Lo fanno spesso, ma chi vigila?
Indumenti buttati per terra vicino agli appositi bidoni. I cittadini si ribellano
giovedì 2 maggio 2019
06.00
iReport
«Perché noi dobbiamo depositare negli appositi contenitori abiti in buono stato e qualcuno poi li lascia così a terra?».
La domanda è semplice e diretta ed arriva da tutti quei cittadini che periodicamente donano pezzi di abbigliamento dismessi ma ancora utilizzabili, ma che poi devono vedere scempi come quello in foto (scattata il 19 aprile scorso, ndr). Lo precisiamo: non si possono introdurre cuscini nel cassone per indumenti, ma quello che abbiamo fotografato è ciò che è rimasto dopo "l'incursione" di qualcuno ed è emblematico di quanto vi racconteremo con schiettezza.
La storia è facile e ve la raccontiamo per quella che è, ben oltre la retorica che può far comodo per lavare coscienze.
Spesso persone di varia provenienza vengono viste affacciarsi pericolosamente all'interno di quei contenitori, tirar fuori tanta roba, scegliere la migliore dopo aver rovistato e lasciar per terra tutto ciò che non serve loro (nel caso di specie quei cuscini non dovevano comunque essere là).
Nella foto siamo all'angolo di piazza Garibaldi con via Daconto, a due giorni dalla Santa Pasqua, ma qualcosa del genere era stato da noi segnalato in via Toselli quando ancora non era iniziato il porta a porta. In quella circostanza fotografammo una donna Rom che buttava per terra indumenti che non le servivano, mentre in altri si tratta quasi sempre di cittadini stranieri, come abbiamo visto fare in passato nella zona 167 o sotto il cavalcaferrovia.
Gli sporcaccioni nostrani invece (tutti italianissimi, scagli la prima pietra chi è senza peccato!) ogni tanto praticano, proprio in quel punto così centrale da noi immortalato, lo sport del "butto lì dentro tutto ciò che mi va", facendo finire in quel contenitore per abiti dismessi anche rifiuto indifferenziato. Un bel vedere, non c'è che dire, in questo caso opera di chi ha pedigree tutto giovinazzese.
Insomma, vergogna che si aggiunge a vergogna, senza differenze di censo e provenienza, senza che nessuno però controlli, che argini il fenomeno in maniera seria. I cittadini, quelli perbene, che fanno fino in fondo il loro dovere, protestano e si sentono presi in giro, quasi beffati da tanto malcostume.
È forse arrivato il momento di prendere contromisure in varie zone della città: quegli indumenti servono a persone in difficoltà, indipendentemente dalla loro nazionalità, e possono essere redistribuiti correttamente, come paraltro avviene. Ora c'è bisogno di vigilanza più stringente, che individui i trasgressori.
In attesa di risposte, noi come sempre denunciamo.
La domanda è semplice e diretta ed arriva da tutti quei cittadini che periodicamente donano pezzi di abbigliamento dismessi ma ancora utilizzabili, ma che poi devono vedere scempi come quello in foto (scattata il 19 aprile scorso, ndr). Lo precisiamo: non si possono introdurre cuscini nel cassone per indumenti, ma quello che abbiamo fotografato è ciò che è rimasto dopo "l'incursione" di qualcuno ed è emblematico di quanto vi racconteremo con schiettezza.
La storia è facile e ve la raccontiamo per quella che è, ben oltre la retorica che può far comodo per lavare coscienze.
Spesso persone di varia provenienza vengono viste affacciarsi pericolosamente all'interno di quei contenitori, tirar fuori tanta roba, scegliere la migliore dopo aver rovistato e lasciar per terra tutto ciò che non serve loro (nel caso di specie quei cuscini non dovevano comunque essere là).
Nella foto siamo all'angolo di piazza Garibaldi con via Daconto, a due giorni dalla Santa Pasqua, ma qualcosa del genere era stato da noi segnalato in via Toselli quando ancora non era iniziato il porta a porta. In quella circostanza fotografammo una donna Rom che buttava per terra indumenti che non le servivano, mentre in altri si tratta quasi sempre di cittadini stranieri, come abbiamo visto fare in passato nella zona 167 o sotto il cavalcaferrovia.
Gli sporcaccioni nostrani invece (tutti italianissimi, scagli la prima pietra chi è senza peccato!) ogni tanto praticano, proprio in quel punto così centrale da noi immortalato, lo sport del "butto lì dentro tutto ciò che mi va", facendo finire in quel contenitore per abiti dismessi anche rifiuto indifferenziato. Un bel vedere, non c'è che dire, in questo caso opera di chi ha pedigree tutto giovinazzese.
Insomma, vergogna che si aggiunge a vergogna, senza differenze di censo e provenienza, senza che nessuno però controlli, che argini il fenomeno in maniera seria. I cittadini, quelli perbene, che fanno fino in fondo il loro dovere, protestano e si sentono presi in giro, quasi beffati da tanto malcostume.
È forse arrivato il momento di prendere contromisure in varie zone della città: quegli indumenti servono a persone in difficoltà, indipendentemente dalla loro nazionalità, e possono essere redistribuiti correttamente, come paraltro avviene. Ora c'è bisogno di vigilanza più stringente, che individui i trasgressori.
In attesa di risposte, noi come sempre denunciamo.