Mascherine e guanti gettati in terra: inciviltà diffusa a Giovinazzo
I dispositivi di protezione individuale smaltiti in malo modo stanno diventando un problema
venerdì 5 giugno 2020
06.00
iReport
Li abbiamo trovati ovunque in giro per il paese. Mascherine e guanti vengono smaltiti spesso in un unico modo: gettati in terra, per strada, sotto le auto in sosta, nei parcheggi dei supermercati.
Da piazza Vittorio Emanuele II alle centralissime via Marconi e via Sasso, da via Matteotti nei pressi dell'area mercatale sino al parcheggio del Despar in via Bari. La musica non cambia mai: i dispositivi di protezione individuale, una volta usati, sono spesso lasciati in terra, senza ritegno, senza alcun senso civico.
Il problema dello smaltimento di molta plastica e derivati si sta ponendo in tutta Italia, ma a Giovinazzo manca il minimo di buonsenso. Si preferisce infischiarsene delle regole per uno smaltimento corretto, a costo di mettere a repentaglio la salute altrui (il virus sopravvive su alcuni materiali più di qualche ora) piuttosto che fare il proprio dovere di buon cittadino.
Come ricordato da Legambiente negli scorsi giorni, è opportuno evitare l'utilizzo indiscriminato di guanti, ad esempio, ma se si va a fare la spesa restano fondamentali.
«Basti pensare che l'utilizzo quotidiano di guanti e mascherine monouso - ricordano dal circolo di Terlizzi di Legambiente -, anche solo dai due terzi dei cittadini, si traduce in quasi 500 kg di rifiuti indifferenziati in più ogni giorno, circa 180 tonnellate l'anno, cioè oltre il 5% del totale dei rifiuti smaltiti in discarica».
Insomma, senza retorica, siamo alle solite.
Bisognerebbe ci fosse un agente di Polizia Locale dietro ciascuno di noi, per multare chi non rispetta le regole e, come si intuisce facilmente, tutto ciò scaricherebbe il cittadino medio dalle sue responsabilità individuali. Troppo facile.
Lanciamo un appello, quindi, affinché tutti ricordino il loro dovere di corretto utilizzo e smaltimento di guanti e mascherine, al fine di evitare un duplice problema: diffusione del contagio (sebbene remota) e rispetto dell'ambiente urbano.
Speriamo il messaggio arrivi a quanti più giovinazzesi possibile. Dopo la fine del cosiddetto "lockdown" la gente di Giovinazzo non sembra essersi distinta particolarmente in pratiche virtuose.
Da piazza Vittorio Emanuele II alle centralissime via Marconi e via Sasso, da via Matteotti nei pressi dell'area mercatale sino al parcheggio del Despar in via Bari. La musica non cambia mai: i dispositivi di protezione individuale, una volta usati, sono spesso lasciati in terra, senza ritegno, senza alcun senso civico.
Il problema dello smaltimento di molta plastica e derivati si sta ponendo in tutta Italia, ma a Giovinazzo manca il minimo di buonsenso. Si preferisce infischiarsene delle regole per uno smaltimento corretto, a costo di mettere a repentaglio la salute altrui (il virus sopravvive su alcuni materiali più di qualche ora) piuttosto che fare il proprio dovere di buon cittadino.
Come ricordato da Legambiente negli scorsi giorni, è opportuno evitare l'utilizzo indiscriminato di guanti, ad esempio, ma se si va a fare la spesa restano fondamentali.
«Basti pensare che l'utilizzo quotidiano di guanti e mascherine monouso - ricordano dal circolo di Terlizzi di Legambiente -, anche solo dai due terzi dei cittadini, si traduce in quasi 500 kg di rifiuti indifferenziati in più ogni giorno, circa 180 tonnellate l'anno, cioè oltre il 5% del totale dei rifiuti smaltiti in discarica».
Insomma, senza retorica, siamo alle solite.
Bisognerebbe ci fosse un agente di Polizia Locale dietro ciascuno di noi, per multare chi non rispetta le regole e, come si intuisce facilmente, tutto ciò scaricherebbe il cittadino medio dalle sue responsabilità individuali. Troppo facile.
Lanciamo un appello, quindi, affinché tutti ricordino il loro dovere di corretto utilizzo e smaltimento di guanti e mascherine, al fine di evitare un duplice problema: diffusione del contagio (sebbene remota) e rispetto dell'ambiente urbano.
Speriamo il messaggio arrivi a quanti più giovinazzesi possibile. Dopo la fine del cosiddetto "lockdown" la gente di Giovinazzo non sembra essersi distinta particolarmente in pratiche virtuose.