«Tenere alta la guardia. Giovinazzo è terra di conquista»
Il magistrato Cardinali non minimizza: «Siete più tranquilli rispetto ad altri territori, ma non bisogna essere troppo sereni»
sabato 11 luglio 2015
13.33
Una escalation di violenza che ha portato Giovinazzo, nell'ultimo quadriennio, agli onori della cronaca nera, quella che racconta di omicidi e violenze, di omertà e indifferenza sociale.
«Sì, a Giovinazzo è calato un velo di indifferenza - ha detto ieri il giornalista Mino Ciocia nel corso del dibattito dal titolo "Giovinazzo, isola felice?" organizzato nella sala Marano dal comitato per la Salute Pubblica - rispetto ai tanti episodi avvenuti negli ultimi anni e rispetto a quanto avvenuto pochi giorni fa nella vicina Terlizzi dove, a poche ore dalla sparatoria avvenuta in viale dei Garofani, s'è riunita la massima assise cittadina e i cittadini si sono messi in marcia per riaffermare i valori della legalità e per ribadire che c'è una città che vuol reagire».
«A Giovinazzo - ha riflettuto ancora Ciocia - tutto ciò non è accaduto, soprattutto dopo l'omicidio del 21enne Gaetano Spera, il quinto dal lontano 2003. In poco più di un decennio, infatti, di delitti se ne sono accumulati cinque. E poi gli incendi di auto, gli episodi di estorsione a danno di cantieri, il rinvenimento di armi e droga, le rapine a mano armata. Da ultimo, nel porto, gli incendi e i furti di barche: Giovinazzo non è più un'isola felice».
È anzi una terra di conquista per le organizzazioni criminali del capoluogo. Per gli Striusciuglio, ad esempio, che negli anni hanno cercato di espandere la propria leadership attraverso intese e accordi anche a Giovinazzo, divenuta una preda appetibile per la criminalità organizzata.
«La criminalità prolifera attraverso l'espansione delle proprie aree di controllo e genera un clima di assoggettamento e omertà», ha spiegato il magistrato Ettore Cardinali prima di rendere noti dati di grave allarme: «In Italia - ha ricordato - c'è stato un incremento dei furti del 126% negli ultimi dieci anni», ma soprattutto ha evidenziato il dato simbolico di «due furti al minuto» e posto l'accento sul problema del sovraffollamento delle carceri «che ci mortifica e ci ostacola nel nostro lavoro».
Poco rassicurante l'identikit che il magistrato della Procura della Repubblica di Bari ha poi tracciato di Giovinazzo. Non una città ad alta densità di criminalità organizzata, ma una terra appetibile, fertile, raggiunta dalle propaggini dei clan del capoluogo, interessati alle principali attività criminali.
«L'omicidio di Gaetano Spera - ha detto - è maturato in determinati contesti, mentre i furti di barche possono essere finalizzati alla commissione di estorsioni oppure ad alimentare un mercato parallelo. Siete più tranquilli rispetto ad altri territori - ha sentenziato Cardinali - ma siete una terra di conquista. Non bisogna essere troppo sereni».
Michele Digiaro, del comitato per la Salute Pubblica, ha riconosciuto che il tema della sicurezza «è sempre più rilevante nella nostra città» ed ha poi snocciolato alcuni dati per dimostrare che, ad esempio, «il 2012 è stato l'anno nero con una impennata di furti e rapine», dal 2012 al 2015 sono avvenuti ben tre omicidi (Francesco Grimaldi, Claudio Fiorentino e Gaetano Spera) e che Giovinazzo assiste ad una crescita, seppur moderata, del numero di consumatori di eroina e altri oppioidi (83, pari al 70% del totale).
«La città di Giovinazzo - ha illustrato Antonio Taranto, del Ser.T. - è in controtendenza rispetto a molte altre zone a nord di Bari e rappresenta ancora un'isola felice in rapporto ai numeri della città vicine. In questo territorio abbiamo riscontrato un tasso di prevalenza che è la metà rispetto a Bari ed assai inferiore rispetto a Molfetta e Bitonto. A Giovinazzo ci sono 2,5 tossicodipendenti ogni 1.000 abitanti, a Molfetta 4, a Bari più di 5».
Per il direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari «il tessuto sociale giovinazzese funziona meglio rispetto ad altre città. A Giovinazzo c'è una maggiore tenuta dei valori tradizionali, fattori protettivi per i ragazzi del posto che se hanno queste virtù hanno meno possibilità di diventare tossicodipendenti».
A preoccupare Taranto sono invece gli atti vandalici, «espressione della vera decadenza della condizione familiare e che rappresentano un attacco al valore dell'autorità. Più preoccupanti delle siringhe che sono state ritrovate negli ultimi tempi tra la Villa Comunale e le spiagge. Giovinazzo è ancora un'isola felice dal punto di vista della patologia psichica, con segnali preoccupanti che vanno interpretati».
