Droga ed estorsioni. La criminalità a casa nostra
Ecco la mappa delle infiltrazioni criminali: l'egemonia degli Strisciuglio, l'arrivo degli "scappati"
venerdì 18 marzo 2016
13.08
Partecipato e partecipe il terzo appuntamento di "Giovinazzo nell'area metropolitana" dedicato a "Giovinazzo si difende", alle questioni di sicurezza e legalità.
Coordinati e introdotti dal giornalista Mino Ciocia, gli interventi di Giuseppe Brunaccini, dell'Osservatorio per la Legalità di Bari, Domenico Mortellaro, criminologo, e lo psichiatra Antonio Taranto, direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari, hanno disegnato una mappa dei rischi che, dal punto di vista criminale, si addensano sull'intero territorio metropolitano e dei disagi che macchiano e turbano la vita cittadina.
Si è composta così una fotografia a colori molto forti e decisi dei clan che da Bari provano ad estendere il loro dominio nel territorio circostante. Il rischio molto sottolineato è la tendenza da molto tempo rilevata a rafforzare la loro presa sull'economia legale con metodi ormai lontani dalle vecchie imposizioni di pizzo e guardiania. «Per penetrare nel tessuto sano - secondo Mortellaro - si sfruttano ormai strategie di utilizzo dei canali più propriamente commerciali e aziendali».
Scorrendo le quasi 400 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, notificata agli esponenti del clan barese Parisi, ad esempio, è emerso come il gruppo criminale ordinasse alle imprese edili a quali aziende rivolgersi per la fornitura di materiali. Parenti e sodali di Savino Parisi operavano un controllo sistematico del territorio che prevedeva la mappatura di ogni nuovo cantiere.
A quest'ultimo si avvicinava il clan attraverso sottogruppi competenti per territorio. Quindi, s'individuava la ditta a cui presentarsi, si avvicinava il direttore dei lavori o il geometra, iniziando a colloquiare con gli imprenditori e collocando, all'interno del cantiere, un guardiano che diventava orecchie e occhi dei criminali. Questa presenza consentiva, un po' alla volta, l'imposizione, agli imprenditori, dei propri fornitori e ditte di subappalto facendo di molto lievitare i costi delle materie prime.
E ciò è avvenuto anche nel caso di edilizia pubblica come per la costruzione della nuova sede del Consiglio Regionale pugliese e delle case popolari di Sant'Anna. Quattro i casi di edilizia pubblica dove - secondo quanto accertato dalle indagini - il clan era riuscito a infiltrarsi. Un vero e proprio business quello dei subappalti che fruttava il grosso del guadagno all'organizzazione criminale.
Nel merito della situazione cittadina, è stato rilevato il paradosso tipico dei nostri giorni: la fase di stanca e declino che da qualche anno attanaglia alcuni settori vitali della vita giovinazzese - in primo luogo l'edilizia, il commercio e la ristorazione - costituisce una difesa temporanea rispetto agli interessi criminali, naturalmente molto attenti allo sfruttamento di territori e settori più attivi e lucrosi.
Nonostante ciò «a Giovinazzo si conferma il ruolo di rilievo del clan Strisciuglio di Bari». Le relazioni semestrali dell'Antimafia non lasciano spazio a dubbi: «Traffico di sostanze stupefacenti ed estorsioni sono le principali attività illecite gestite dal sodalizio», ha proseguito Mortellaro che, di fatto, ha smentito la diceria popolare secondo cui «la criminalità organizzata in città si sia estinta dopo il tramonto del contrabbando di sigarette». Non è così, per Mortellaro.
Molto interesse hanno suscitato le osservazioni sulle dipendenze di vario genere presenti o curate a Giovinazzo, così come anche alcune rilevazioni statistiche, per cui, ad esempio, ancor oggi fortunatamente c'è una loro minore incidenza rispetto a quella riscontrabile nelle città vicine. Grande impressione hanno suscitato le rilevazioni sulla spesa giornaliera tipica del paziente tipo, per stupefacenti o ludopatie, pari a 50 euro: un dato che la dice lunga sull'economia sommersa tipica di questi canali.
Unanime l'accento posto sull'attività di prevenzione da mettere in campo con l'aiuto della scuola e soprattutto di quell'associazionismo, della rete di volontariato attivata da famiglie, vicinato e reti associative. Forte ed emozionante l'accento, posto in particolare da Taranto, sul messaggio antico e tradizionale, ad esempio, contenuto nelle tavole dei Dieci comandamenti, da far rivivere nella vita quotidiana come cultura comune, contro ogni banalizzazione o disconoscimento.
Ricco e animato il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere, sulle difficoltà odierne che incontra la rete dell'associazionismo e su alcuni aspetti della cronaca nera cittadina, in particolar modo sul neonato gruppo criminale ribattezzato degli "scappati": spacciatori, giovanissimi, spregiudicati e dalle grandi ambizioni con collegamenti importanti con le famiglie Capriati, Di Cosola e Lorusso.
Gli "scappati" sono stati cacciati da San Pio nel mese di febbraio. A mandarli via sono stati gli Strisciuglio, il clan che da sempre comanda il quartiere a nord di Bari, la piazza dello spaccio più attiva del capoluogo. Lo scontro tra gli Strisciuglio e gli "scappati" ha prodotto un morto ed un ferito. Il nuovo cartello criminale parte proprio dai quartieri Santo Spirito, Palese, Catino e San Pio e conduce verso i territori di Giovinazzo e Molfetta.
Si è chiuso ieri un primo ciclo di iniziative diretto a conquistare una più diffusa e documentata attenzione sulla realtà metropolitana, sulla sua nuova realtà istituzionale. Oggi più che mai è necessario un cambio di passo per tutta la vita civile e politica cittadina. Soprattutto per evitare di ricadere in marginalità e derive populistiche che pesano sul nostro presente, ma soprattutto sul futuro dei giovani. Altre iniziative sono in cantiere per l'immediato futuro.
