«Una tragedia oltre i numeri»
L'esule Giuseppe Dicuonzo Sansa commuove nel "Giorno del ricordo"
giovedì 11 febbraio 2016
13.58
Era il lontano 1944 ed un bambino nasceva in un rifugio antiaereo, mentre le bombe degli alleati cadevano giù dal cielo come gocce di pioggia. Da qui comincia la storia di Giuseppe Dicuonzo Sansa, che ieri sera Giovinazzo ha accolto per ascoltare la sua testimonianza di esule durante la serata intitolata "Storia e memoria come valori nella Giornata del Ricordo", voluta congiuntamente dall'Assessorato alla Cultura e dall'Assessorato alla Pubblica Istruzione, guidati da Michele Sollecito e Marianna Paladino, nel "Giorno del Ricordo".
Quel bambino, nato da madre oriunda, precisamente di Dignano d'Istria, e da padre "regnicolo", poi approdato in terra istriana, non sapeva che dopo qualche tempo il suo destino lo avrebbe portato molto lontano da lì per cominciare una nuova vita, in un altro pezzo d'Italia: la Puglia. Infatti, è a Barletta che Dicuonzo Sansa ha trovato la propria seconda casa ed a Bari ha potuto portare a compimento i propri studi, conseguendo una laurea in Economia e Commercio.
Nel suo racconto la voglia smisurata di trasmettere quanti più aneddoti possibili sulla propria dolorosa esperienza di esule e di affidare ai ragazzi di oggi la memoria di una tragedia indescrivibile, vergognosamente e volutamente taciuta per tanti, troppi anni. «Questo silenzio, imposto dalla politica e dagli storici, non l'ho scelto, l'ho subito - ha confidato al nostro caporedattore, Gianluca Battista, moderatore ineccepibile dell'incontro -. L'esigenza di raccontare ciò che è successo è arrivata in un secondo momento - ha poi proseguito - quando, dopo aver ricevuto un libro sui tanti esempi di pulizie etniche, mi resi conto che quello perpetrato in Venezia Giulia ed in Dalmazia era stato completamente dimenticato. La scrittura e la testimonianza sono allora diventate una reazione ed una rivolta a questo silenzio obbligato».
Un silenzio asservito alla logica del negazionismo, condannato unitariamente da tutte le istituzioni presenti, dal Sindaco Tommaso Depalma e dall'Assessora Marianna Paladino, dal Consigliere Regionale di Forza Italia, Domenico Damascelli, e dalla Dirigente Scolastica del 2° Istituto Comprensivo, Carmela Rossiello. Unanime nei loro discorsi, infatti, l'esigenza di perpetrare la memoria delle vittime dell'eccidio giuliano-dalmata, alla stessa stregua degli altri morti della follia dittatoriale attraverso l'istituzione di un'unica data, senza distinzioni. Un grande ed unitario percorso di comprensione dei fatti storici attraverso la condanna della barbarie, senza distinzioni di carattere ideologico e politico.
Protagonisti della serata sono stati anche i ragazzi delle classi terze della Scuola secondaria di Primo Grado "Bavaro-Marconi" e delle quinte della Primaria "don Saverio Bavaro", che hanno eseguito brani al flauto e letto pensieri delle vittime delle foibe. Un momento toccante e vissuto con sincera emozione, culminato poi con il monito espresso nella canzone "Il mio nome è mai più" di Luciano Ligabue, Lorenzo Jovanotti e Piero Pelù, dalla lettura di riflessioni personali degli alunni dell'istituto giovinazzese modellato come se si trattasse di pensieri di persone che stavano per essere infoibate.
«Non esistono tragedie di serie A e tragedie di serie B e non è possibile ridurre tutto ad una questione di numeri». Questo il messaggio di una commovente serata, lanciato da Giuseppe Dicuonzo Sansa, che resterà negli annali della nostra cittadina. Con esso resta il dovere morale di riconoscere allo stesso modo tutti i drammi e di continuare a ricordarli, costruendo giorno dopo giorno una coscienza comune di un Paese realmente pacificato. Ciò che l'Italia non è ancora dopo 60 anni da quei tragici fatti.
Quel bambino, nato da madre oriunda, precisamente di Dignano d'Istria, e da padre "regnicolo", poi approdato in terra istriana, non sapeva che dopo qualche tempo il suo destino lo avrebbe portato molto lontano da lì per cominciare una nuova vita, in un altro pezzo d'Italia: la Puglia. Infatti, è a Barletta che Dicuonzo Sansa ha trovato la propria seconda casa ed a Bari ha potuto portare a compimento i propri studi, conseguendo una laurea in Economia e Commercio.
Nel suo racconto la voglia smisurata di trasmettere quanti più aneddoti possibili sulla propria dolorosa esperienza di esule e di affidare ai ragazzi di oggi la memoria di una tragedia indescrivibile, vergognosamente e volutamente taciuta per tanti, troppi anni. «Questo silenzio, imposto dalla politica e dagli storici, non l'ho scelto, l'ho subito - ha confidato al nostro caporedattore, Gianluca Battista, moderatore ineccepibile dell'incontro -. L'esigenza di raccontare ciò che è successo è arrivata in un secondo momento - ha poi proseguito - quando, dopo aver ricevuto un libro sui tanti esempi di pulizie etniche, mi resi conto che quello perpetrato in Venezia Giulia ed in Dalmazia era stato completamente dimenticato. La scrittura e la testimonianza sono allora diventate una reazione ed una rivolta a questo silenzio obbligato».
Un silenzio asservito alla logica del negazionismo, condannato unitariamente da tutte le istituzioni presenti, dal Sindaco Tommaso Depalma e dall'Assessora Marianna Paladino, dal Consigliere Regionale di Forza Italia, Domenico Damascelli, e dalla Dirigente Scolastica del 2° Istituto Comprensivo, Carmela Rossiello. Unanime nei loro discorsi, infatti, l'esigenza di perpetrare la memoria delle vittime dell'eccidio giuliano-dalmata, alla stessa stregua degli altri morti della follia dittatoriale attraverso l'istituzione di un'unica data, senza distinzioni. Un grande ed unitario percorso di comprensione dei fatti storici attraverso la condanna della barbarie, senza distinzioni di carattere ideologico e politico.
Protagonisti della serata sono stati anche i ragazzi delle classi terze della Scuola secondaria di Primo Grado "Bavaro-Marconi" e delle quinte della Primaria "don Saverio Bavaro", che hanno eseguito brani al flauto e letto pensieri delle vittime delle foibe. Un momento toccante e vissuto con sincera emozione, culminato poi con il monito espresso nella canzone "Il mio nome è mai più" di Luciano Ligabue, Lorenzo Jovanotti e Piero Pelù, dalla lettura di riflessioni personali degli alunni dell'istituto giovinazzese modellato come se si trattasse di pensieri di persone che stavano per essere infoibate.
«Non esistono tragedie di serie A e tragedie di serie B e non è possibile ridurre tutto ad una questione di numeri». Questo il messaggio di una commovente serata, lanciato da Giuseppe Dicuonzo Sansa, che resterà negli annali della nostra cittadina. Con esso resta il dovere morale di riconoscere allo stesso modo tutti i drammi e di continuare a ricordarli, costruendo giorno dopo giorno una coscienza comune di un Paese realmente pacificato. Ciò che l'Italia non è ancora dopo 60 anni da quei tragici fatti.