Nuoto, il sogno ad occhi aperti di Italo Oresta
Poker di medaglie per l’atleta della Gargano 2000 ai Mondiali Dsiso in Messico
sabato 22 novembre 2014
11.01
A Morelia, nel Messico centrale, dal 7 al 16 novembre scorsi c'era un muro da sgretolare. Italo Oresta, affetto da sindrome di Down, ne ha abbattuti due. Quello, prettamente sportivo, ma soprattutto quello sociale.
Gli occhi erano puntati su di lui, campione del mondo ma anche di vita. E il 23enne di Palo del Colle ha scosso l'intero ambiente con un poker di successi: medaglia d'argento nei 1.500 metri stile individuale e nelle staffette 4x100 stile, 4x50 stile e 4x50 mista. Ottimi risultati, anche se le attese erano ancora più alte e si sperava in più piazzamenti personali e nel record mondiale. Purtroppo il luogo che ha ospitato i Mondiali Dsiso era ancora in fase di allestimento, la temperatura dell'acqua è stata di 21 gradi nei primi due giorni di gare, quando Italo Oresta si è cimentato nei 200 e negli 800 metri stile senza concluderli. Proprio a causa delle temperature glaciali è stato, infatti, costretto a ritirarsi dopo solo tre vasche, soccorso dai medici. Fortunatamente, il terzo giorno la temperatura è salita a 25 gradi e la situazione è migliorata, tanto da farlo arrivare quarto nei 400 metri stile libero. «Se le condizioni fossero state normali, sarebbe stato meglio. Comunque il nostro campione non si è arreso e ha continuato a lottare», fanno sapere i due tecnici, Nicola Scivetti e Tiziana Siracusa, a capo di un gruppo sportivo attento ai problemi dei diversamente abili, come l'associazione Gargano 2000, che continua a sfornare talenti. Insomma, chi non è stato toccato dalla fortuna di poter vivere serenamente, ha incontrato il proprio luogo dove poter farsi amare, farsi riconoscere e farsi apprezzare. Perchè nella vita, così come nello sport, a vincere non è sempre uno schema o la tecnica, ma il cuore e la voglia di arrivare. E Italo Oresta, in quest'ultima sua prova, ha dimostrato di averne tantissima.
«Questo dovrebbe far riflettere e far smuovere le istituzioni e le aziende - concludono -. Per questo atleta non c'è neanche uno sponsor, cosa che non si può dire delle altre società sportive, ma solo tanta gratitudine per aver portato Giovinazzo sul tetto del mondo».
Gli occhi erano puntati su di lui, campione del mondo ma anche di vita. E il 23enne di Palo del Colle ha scosso l'intero ambiente con un poker di successi: medaglia d'argento nei 1.500 metri stile individuale e nelle staffette 4x100 stile, 4x50 stile e 4x50 mista. Ottimi risultati, anche se le attese erano ancora più alte e si sperava in più piazzamenti personali e nel record mondiale. Purtroppo il luogo che ha ospitato i Mondiali Dsiso era ancora in fase di allestimento, la temperatura dell'acqua è stata di 21 gradi nei primi due giorni di gare, quando Italo Oresta si è cimentato nei 200 e negli 800 metri stile senza concluderli. Proprio a causa delle temperature glaciali è stato, infatti, costretto a ritirarsi dopo solo tre vasche, soccorso dai medici. Fortunatamente, il terzo giorno la temperatura è salita a 25 gradi e la situazione è migliorata, tanto da farlo arrivare quarto nei 400 metri stile libero. «Se le condizioni fossero state normali, sarebbe stato meglio. Comunque il nostro campione non si è arreso e ha continuato a lottare», fanno sapere i due tecnici, Nicola Scivetti e Tiziana Siracusa, a capo di un gruppo sportivo attento ai problemi dei diversamente abili, come l'associazione Gargano 2000, che continua a sfornare talenti. Insomma, chi non è stato toccato dalla fortuna di poter vivere serenamente, ha incontrato il proprio luogo dove poter farsi amare, farsi riconoscere e farsi apprezzare. Perchè nella vita, così come nello sport, a vincere non è sempre uno schema o la tecnica, ma il cuore e la voglia di arrivare. E Italo Oresta, in quest'ultima sua prova, ha dimostrato di averne tantissima.
«Questo dovrebbe far riflettere e far smuovere le istituzioni e le aziende - concludono -. Per questo atleta non c'è neanche uno sponsor, cosa che non si può dire delle altre società sportive, ma solo tanta gratitudine per aver portato Giovinazzo sul tetto del mondo».