Via Marina, arriva la replica dell'Amministrazione comunale

La ricostruzione dei fatti visti da Palazzo di Città

domenica 29 marzo 2015 03.23
A cura di Gianluca Battista
Il progetto di riqualificazione di via Marina fa ancora discutere molto. Da una parte chi contesta l'idea di abbassare il marciapiede per creare sedute vista mare, dall'altra l'Amministrazione comunale che ha voluto replicare a quanto apparso sui media locali, in relazione ad una risposta della Soprintendenza Archeologica di Taranto arrivata alla locale Pro Loco.

In quella missiva la Soprintendenza ionica, competente per l'aspetto prettamente archeologico, negava la possibilità di portare avanti tale progetto così come è stato concepito, poiché insisterebbe sulle mura aragonesi ritrovate sotto la sede stradale di via Marina. Da qui la replica degli Amministratori che ricostruiscono i fatti: «L'intervento è stato avviato dall'Amministrazione Natalicchio - evidenziano da Palazzo di Città - con delibera di Consiglio Comunale n. 27 del 4 luglio 2011. L'Amministrazione Depalma ha inteso quindi dare seguito alla volontà di riqualificare via Marina. Nel febbraio 2012 - proseguono - la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Bari concedeva l'autorizzazione al progetto di riqualificazione e messa in sicurezza della passeggiata di via Marina, considerando "il progetto condivisibile sotto l'aspetto delle scelte storico-artistiche che lo sostengono, rispettoso del contesto nel quale si inserisce, perchè compatibile con esso dal punto di vista dei materiali impiegati, della tipologia e morfologia dei nuovi inserimenti architettonici, nonché per la particolare cura ed attenzione posta nella definizione di ogni particolare costruttivo"».

Nel diniego arrivato al Comune di Giovinazzo, in data 20 novembre 2014, secondo la maggioranza vi è un errore di fondo riferito alla quota di abbassamento del marciapiede. La Soprintendenza Archeologica scrive di un abbassamento di 1,60 metri, mentre i progettisti ed i tecnici hanno sempre parlato di una quota di -0,65 metri. Questione spinosa, anche se si tratta di pochi centimetri, ufficializzata con una nota dei progettisti stessi il 5 febbraio scorso. I lavori, insomma, non andrebbero così a fondo e non intaccherebbero le antiche mura aragonesi.

Poi «la Soprintendenza di Bari ai Beni Architettonici e Paesaggistici ha approvato la proposta ed autorizzato i lavori in data 27/2/2015». Questo, dunque, il nocciolo della questione: da una parte il diniego tarantino, dall'altra l'autorizzazione barese, a cui la stessa Soprintendenza Archeologica faceva riferimento, attendendo un parere sulla vicenda.

Un rompicapo non da poco ed allora l'Amministrazione comunale ha evidenziato: «Per trovare una soluzione alla vicenda, l'Ufficio Tecnico Comunale ha trasmesso alla Soprintendenza Archeologica tutta la documentazione, con la richiesta di esprimere il parere definitivo in seguito ad una valutazione congiunta con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Bari. La situazione creatasi è determinata da pareri discordanti emessi da due enti dello stesso Ministero (Mibact) e da una mancata comunicazione tra gli enti stessi. Auspichiamo - concludono da Palazzo di Città - un confronto risolutore tra i due Enti e gli stessi uffici comunali che si sono sempre attenuti alle prescrizioni ministeriali. Attenderemo quindi l'epilogo di questa vicenda, con l'unico intento di liberare via Marina dalle transenne. Ciò che appare poco comprensibile - è l'affondo finale - è l'atteggiamento di quei politici che quel progetto lo hanno voluto e sostenuto, salvo poi rinnegarlo».