Femminile, nubi dopo la salvezza. Il club: «Delusi». Titolo verso Giovinazzo?
I dirigenti in coro: «Nessun seguito dall'amministrazione comunale, potremmo lasciare la città e spostarci nelle vicinanze»
martedì 30 maggio 2023
20.58
Dopo aver ottenuto la salvezza nella serie A di futsal femminile e aver posato il primo mattoncino su cui costruire le stagioni sportive 2023-25 con la riconferma di Diego Iessi, per la Femminile Molfetta, quello di oggi, è il giorno dei grandi attacchi: «Qualcuno non ha capito cos'è la nostra realtà, altri l'hanno dimenticato».
Nata con l'intento di offrire all'intera città di Molfetta l'occasione di un immediato riscatto dopo l'ingloriosa fine del Five, ha conquistato due finali play-off, contro il Grisignano (2018-19) e il Padova (2020-21), e a giugno dello scorso anno ha tagliato per la prima volta il traguardo della serie A dopo aver superato nella finale play-off di Salsomaggiore Terme la Virtus Romagna per 2-1. Quest'anno, infine, ha ottenuto l'ambita salvezza, superando 3-2 in rimonta il Pelletterie al PalaPoli.
E proprio l'impianto sportivo intitolato alla memoria di Giosuè Poli potrebbe - il condizionale, in questi casi, è d'obbligo - non ospitare più le gare casalinghe delle biancorosse: «È una valutazione che stiamo facendo - ammettono in coro i dirigenti -. Non siamo soddisfatti, anzi, siamo veramente insoddisfatti: quasi tutti tutti i club che disputano la serie A hanno l'aiuto economico delle loro amministrazioni». E li elencano: «Il Bitonto C5 Femminile, il Pescara, il Tiki Taka, il Falconara».
Nessuna bandiera bianca sventola sul club del presidente Massimo Giagnorio e che ha fra i propri ranghi, come direttore generale Saverio Foti e come segretario Pino Ragno, «ma la nostra presenza in A, evidentemente - dicono -, non rappresenta un vanto per la città e per chi la amministra: rispetto ad altre realtà, infatti, a Molfetta il Comune non ha, giustamente o meno, quest'abitudine e questo piacere». Loro si dicono «delusi e stufi» per quanto sta avvenendo in riva all'Adriatico.
«Non vediamo quel contorno che ci aspettavamo», proseguono i collaboratori della Femminile Molfetta che ha deciso di riconfermare Iessi per altre due stagioni all'insegna della continuità progettuale, dopo la promozione di due anni fa e la salvezza conquistata. «Non abbiamo nemmeno la possibilità di utilizzare in modo gratuito le strutture sportive perché sono tutte in gestione. E quindi le paghiamo - evidenziano - seppure a prezzi ridotti, grazie a delle convenzioni del Comune».
Quel «Comune» che sembra non essere interessato alle sorti della prima squadra biancorossa, per la seconda volta consecutiva ai nastri di partenza della serie A: «Ogni volta che abbiamo invitato qualche rappresentante dell'amministrazione comunale alle nostre partite e iniziative - proseguono - non abbiamo mai visto il seguito che ci aspettavamo, rispetto ad altre manifestazioni di calcio e calcio a cinque dove, invece, è abbastanza presente. E questo non va bene, non è bello».
Il titolo sportivo della squadra, dunque, in una città dove forse interessa ad una cerchia davvero ristretta di appassionati, potrebbe spostarsi altrove, a distanza di un pugno di chilometri. «Ovviamente ci sono realtà che ci hanno invocato di portare la nostra squadra nelle loro città», rivelano i dirigenti che sorridono quando si fa il nome di Giovinazzo: «È una bella città, è la città dove sono cresciuto - dice Iessi - dove ho raccolto molti successi sportive e dove vivo con la mia famiglia».
