"Verità per Giulio Regeni": il Comune aderisce alla campagna
Si amplia il movimento d'opinione per comprendere come sia morto il ricercatore italiano in Egitto
domenica 6 marzo 2016
14.56
Ricercatore valido in Inghilterra, con la voglia di approfondire in Egitto la storia delle lotte sindacali in quel Paese. E chi, come lui, indaga, chiede, domanda, si fida di fonti locali, spesso, in una nazione così instabile, finisce nei guai.
È morto molto probabilmente per questo Giulio Regeni, il ricercatore universitario di 28 anni, trovato morto il 3 febbraio scorso non troppo distante da Il Cairo. Chi doveva incontrare? E come è finito in quel fosso? Chi lo ha prelevato e, con ogni probabilità, torturato?
Per rispondere a queste domande è nata l'iniziativa di Amnesty International "Verità per Giulio Regeni", a cui ha aderito anche il Comune di Giovinazzo, che esporrà sul balcone di Palazzo di Città uno striscione giallo con cui si invita le Autorità italiane a non fermarsi davanti al muro opposto da quella egiziane. «Una morte atroce come quella del giovane Giulio non può lasciarci indifferenti come uomini, come italiani e come rappresentanti istituzionali - ha evidenziato il Sindaco, Tommaso Depalma- . Con lo striscione che stiamo per esporre vogliamo sapere chi e perché ha commesso questo crimine atroce. Lo dobbiamo a Giulio e alla sua famiglia. Non dobbiamo permettere - è stata la sua conclusione -, neanche per un attimo, che si abbassino i riflettori su questa tremenda barbarie. Vogliamo la verità!».
Intanto nei giorni scorsi è trapelata la notizia secondo cui fonti vicine alla Procura egiziana, che sta indagando sul caso, avrebbero fatto intendere che «chiunque sia accusato di averlo ucciso, lo stava interrogando per ottenere informazioni». Dichiarazioni apparse su una nota agenzia di stampa britannica, immediatamente smentite, invece, dal Ministero della Giustizia egiziano che ha parlato di «informazioni destituite di ogni fondamento».
Ai medici legali che hanno analizzato il corpo del povero Giulio, tuttavia, è apparso sin da subito evidente che il ricercatore sia stato torturato da qualcuno ripetutamente. Chi e perché è ancora da appurare. La campagna "Verità per Giulio Regeni" servirà a tenere ben sveglia l'attenzione delle istituzioni italiane sulla vicenda e a non mollare di un centimetro.
Il Comune di Giovinazzo è così per la seconda volta impegnato in una campagna a favore di nostri connazionali, dopo aver esposto, sempre sullo stesso balcone di Palazzo di Città che si affaccia su Piazza Vittorio Emanuele II, uno striscione che ricorda la tristissima vicenda dei due fucilieri della Marina Militare Italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dal 2012 di aver ucciso erroneamente due pescatori indiani in acque internazionali.
In quel caso, diversissimo da quest'ultimo, la diplomazia italiana non ha sempre brillato per efficienza. Speriamo che per la famiglia di Giulio, invece, ci possa essere giustizia al più presto.
È morto molto probabilmente per questo Giulio Regeni, il ricercatore universitario di 28 anni, trovato morto il 3 febbraio scorso non troppo distante da Il Cairo. Chi doveva incontrare? E come è finito in quel fosso? Chi lo ha prelevato e, con ogni probabilità, torturato?
Per rispondere a queste domande è nata l'iniziativa di Amnesty International "Verità per Giulio Regeni", a cui ha aderito anche il Comune di Giovinazzo, che esporrà sul balcone di Palazzo di Città uno striscione giallo con cui si invita le Autorità italiane a non fermarsi davanti al muro opposto da quella egiziane. «Una morte atroce come quella del giovane Giulio non può lasciarci indifferenti come uomini, come italiani e come rappresentanti istituzionali - ha evidenziato il Sindaco, Tommaso Depalma- . Con lo striscione che stiamo per esporre vogliamo sapere chi e perché ha commesso questo crimine atroce. Lo dobbiamo a Giulio e alla sua famiglia. Non dobbiamo permettere - è stata la sua conclusione -, neanche per un attimo, che si abbassino i riflettori su questa tremenda barbarie. Vogliamo la verità!».
Intanto nei giorni scorsi è trapelata la notizia secondo cui fonti vicine alla Procura egiziana, che sta indagando sul caso, avrebbero fatto intendere che «chiunque sia accusato di averlo ucciso, lo stava interrogando per ottenere informazioni». Dichiarazioni apparse su una nota agenzia di stampa britannica, immediatamente smentite, invece, dal Ministero della Giustizia egiziano che ha parlato di «informazioni destituite di ogni fondamento».
Ai medici legali che hanno analizzato il corpo del povero Giulio, tuttavia, è apparso sin da subito evidente che il ricercatore sia stato torturato da qualcuno ripetutamente. Chi e perché è ancora da appurare. La campagna "Verità per Giulio Regeni" servirà a tenere ben sveglia l'attenzione delle istituzioni italiane sulla vicenda e a non mollare di un centimetro.
Il Comune di Giovinazzo è così per la seconda volta impegnato in una campagna a favore di nostri connazionali, dopo aver esposto, sempre sullo stesso balcone di Palazzo di Città che si affaccia su Piazza Vittorio Emanuele II, uno striscione che ricorda la tristissima vicenda dei due fucilieri della Marina Militare Italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dal 2012 di aver ucciso erroneamente due pescatori indiani in acque internazionali.
In quel caso, diversissimo da quest'ultimo, la diplomazia italiana non ha sempre brillato per efficienza. Speriamo che per la famiglia di Giulio, invece, ci possa essere giustizia al più presto.