Uva da tavola, +51% per i costi di produzione. Coldiretti lancia l'allarme

Richiesto un tavolo per la crisi e misure per la defiscalizzazione

martedì 11 ottobre 2022
Con la guerra in Ucraina e i rincari energetici che hanno spinto l'aumento dei costi di produzione fino al +51% con un impatto traumatico sulle aziende agricole, è deflazione nei campi con i prezzi dell'uva da tavola anche al di sotto dei 50 centesimi al chilogrammo, mentre al consumo salgono fino a 4 euro. È quanto denuncia Coldiretti Puglia che chiede la convocazione urgente di un tavolo di crisi in Assessorato regionale all'Agricoltura per sostenere il comparto dell'uva da tavola, stretto tra fenomeni speculativi, un'estate drammaticamente siccitosa e le grandinate che hanno danneggiato prodotto e tendoni.

«È urgente e vitale l'attivazione della ex misura 21, un intervento straordinario da cui il settore ortofrutticolo è stato escluso nel periodo Covid, per sostenere le aziende agricole in uno scenario preoccupante per il settore, con la siccità che ha arrecato un ulteriore danno, aggravato dalle grandinate e dagli eventi estremi», afferma Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia, sottolineando l'importanza in questo contesto «dell'apertura del Governo alla proposta di Coldiretti sulla defiscalizzazione del costo del lavoro».

In campagna l'uva da tavola di Puglia nella migliore delle ipotesi è quotata 50 centesimi al chilo, con un mercato freddissimo e prezzi al ribasso anche rispetto a contratti già stipulati. Occorre lavorare per interventi strutturali per l'ortofrutta e accordi di filiera tra imprese agricole e trasformatori con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni, insiste coldiretti Puglia.

Per ogni euro speso dai consumatori meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo – spiega Coldiretti Puglia - per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale.

«I nostri imprenditori hanno aumentato la qualità delle produzioni e al contempo – insiste Piccioni - è stato diminuito l'impatto ambientale e la percentuale di residui, la più bassa al mondo, con pratiche agronomiche mirate, come la potatura invernale agli interruttori di dormienza, la rimozione delle prime infiorescenze e le potature in verde per la formazione di infiorescenze ritardate, la copertura dei filari, la modulazione dell'irrigazione, i trattamenti antisalini e l'inerbimento controllato, con l'impiego di manodopera altamente specializzata».

Tale sforzo viene vanificato dalle importazioni di uva da tavola che in Italia ammontano a circa 20 milioni di chilogrammi, mentre vanno aperti nuovi mercati esteri per creare sbocchi commerciali per l'ortofrutta della Puglia, dove si produce il 74% di uva da tavola a livello nazionale, oltre ad altri primati nel segmenti ortaggi e frutta. Per sostenere le esportazioni, la crescita e le nuove opportunità di lavoro occorre investire - conclude Coldiretti Puglia - sulla competitività del Made in Italy a partire dall'apertura a nuovi mercati esteri e dal superamento delle grandi difficoltà create dall'embargo russo, attraverso l'avvio e la promozione di un progetto "Ortofrutta italiana" attraverso il quale vengano sponsorizzati i prodotti a marchio Italia sui mercati europei e non, così come sta facendo la Spagna e la Francia.