Chi era davvero Cesare Lombroso?

Se ne è discusso nell'ambito di "Experimenta. Rigeneriamo cultura"

lunedì 18 gennaio 2016 12.22
A cura di Marzia Morva
"Experimenta. Rigeneriamo cultura", rassegna ideata dall'Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo, curata con attenzione da Nicola De Matteo, Delegato all'Istituto Vittorio Emanuele II per la Città Metropolitana, in scena nello storico immobile dallo scorso ottobre, ha offerto un altro weekend tra letteratura, arte, storia, tradizione e poesia. Una proposta culturale a trecentosessanta gradi, spesso snobbata da troppi giovinazzesi ed apprezzatissima da chi viene e trovarci da fuori. La rassegna vedrà la sua conclusione nel prossimo fine settimana.

La serata di sabato ha compiuto un salto molto avvincente nella storia italiana, con la presentazione del libro "Cento città contro il Museo Cesare Lombroso - La barbarie della falsa scienza inventa le Due Italie". Una sorta di simposio è stato introdotto e moderato da Lino Patruno, già Direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, oggi apprezzato saggista, che ha costruito un pregnante dialogo con gli autori Domenico Iannantuoni, Rossana Lodesani e Francesco Antonio Schiraldi, impreziosito dall'intervento di Antonella Musitano, convinta meridionalista ed autrice di alcuni testi sul tema.

Il libro racconta, grazie a passaggi storici fondanti, la teoria scellerata dello studioso Cesare Lombroso (del cosiddetto "Criminale per nascita") e della riapertura del Museo di Antropologia Criminale a lui intitolato. Il Comitato scientifico, composto dagli autori del libro, aiutato da oltre novemila sottoscrittori e da una serie numerosa di testimonial famosi e da centocinquanta comuni italiani firmatari, tra cui Giovinazzo, vorrebbe far chiudere definitivamente il Museo.

Il Lombroso, infatti, viene da molti storici definito razzista ed anti-meridionalista. A parere dello studioso, dalla struttura del cranio di una persona, laddove mancasse la fontanella occipitale, si poteva affermare che fosse un meridionale e quindi, a suo parere, con una propensione maggiore al crimine.

Tra i sostenitori del Lombroso, hanno raccontato gli autori del testo, in passato ci sono stati anche la prestigiosa Università degli Studi di Torino e la stessa Maria Montessori. Proprio nel capoluogo piemontese, infatti, nel 1861 fu aperto un Museo con il benestare dei Savoia, poi chiuso e riaperto nel corso di varie epoche e che, inizialmente, aveva sede nell'Istituto di Medicina legale dell'Ateneo sabaudo, fino al 2009.

La polemica è poi nata nel 2010 con il trasferimento del Museo, che ospita una serie di crani di persone di origine meridionale, in una sede più confortevole, finanziata con fondi comunali.

Il libro ha quindi la finalità di far emergere la verità storica su quegli studi, di scongiurare il diffondersi delle teorie del Lombroso e di far sì che venga restituito un cranio, riconducibile al contadino calabrese vissuto nell'Ottocento, Giuseppe Villella, identificato tuttora, a vantaggio di visitatori e scolaresche, come il "tipo" del criminale per natura, a discredito di una nostra regione e dell'intero Sud.

Del tema si sono occupate anche le Aule dei nostri Tribunali oltre al Parlamento italiano, grazie a numerose interpellanze. Il 5 aprile una pronuncia della magistratura potrebbe chiudere definitivamente il caso, pronunciandosi a favore del Movimento, incoraggiato dal Sindaco, Tommaso Depalma, e dal Vice-Sindaco, Michele Sollecito, a proseguire su questa strada.

Presto questa pagina buia della nostra storia potrebbe forse essere chiusa definitivamente.