Coordinati e introdotti dal giornalista Mino Ciocia, gli interventi di Giuseppe Brunaccini, dell'Osservatorio per la Legalità di Bari, Domenico Mortellaro, criminologo, e lo psichiatra Antonio Taranto, direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari, hanno disegnato una mappa dei rischi che, dal punto di vista criminale, si addensano sull'intero territorio metropolitano e dei disagi che macchiano e turbano la vita cittadina.
Si è composta così una fotografia a colori molto forti e decisi dei clan che da Bari provano ad estendere il loro dominio nel territorio circostante. Il rischio molto sottolineato è la tendenza da molto tempo rilevata a rafforzare la loro presa sull'economia legale con metodi ormai lontani dalle vecchie imposizioni di pizzo e guardiania. «Per penetrare nel tessuto sano - secondo Mortellaro - si sfruttano ormai strategie di utilizzo dei canali più propriamente commerciali e aziendali».
Scorrendo le quasi 400 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, notificata agli esponenti del clan barese Parisi, ad esempio, è emerso come il gruppo criminale ordinasse alle imprese edili a quali aziende rivolgersi per la fornitura di materiali. Parenti e sodali di Savino Parisi operavano un controllo sistematico del territorio che prevedeva la mappatura di ogni nuovo cantiere.
A quest'ultimo si avvicinava il clan attraverso sottogruppi competenti per territorio. Quindi, s'individuava la ditta a cui presentarsi, si avvicinava il direttore dei lavori o il geometra, iniziando a colloquiare con gli imprenditori e collocando, all'interno del cantiere, un guardiano che diventava orecchie e occhi dei criminali. Questa presenza consentiva, un po' alla volta, l'imposizione, agli imprenditori, dei propri fornitori e ditte di subappalto facendo di molto lievitare i costi delle materie prime.
E ciò è avvenuto anche nel caso di edilizia pubblica come per la costruzione della nuova sede del Consiglio Regionale pugliese e delle case popolari di Sant'Anna. Quattro i casi di edilizia pubblica dove - secondo quanto accertato dalle indagini - il clan era riuscito a infiltrarsi. Un vero e proprio business quello dei subappalti che fruttava il grosso del guadagno all'organizzazione criminale.
Nel merito della situazione cittadina, è stato rilevato il paradosso tipico dei nostri giorni: la fase di stanca e declino che da qualche anno attanaglia alcuni settori vitali della vita giovinazzese - in primo luogo l'edilizia, il commercio e la ristorazione - costituisce una difesa temporanea rispetto agli interessi criminali, naturalmente molto attenti allo sfruttamento di territori e settori più attivi e lucrosi.
Nonostante ciò «a Giovinazzo si conferma il ruolo di rilievo del clan Strisciuglio di Bari». Le relazioni semestrali dell'Antimafia non lasciano spazio a dubbi: «Traffico di sostanze stupefacenti ed estorsioni sono le principali attività illecite gestite dal sodalizio», ha proseguito Mortellaro che, di fatto, ha smentito la diceria popolare secondo cui «la criminalità organizzata in città si sia estinta dopo il tramonto del contrabbando di sigarette». Non è così, per Mortellaro.
Molto interesse hanno suscitato le osservazioni sulle dipendenze di vario genere presenti o curate a Giovinazzo, così come anche alcune rilevazioni statistiche, per cui, ad esempio, ancor oggi fortunatamente c'è una loro minore incidenza rispetto a quella riscontrabile nelle città vicine. Grande impressione hanno suscitato le rilevazioni sulla spesa giornaliera tipica del paziente tipo, per stupefacenti o ludopatie, pari a 50 euro: un dato che la dice lunga sull'economia sommersa tipica di questi canali.
Unanime l'accento posto sull'attività di prevenzione da mettere in campo con l'aiuto della scuola e soprattutto di quell'associazionismo, della rete di volontariato attivata da famiglie, vicinato e reti associative. Forte ed emozionante l'accento, posto in particolare da Taranto, sul messaggio antico e tradizionale, ad esempio, contenuto nelle tavole dei Dieci comandamenti, da far rivivere nella vita quotidiana come cultura comune, contro ogni banalizzazione o disconoscimento.
Ricco e animato il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere, sulle difficoltà odierne che incontra la rete dell'associazionismo e su alcuni aspetti della cronaca nera cittadina, in particolar modo sul neonato gruppo criminale ribattezzato degli "scappati": spacciatori, giovanissimi, spregiudicati e dalle grandi ambizioni con collegamenti importanti con le famiglie Capriati, Di Cosola e Lorusso.
Gli "scappati" sono stati cacciati da San Pio nel mese di febbraio. A mandarli via sono stati gli Strisciuglio, il clan che da sempre comanda il quartiere a nord di Bari, la piazza dello spaccio più attiva del capoluogo. Lo scontro tra gli Strisciuglio e gli "scappati" ha prodotto un morto ed un ferito. Il nuovo cartello criminale parte proprio dai quartieri Santo Spirito, Palese, Catino e San Pio e conduce verso i territori di Giovinazzo e Molfetta.
Si è chiuso ieri un primo ciclo di iniziative diretto a conquistare una più diffusa e documentata attenzione sulla realtà metropolitana, sulla sua nuova realtà istituzionale. Oggi più che mai è necessario un cambio di passo per tutta la vita civile e politica cittadina. Soprattutto per evitare di ricadere in marginalità e derive populistiche che pesano sul nostro presente, ma soprattutto sul futuro dei giovani. Altre iniziative sono in cantiere per l'immediato futuro.