I suo dirigenti vogliono rimanere a Molfetta «perché abbiamo l'animo molfettese e siamo radicati qui da oltre un decennio, ma per cosa?». Si sentono lasciati soli, fra l'indifferenza di un'amministrazione che dovrebbe coccolarli. «Non chiediamo soldi, ma la giusta attenzione, altrimenti andremo altrove». Verso Giovinazzo?
Nata con l'intento di offrire all'intera città di Molfetta l'occasione di un immediato riscatto dopo l'ingloriosa fine del Five, ha conquistato due finali play-off, contro il Grisignano (2018-19) e il Padova (2020-21), e a giugno dello scorso anno ha tagliato per la prima volta il traguardo della serie A dopo aver superato nella finale play-off di Salsomaggiore Terme la Virtus Romagna per 2-1. Quest'anno, infine, ha ottenuto l'ambita salvezza, superando 3-2 in rimonta il Pelletterie al PalaPoli.
E proprio l'impianto sportivo intitolato alla memoria di Giosuè Poli potrebbe - il condizionale, in questi casi, è d'obbligo - non ospitare più le gare casalinghe delle biancorosse: «È una valutazione che stiamo facendo - ammettono in coro i dirigenti -. Non siamo soddisfatti, anzi, siamo veramente insoddisfatti: quasi tutti tutti i club che disputano la serie A hanno l'aiuto economico delle loro amministrazioni». E li elencano: «Il Bitonto C5 Femminile, il Pescara, il Tiki Taka, il Falconara».
Nessuna bandiera bianca sventola sul club del presidente Massimo Giagnorio e che ha fra i propri ranghi, come direttore generale Saverio Foti e come segretario Pino Ragno, «ma la nostra presenza in A, evidentemente - dicono -, non rappresenta un vanto per la città e per chi la amministra: rispetto ad altre realtà, infatti, a Molfetta il Comune non ha, giustamente o meno, quest'abitudine e questo piacere». Loro si dicono «delusi e stufi» per quanto sta avvenendo in riva all'Adriatico.
«Non vediamo quel contorno che ci aspettavamo», proseguono i collaboratori della Femminile Molfetta che ha deciso di riconfermare Iessi per altre due stagioni all'insegna della continuità progettuale, dopo la promozione di due anni fa e la salvezza conquistata. «Non abbiamo nemmeno la possibilità di utilizzare in modo gratuito le strutture sportive perché sono tutte in gestione. E quindi le paghiamo - evidenziano - seppure a prezzi ridotti, grazie a delle convenzioni del Comune».
Quel «Comune» che sembra non essere interessato alle sorti della prima squadra biancorossa, per la seconda volta consecutiva ai nastri di partenza della serie A: «Ogni volta che abbiamo invitato qualche rappresentante dell'amministrazione comunale alle nostre partite e iniziative - proseguono - non abbiamo mai visto il seguito che ci aspettavamo, rispetto ad altre manifestazioni di calcio e calcio a cinque dove, invece, è abbastanza presente. E questo non va bene, non è bello».
Il titolo sportivo della squadra, dunque, in una città dove forse interessa ad una cerchia davvero ristretta di appassionati, potrebbe spostarsi altrove, a distanza di un pugno di chilometri. «Ovviamente ci sono realtà che ci hanno invocato di portare la nostra squadra nelle loro città», rivelano i dirigenti che sorridono quando si fa il nome di Giovinazzo: «È una bella città, è la città dove sono cresciuto - dice Iessi - dove ho raccolto molti successi sportive e dove vivo con la mia famiglia».
I suo dirigenti vogliono rimanere a Molfetta «perché abbiamo l'animo molfettese e siamo radicati qui da oltre un decennio, ma per cosa?». Si sentono lasciati soli, fra l'indifferenza di un'amministrazione che dovrebbe coccolarli. «Non chiediamo soldi, ma la giusta attenzione, altrimenti andremo altrove». Verso Giovinazzo?