarallini. Si voleva, infatti, con tale gesto fare memoria di quell'intervento miracoloso del Santo che praticò quel semplice rimedio per cacciare la spina di pesce dalla gola del ragazzo presentatogli, morente, dalla madre. I piccoli pani benedetti vorrebbero ricordare proprio questo. Anche quest'anno la Confraternita, proprio per confermare l'antichissima tradizione, ha deciso di consegnare ai fedeli il cucuretto, cioè il piccolo pane a forma di tarallo, uno per famiglia. Un segno che apre alla speranza del domani, in quanto il pane è il frutto del lavoro dell'uomo".