Il mensile La Piazza di Giovinazzo
Il mensile La Piazza di Giovinazzo
Vita di città

20 anni con La Piazza di Giovinazzo

Il mensile di Sergio Pisani festeggia i suoi tanti primati

Il primo numero de La Piazza fu pubblicato nel gennaio del 1997. Questo mese quello che è rimasto l'unico mensile cartaceo in città compie il 20° anno di vita. Noi abbiamo avvicinato Sergio Pisani, suo Direttore, ed abbiamo ospitato il suo editoriale, che raccoglie riflessioni interessanti sul giornalismo locale, sul suo rapporto con la politica e sul mondo dell'informazione nell'era di internet. Ve lo riproponiamo.

«Volevo uscire - scrive nel suo lunghissimo editoriale - con un'antologia che raccogliesse il meglio degli ultimi vent'anni di questo giornale, ma poi ho pensato che ha un costo che non mi posso permettere. Ed è discriminante, escluderebbe tante altre pagine meritevoli di antologia. Chi ama la Piazza – e vi garantisco sono tanti – ha raccolto tutti i numeri. Niente dunque festeggiamenti per il fortunato compleanno.

Nessun manifesto colorato tappezzerà la città, la redazione formula i migliori auguri ai lettori. Al massimo vi chiediamo di farvi un selfie con la prima copia e postarlo sulla nostra pagina Facebook "per render giustizia ad un luogo familiare / dove più di ogni altro ci piace camminare e conversare / dove schietta e imparziale sentenza /andiamo a formulare e a nostra personale coscienza / l'abbiamo voluta consacrare./ Con la dirittura morale dei suoi giudizi/riesce spesso a redimerci dai vizi".

Queste rime hanno fatto la storia della nostra Piazza, sono diventate il centro di gravità permanente. Vent'anni di idee, di fatti, di cronaca, di inchieste. Di personaggi, di storie, di storia nostra, di tendenze, contrappunti, corsivetti e amarcord. Un racconto realizzato mese per mese. Restando sempre fedeli a ideali e a ispirazioni di fondo. Quelli che si condensano nel nome appunto «La Piazza». Un soffio sulle candeline e si prosegue.

Vent'anni con La Piazza. Ha generato l'ambizione di camminare accanto al suo lettore per aiutarlo a distinguere i segnali più importanti nel rumore di fondo in cui viviamo immersi e di offrire contesti che permettano di leggere con chiarezza gli eventi della città.

Nel caos informativo di oggi come nella Giovinazzo di quel primo giornale di vent'anni fa non abbiamo bisogno di aggiungere le tante spie rosse che abbiamo acceso ma di selezionarle, di offrire ai nostri lettori ciò che è portatore di senso e stimola la nostra intelligenza e non la nostra pancia, perché alla fine, come diceva Montaigne, «è meglio una testa ben fatta di una testa ben piena.

Così se ci siamo indignati per i dirigenti comunali corrotti, abbiamo anche il dovere di sapere che accanto a loro ci sono migliaia di persone che tengono in piedi le istituzioni con passione e onestà. Dobbiamo sapere che la nostra Piazza è piena di Sindaci e di dirigenti che si alzano all'alba e provano a cambiare le cose e la sera a casa immaginano un futuro per il loro Comune e per i loro figli.

Parliamo di spie rosse e mi ritornano in mente un paio di copertine sul voto di scambio. Anni ci sono voluti, ma alla fine è arrivata la Procura che ha messo in scacco gli autori della compravendita dei voti. Per non cadere nel facile populismo, La Piazza ha avuto bisogno di denunciare ma anche di formulare soluzioni, alternative che permettessero di sperare e di continuare a vivere.

Accanto a chi fa politica sporca, c'è sempre chi si contraddistingue per la politica pulita. Posso pensare che basti svelare ciò che è sbagliato perché la nostra città diventi migliore? O forse posso sperare nel cambiamento se accanto alla denuncia proviamo a spiegare anche come si potrebbe fare diversamente. Questa è stata la nostra sfida in vent'anni di idee, di Piazza.

Fare sì Nomi e Cognomi (ci hanno girato pure un film con questo titolo) ma anche suggerire i buoni esempi per non morire di rabbia in questo paese. Se c'è chi trasforma la propria bottega in villa residenziale, c'è anche chi ha bisogno della vera e sana bottega per motivi che nulla hanno a che vedere con l'abusivismo edilizio. Perché alla fine dell'articolo non avremo l'amaro in bocca e non avremo aggiunto un tassello a quel senso di frustrazione che da anni cresce in noi.

C'è la pars destruens che va confutata punto per punto e la pars costruens su cui edificare un nuovo pensiero, forte degli attacchi fatti in precedenza.

La Piazza e i suoi primati. La Piazza oggi è più forte che mai. In questi 20 anni il giornale ha posto le basi per mantenere e aumentare la nostra centralità in un mondo dell'informazione che sta radicalmente cambiando. Su internet La Piazza ha un primato indiscusso.

Nel 1998 prima che i ragazzi implorassero ai genitori l'obolo mensile per un provider locale che garantiva la connessione ad internet a 33K, prima dell'avvento di Tiscali e Telecom che avrebbero invaso il mercato con le connessioni a consumo, La Piazza era già su internet. Anche se non se la filava nessuno perché non c'erano ancora Google e Yahoo, non c'erano i domini e gli indirizzi erano pomposissimi e di complicata digitazione.

