Voto di scambio alle Regionali: due condannati e un assolto
Colpevoli in 23: tra questi Carmine Maisto e Piero Mesecorto. Scagionato e rimesso in libertà Pasquale Maisto
lunedì 28 maggio 2018
18.40
Si è concluso con 23 condanne e 4 assoluzioni il processo di primo grado relativo alla vicenda del presunto voto di scambio alle elezioni regionali del 2015, che vedeva coinvolti presunti capi e affiliati del clan Di Cosola.
Il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari, Alessandra Piliego, ha condannato a pene comprese fra i 7 anni e gli 8 mesi e i 25 mesi di reclusione 23 imputati (tra cui Carmine Maisto, a 6 anni e 8 mesi, e Piero Mesecorto, a 7 anni) e ne ha assolti 4 (tra cui Pasquale Maisto, già in libertà), al termine del processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato, per associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, coercizione elettorale e corruzione.
Stando alle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, gli imputati, quasi tutti affiliati al clan Di Cosola, avrebbero tentato di condizionare l'esito delle ultime elezioni regionali in Puglia del maggio 2015 procurando voti, in cambio di denaro, a Natale Mariella (poi non eletto), candidato con la lista Popolari a sostegno del governatore pugliese Michele Emiliano.
In particolare, in alcuni comuni della provincia di Bari alcuni affiliati all'organizzazione criminale, fra i quali Michele Di Cosola, figlio del boss pentito Antonio Di Cosola, nelle settimane precedenti le elezioni regionali avrebbero fermato persone per strada invitandole a votare Mariella «mediante l'esercizio della forze di intimidazione del clan» e con «minacce velate», così «impedendo il libero esercizio del diritto di voto».
L'incensurato Armando Giove, ritenuto il referente di Mariella, accusato di aver accettato la promessa del clan di procurare voti offrendo in cambio 70mila euro (per lui la Procura della Repubblica aveva chiesto 12 anni di reclusione), è stato condannato alla pena di 2 anni, 1 mese e 20 giorni per scambio politico elettorale ed è stato assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Il processo si è celebrato oggi eccezionalmente in un'aula del Palagiustizia di via Nazariantz, dichiarato inagibile nei giorni scorsi. Al primo piano del Tribunale in fase di sgombero, il giudice ha letto la sentenza chiedendo agli imputati detenuti il consenso a restare nel palazzo.
Il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari, Alessandra Piliego, ha condannato a pene comprese fra i 7 anni e gli 8 mesi e i 25 mesi di reclusione 23 imputati (tra cui Carmine Maisto, a 6 anni e 8 mesi, e Piero Mesecorto, a 7 anni) e ne ha assolti 4 (tra cui Pasquale Maisto, già in libertà), al termine del processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato, per associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, coercizione elettorale e corruzione.
Stando alle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, gli imputati, quasi tutti affiliati al clan Di Cosola, avrebbero tentato di condizionare l'esito delle ultime elezioni regionali in Puglia del maggio 2015 procurando voti, in cambio di denaro, a Natale Mariella (poi non eletto), candidato con la lista Popolari a sostegno del governatore pugliese Michele Emiliano.
In particolare, in alcuni comuni della provincia di Bari alcuni affiliati all'organizzazione criminale, fra i quali Michele Di Cosola, figlio del boss pentito Antonio Di Cosola, nelle settimane precedenti le elezioni regionali avrebbero fermato persone per strada invitandole a votare Mariella «mediante l'esercizio della forze di intimidazione del clan» e con «minacce velate», così «impedendo il libero esercizio del diritto di voto».
L'incensurato Armando Giove, ritenuto il referente di Mariella, accusato di aver accettato la promessa del clan di procurare voti offrendo in cambio 70mila euro (per lui la Procura della Repubblica aveva chiesto 12 anni di reclusione), è stato condannato alla pena di 2 anni, 1 mese e 20 giorni per scambio politico elettorale ed è stato assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Il processo si è celebrato oggi eccezionalmente in un'aula del Palagiustizia di via Nazariantz, dichiarato inagibile nei giorni scorsi. Al primo piano del Tribunale in fase di sgombero, il giudice ha letto la sentenza chiedendo agli imputati detenuti il consenso a restare nel palazzo.