Dell'efficacia dei provvedimenti di sequestro dei beni per il contrasto delle organizzazioni criminali ha invece parlato Alessandro Cobianchi, referente regionale di Libera Puglia: «Giovinazzo - ha detto - è una comunità che ha fatto scuola» ricordando le due ville ubicate in località Casino della Principessa, nell'agro cittadino, sottratte nel 1999 alla famiglia Giammaria.
«I beni confiscati - ha proseguito Cobianchi - sono lo strumento più forte per sconfiggere la criminalità organizzata e stanno diventando parte del tessuto collettivo. Ma la società civile, la società organizzata, ha contezza di ciò che ha di fronte? Noi per primi dobbiamo metterci in discussione, ci vuole maggiore impegno».
«Non possiamo affidare tutto alla magistratura, dobbiamo lavorare negli ambiti dell'aggregazione sociale - ha rilanciato Nisio Palmieri, coordinatore del Centro Studi e Documentazione dell'Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza di Bari -. Ci preoccupano gli atteggiamenti omertosi e la droga che dilaga anche se il dato di Giovinazzo è abbastanza confortevole. Bisogna programmare con le strutture scolastiche un percorso formativo che abbia continuità».
«Un ruolo importante - secondo il magistrato Cardinali - è dato dal sociale che opera nel campo della prevenzione, attraverso la diffusione della legalità, nell'ambito della repressione, con le associazioni che accompagnano le vittime durante l'intero processo, e con il recupero dei beni sottratti alla mafia. La criminalità - ha detto ancora - opera attraverso personaggi locali che si inseriscono nel gruppo criminale di appartenenza».
«Uno dei modi per far vivere i beni confiscati - ha spiegato Cobianchi - si sperimenta con l'antimafia sociale. Giovani di altri paesi che fanno rumore, che fanno domande e che esportano tutto ciò». Una teoria che condivide anche lo psichiatra Taranto: «In una città come Giovinazzo in cui ci sono appena dieci uomini dell'Arma dei Carabinieri - ha proseguito - bisogna occupare le piazze. Laddove ci sono i cittadini che presidiano le piazze con attività gioiose, non c'è la criminalità».
«Non bisogna riempire i territori di sceriffi, ma di brave persone», ha aggiunto Taranto. «E tenere sempre alta la guardia», ha terminato Cardinali. Perchè la criminalità organizzata non fa sconti a nessuno. Laddove si abbassa la guardia e si distoglie lo sguardo, si creano zone d'ombra in cui mafie e malavitosi riescono in poco tempo ad allungare i propri tentacoli.
L'idea che possa esistere un'isola felice che sia al di fuori da qualsiasi pericolo è sbagliata e dannosa per l'intera comunità di Giovinazzo. Nell'intera terra di Bari è ormai chiaro che le infiltrazioni criminali sono all'ordine del giorno che sembra quasi superfluo parlare di presenza criminale nei singoli territori. Eppure parlarne serve.
«Sì, a Giovinazzo è calato un velo di indifferenza - ha detto ieri il giornalista Mino Ciocia nel corso del dibattito dal titolo "Giovinazzo, isola felice?" organizzato nella sala Marano dal comitato per la Salute Pubblica - rispetto ai tanti episodi avvenuti negli ultimi anni e rispetto a quanto avvenuto pochi giorni fa nella vicina Terlizzi dove, a poche ore dalla sparatoria avvenuta in viale dei Garofani, s'è riunita la massima assise cittadina e i cittadini si sono messi in marcia per riaffermare i valori della legalità e per ribadire che c'è una città che vuol reagire».
«A Giovinazzo - ha riflettuto ancora Ciocia - tutto ciò non è accaduto, soprattutto dopo l'omicidio del 21enne Gaetano Spera, il quinto dal lontano 2003. In poco più di un decennio, infatti, di delitti se ne sono accumulati cinque. E poi gli incendi di auto, gli episodi di estorsione a danno di cantieri, il rinvenimento di armi e droga, le rapine a mano armata. Da ultimo, nel porto, gli incendi e i furti di barche: Giovinazzo non è più un'isola felice».
È anzi una terra di conquista per le organizzazioni criminali del capoluogo. Per gli Striusciuglio, ad esempio, che negli anni hanno cercato di espandere la propria leadership attraverso intese e accordi anche a Giovinazzo, divenuta una preda appetibile per la criminalità organizzata.
«La criminalità prolifera attraverso l'espansione delle proprie aree di controllo e genera un clima di assoggettamento e omertà», ha spiegato il magistrato Ettore Cardinali prima di rendere noti dati di grave allarme: «In Italia - ha ricordato - c'è stato un incremento dei furti del 126% negli ultimi dieci anni», ma soprattutto ha evidenziato il dato simbolico di «due furti al minuto» e posto l'accento sul problema del sovraffollamento delle carceri «che ci mortifica e ci ostacola nel nostro lavoro».
Poco rassicurante l'identikit che il magistrato della Procura della Repubblica di Bari ha poi tracciato di Giovinazzo. Non una città ad alta densità di criminalità organizzata, ma una terra appetibile, fertile, raggiunta dalle propaggini dei clan del capoluogo, interessati alle principali attività criminali.