Poi con l'avvento dei domini e della gallina dalle uova d'oro di Tiscali in Borsa, decisi di comprare www.giovinazzo.it e giovinazzo.com dagli sciacalli che già li avevano registrati presso il Garante. Prezzo? 4 milioni di lire. Spesa mai recuperata. Perché l'idea di sottrarre la carrozzella della spesa con cui usciva la massaia e fidelizzarla online con qualche esercizio commerciale facendola prenotare il carrello della spesa significava portare i Marziani a Giovinazzo.

Sempre su internet La Piazza ha un primato indiscusso: è stato il primo portale turistico della città offrendo il primo blog cittadino, la prima chat, il primo webtg di Giovinazzo con tanto di signorina buonasera che lanciava i servizi e la prima diretta web di hockey su pista tra Follonica – Giovinazzo raccontata da Giangaetano Tortora. Tirai avanti con la web tv e i servizi di giovinazzo.it per un paio di anni prima di cedere il testimone ad altri network online.

La Piazza è sempre stata originale nel suo genere, GiovinazzoLive e GiovinazzoViva sono venuti molti anni dopo, quando il terreno era già pronto, quando anche la massaia aveva un profilo su facebook e lo aggiornava con lo smartphone e magari si scaricava l'app per essere sempre aggiornata sulle ultime news. Mentre noi de La Piazza, gli utenti siamo andati a scovarceli, gli altri che si sono succeduti hanno avuto la fortuna di averli già, magari trasfondendo semplicemente i modelli di altri network online già esistenti (ci scuserà ma non è il caso di questo network che ha un editore ed una struttura che ha fatto investimenti importanti, ndr).

Vent'anni senza benefattore. Buon compleanno La Piazza. La sola retorica accettabile, in occasioni di anniversari, ricorrenze e celebrazioni, è la soddisfazione di un'informazione praticata da una redazione di volontari sempre orgogliosa di sbagliare da sola. La Piazza è cambiata nella forma e nella forza. Basta rivedere quel primo, gracile numero di 20 anni or sono per vederlo.

Prima e ultima di copertina a colori, il resto in bianco e nero. Costo di una copia: 2.000 lire. Tiratura: 1000 (troppe in vero). Tempo ci è voluto, e soldi, tanti. Forse qualche copia sarà andata a finire sotto la gabbia del canarino, ma dopo qualche anno La Piazza con le sue 48 pagine a colori era davvero entrata dentro le case dei giovinazzesi.

Non sappiamo se vent'anni sono troppi o pochi ma comunque abbastanza per poter affermare che La Piazza di Giovinazzo è ormai diventata una realtà solida ed importante per i lettori e per la città. Di strada La Piazza ne ha fatta tanta anche se non è stato facile, ma la sfida è stata raccolta con entusiasmo, umiltà e spirito di servizio al solo fine di offrire ai giovinazzesi una nuova voce capace di interpretarne i cambiamenti.

In venti anni molte cose sono cambiate nel modo di fare informazione ed anche La Piazza di Giovinazzo ha dovuto adeguarsi alla nuova realtà cercando di non lasciarsi sopraffare da Internet e dai social network ma, al contrario, sfruttandone le loro immense potenzialità. Impresa riuscita anche se la sfida si fa ogni giorno sempre più difficile per colpa di un settore, quello dell'editoria, in perenne crisi.

Ricordo solo un particolare che mi diede la consapevolezza di non essere mai stata una voce afona in questi nostri tempi pieni d'immagini che si succedono su internet come in un film senza fine, in questi tempi in cui s'intrecciano tante storie, cronache, raccontate su ogni schermo, su tanti quotidiani. In breve la storia è questa: un signore decide di donare 500mila euro alla città per la ristrutturazione di villa Spada.

Il sindaco, com'è ovvio, accetta. Noi pubblichiamo due articoli in cui ci poniamo il «minimo sindacale» delle domande per un giornale: chi è Il Benefattore? Che fa nella vita? Perché una donazione così forte? A quanto pare il Benefattore legge la notizia (da Lugano, pensate un po'!), non gradisce e decide di non scucire più un centesimo. Il sindaco se la prende di brutto con me e alza la cornetta.

Uno «sfogliaccio» (per usare le parole del sindaco) ha fatto perdere alla città 500mila euro. Chiedo al nostro «benefattore» all'estero di tornare sui suoi passi e di aiutare il Comune a ristrutturare Villa Spada con la donazione che aveva promesso. A lavori compiuti prometto una paginata in segno di pace.

Da allora iniziò la guerra fredda con il Primo cittadino al quale chiedevo soltanto di continuare ad esistere, per quanto piccolo giornale, nonostante non rispondesse più «alle domande di chi era affetto da microcefalia». Poi con gli anni anche il prof. Babbo Natalicchio ha messo una pietra sopra su quelle «numerose discussioni tra noi, pubbliche e private: civili; meno civili; incivili» rivalutando l'impegno di chi mette su ogni mese La Piazza.

In fondo a La Piazza è legata la sua prima impresa di sindaco, il suo primo Braveheart. Noi c'eravamo allora e ci siamo ancora. Perché la Piazza è ancora in vita, si spiega da sola, tutto il resto viene dalla chiacchiera. Arrivederci tra altri vent'anni».
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