Una lettera aperta per tentare di sanare una frattura

La scrive Michele Sollecito indirizzandola all’Osservatorio

lunedì 1 dicembre 2014 10.20
Lo strappo tra l'Osservatorio e l'amministrazione comunale è di tutta evidenza. Una contrapposizione che si è consumata tutta attraverso le pagine Facebook. L'oggetto del contendere la discarica, il suo presunto ampliamento o la risagomatura dei tre lotti, i più "antichi". A provare a ricucire lo strappo adesso è il vice sindaco Michele Sollecito. Lo fa attraverso una lettera aperta che qui riportiamo.

«Non è mia abitudine scrivere a titolo personale - si legge nella lettera - tuttavia il clima incandescente di questi giorni e l'ennesima notte agitata mi spingono a voler tentare di riappacificare gli animi e a cercare un onesto punto di incontro. Dico subito, a onor del vero, che non sono i contenuti della vostra lettera (sebbene alcune affermazioni non siano supportate da adeguata documentazione) ad avermi e averci ferito quanto lo stile. Probabilmente io e la maggioranza di governo non conosciamo a menadito la Dottrina sociale della Chiesa ma sappiamo riconoscere che lo stile e il peso di alcune parole usate non appartengono e non apparterranno mai ad associazioni di natura ecclesiale che con un nobile intento si raggruppano».

«Probabilmente - continua Sollecito - la vostra lettera doveva chiudersi molto prima, evitando certe scivolate, e soprattutto doveva contenere domande (legittime e sacrosante) e non insinuazioni e condanne a priori. Certi termini poi anche se virgolettati non perdono la loro enfasi e il loro peso semantico ("sacrificio umano", "baratto", "ridicolizzare", "colpo di grazia"). Ed è anche opinabile che una lettera inizi con delle richieste di chiarimento e termini in modo saccente (perché date per scontato che le nostre risposte non possono smentirvi) e sentenzioso: "Sindaco, si assuma le sue responsabilità, non si possono sempre far ricadere su altri le inefficienze o i fallimenti dell'Amministrazione"».

«Questo modo di scrivere - prosegue - per me è controproducente ma soprattutto è in forte contrasto con il nobile intento dell'Osservatorio che mai e poi mai deve delegittimare le Istituzioni. Vedo purtroppo che alle nostre risposte seguono su Facebook altre domande e poi altre ancora (questa volta fatte a titolo personale da un esponente dell'Osservatorio) dunque l'intento, mi sembra di capire, è dimostrare che è scientificamente impossibile che l'Istituzione (Il sindaco) possa operare per il bene comune. Mi sembra di capire che si vuole dimostrare con toni inquisitori che è impossibile che le Istituzioni (Arpa, Asl, uffici regionali) facciano il loro dovere e si conformino ai principi che regolano il buon andamento della pubblica amministrazione».

«Questi sono i miei dubbi che espongo in modo pacato - conclude la lettera - perché riconosco di avere nell'Osservatorio tanti amici con i quali si rischia di incrinarsi seriamente ogni rapporto di amicizia e credo, in tutta franchezza, che la politica sarà sì un'arte nobile ma non vedo perché debba per forze di cose sancire fratture o incomprensioni gravi. Le stesse si possono evitare cercando uno stile comunicativo migliore. E invito l'Osservatorio, come fatto in passato, a preferire incontri pubblici perché pubblicamente la comunicazione migliora, ci si riflette nei volti, ci si esprime con riguardo nei confronti degli interlocutori, ciò che spesso non accade quando ci si scrive soprattutto sui social network dove il tempo di reazione tra pensiero e scrittura oscilla da un nanosecondo ad un secondo (questo ovviamente vale per tutti, amministratori, osservatori, partiti e semplici cittadini)».