«L'omicidio di Gaetano Spera - ha detto - è maturato in determinati contesti, mentre i furti di barche possono essere finalizzati alla commissione di estorsioni oppure ad alimentare un mercato parallelo. Siete più tranquilli rispetto ad altri territori - ha sentenziato Cardinali - ma siete una terra di conquista. Non bisogna essere troppo sereni».
Michele Digiaro, del comitato per la Salute Pubblica, ha riconosciuto che il tema della sicurezza «è sempre più rilevante nella nostra città» ed ha poi snocciolato alcuni dati per dimostrare che, ad esempio, «il 2012 è stato l'anno nero con una impennata di furti e rapine», dal 2012 al 2015 sono avvenuti ben tre omicidi (Francesco Grimaldi, Claudio Fiorentino e Gaetano Spera) e che Giovinazzo assiste ad una crescita, seppur moderata, del numero di consumatori di eroina e altri oppioidi (83, pari al 70% del totale).
«La città di Giovinazzo - ha illustrato Antonio Taranto, del Ser.T. - è in controtendenza rispetto a molte altre zone a nord di Bari e rappresenta ancora un'isola felice in rapporto ai numeri della città vicine. In questo territorio abbiamo riscontrato un tasso di prevalenza che è la metà rispetto a Bari ed assai inferiore rispetto a Molfetta e Bitonto. A Giovinazzo ci sono 2,5 tossicodipendenti ogni 1.000 abitanti, a Molfetta 4, a Bari più di 5».
Per il direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari «il tessuto sociale giovinazzese funziona meglio rispetto ad altre città. A Giovinazzo c'è una maggiore tenuta dei valori tradizionali, fattori protettivi per i ragazzi del posto che se hanno queste virtù hanno meno possibilità di diventare tossicodipendenti».
A preoccupare Taranto sono invece gli atti vandalici, «espressione della vera decadenza della condizione familiare e che rappresentano un attacco al valore dell'autorità. Più preoccupanti delle siringhe che sono state ritrovate negli ultimi tempi tra la Villa Comunale e le spiagge. Giovinazzo è ancora un'isola felice dal punto di vista della patologia psichica, con segnali preoccupanti che vanno interpretati».
Dell'efficacia dei provvedimenti di sequestro dei beni per il contrasto delle organizzazioni criminali ha invece parlato Alessandro Cobianchi, referente regionale di Libera Puglia: «Giovinazzo - ha detto - è una comunità che ha fatto scuola» ricordando le due ville ubicate in località Casino della Principessa, nell'agro cittadino, sottratte nel 1999 alla famiglia Giammaria.
«I beni confiscati - ha proseguito Cobianchi - sono lo strumento più forte per sconfiggere la criminalità organizzata e stanno diventando parte del tessuto collettivo. Ma la società civile, la società organizzata, ha contezza di ciò che ha di fronte? Noi per primi dobbiamo metterci in discussione, ci vuole maggiore impegno».
«Non possiamo affidare tutto alla magistratura, dobbiamo lavorare negli ambiti dell'aggregazione sociale - ha rilanciato Nisio Palmieri, coordinatore del Centro Studi e Documentazione dell'Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza di Bari -. Ci preoccupano gli atteggiamenti omertosi e la droga che dilaga anche se il dato di Giovinazzo è abbastanza confortevole. Bisogna programmare con le strutture scolastiche un percorso formativo che abbia continuità».
«Un ruolo importante - secondo il magistrato Cardinali - è dato dal sociale che opera nel campo della prevenzione, attraverso la diffusione della legalità, nell'ambito della repressione, con le associazioni che accompagnano le vittime durante l'intero processo, e con il recupero dei beni sottratti alla mafia. La criminalità - ha detto ancora - opera attraverso personaggi locali che si inseriscono nel gruppo criminale di appartenenza».
«Uno dei modi per far vivere i beni confiscati - ha spiegato Cobianchi - si sperimenta con l'antimafia sociale. Giovani di altri paesi che fanno rumore, che fanno domande e che esportano tutto ciò». Una teoria che condivide anche lo psichiatra Taranto: «In una città come Giovinazzo in cui ci sono appena dieci uomini dell'Arma dei Carabinieri - ha proseguito - bisogna occupare le piazze. Laddove ci sono i cittadini che presidiano le piazze con attività gioiose, non c'è la criminalità».
«Non bisogna riempire i territori di sceriffi, ma di brave persone», ha aggiunto Taranto. «E tenere sempre alta la guardia», ha terminato Cardinali. Perchè la criminalità organizzata non fa sconti a nessuno. Laddove si abbassa la guardia e si distoglie lo sguardo, si creano zone d'ombra in cui mafie e malavitosi riescono in poco tempo ad allungare i propri tentacoli.
L'idea che possa esistere un'isola felice che sia al di fuori da qualsiasi pericolo è sbagliata e dannosa per l'intera comunità di Giovinazzo. Nell'intera terra di Bari è ormai chiaro che le infiltrazioni criminali sono all'ordine del giorno che sembra quasi superfluo parlare di presenza criminale nei singoli territori. Eppure parlarne serve.