Voto di scambio, la Procura di Bari chiede 27 condanne
Il clan Di Cosola avrebbe tentato di condizionare, anche a Giovinazzo, l’esito delle elezioni del 2015
mercoledì 14 marzo 2018
19.35
La Procura di Bari ha chiesto 27 condanne a pene comprese fra i 18 anni e i 4 anni di reclusione per altrettanti imputati accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, coercizione elettorale e corruzione.
Stando alle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, gli imputati, quasi tutti affiliati al clan Di Cosola, avrebbero tentato di condizionare l'esito delle ultime elezioni regionali in Puglia del maggio 2015 procurando voti, in cambio di denaro, a Natale Mariella, candidato (poi non eletto) con la lista Popolari a sostegno di Michele Emiliano.
In particolare in alcuni comuni della provincia di Bari alcuni affiliati all'organizzazione criminale, fra i quali Michele Di Cosola, figlio del boss pentito Antonio Di Cosola, nelle settimane precedenti le elezioni regionali avrebbero fermato persone per strada invitandole a votare Mariella (che non è imputato in questo processo) «mediante l'esercizio della forza di intimidazione del clan» e con «minacce velate», così «impedendo il libero esercizio del diritto di voto».
Il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia Federico Perrone Capano ha chiesto condanne fino a 18 anni di reclusione per gli affiliati al clan e la condanna a 12 anni per Armando Giove, ritenuto il referente di Mariella, accusato di aver accettato la promessa del clan di procurare voti, offrendo in cambio 70mila euro.
Giove risponde di concorso esterno in associazione mafiosa perché «mediante l'offerta di denaro e posti di lavoro», avrebbe «fornito un contributo concreto e consapevole al rafforzamento dell'organizzazione criminale». Il processo si sta celebrando con il rito abbreviato dinanzi al gup del Tribunale di Bari Alessandra Piliego.
Si tornerà in aula il prossimo 11 aprile per le discussioni dei difensori.
Stando alle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, gli imputati, quasi tutti affiliati al clan Di Cosola, avrebbero tentato di condizionare l'esito delle ultime elezioni regionali in Puglia del maggio 2015 procurando voti, in cambio di denaro, a Natale Mariella, candidato (poi non eletto) con la lista Popolari a sostegno di Michele Emiliano.
In particolare in alcuni comuni della provincia di Bari alcuni affiliati all'organizzazione criminale, fra i quali Michele Di Cosola, figlio del boss pentito Antonio Di Cosola, nelle settimane precedenti le elezioni regionali avrebbero fermato persone per strada invitandole a votare Mariella (che non è imputato in questo processo) «mediante l'esercizio della forza di intimidazione del clan» e con «minacce velate», così «impedendo il libero esercizio del diritto di voto».
Il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia Federico Perrone Capano ha chiesto condanne fino a 18 anni di reclusione per gli affiliati al clan e la condanna a 12 anni per Armando Giove, ritenuto il referente di Mariella, accusato di aver accettato la promessa del clan di procurare voti, offrendo in cambio 70mila euro.
Giove risponde di concorso esterno in associazione mafiosa perché «mediante l'offerta di denaro e posti di lavoro», avrebbe «fornito un contributo concreto e consapevole al rafforzamento dell'organizzazione criminale». Il processo si sta celebrando con il rito abbreviato dinanzi al gup del Tribunale di Bari Alessandra Piliego.
Si tornerà in aula il prossimo 11 aprile per le discussioni dei difensori.