Tanti stranieri e settentrionali: ecco perché Giovinazzo piace a primavera

Clima, bellezze artistiche, cibo, ma anche la grande socialità all'origine delle loro vacanze pugliesi

domenica 16 aprile 2017 05.30
A cura di Gianluca Battista
C'erano due francesi, due veneti e due romagnoli. Sembra l'incipit di una barzelletta, ma è quanto ci è capitato nei pressi della medievale chiesa dello Spirito Santo, nel cuore del borgo antico, qualche giorno addietro.

Di quel borgo quei turisti e tanti altri si sono innamorati guardando foto su internet oppure affidandosi a tour operator che pubblicizzano la Puglia in tutto il mondo come una delle regioni in cui si vive meglio.

In queste giornate di festa la Puglia è tornata a far registrare record di presenze ed una voglia di fare turismo destagionalizzato. I francesi sono giunti a Giovinazzo, per esempio, grazie ad amicizie che hanno segnalato loro una pagina Facebook che pubblicizza la nostra cittadina come "perla" della Puglia. Per i cugini d'oltralpe, poi, aprile è uno dei mesi più propizi per stare al caldo del sud Italia, visto che in Francia ci sono due settimane di pausa.

C'è di più, perché a Giovinazzo ed in tutta la ex provincia di Bari sono giunti inglesi e belgi, anche loro attirati dalle allettanti proposte dei tour operator, e russi (tanti russi!). Ma se i primi cercano arte, tradizioni locali e storia, i secondi propendono per buon cibo, momenti conviviali e mare.

Quanto a veneti, lombardi, emiliano-romagnoli e finanche toscani, loro che di arte ne hanno tanta, sono i monumenti ed il bianco dei nostri borghi ad attirare l'attenzione. Di Giovinazzo, ci hanno detto, amano la tranquillità ed un aspetto che al Nord Italia è quasi sconosciuto: il piacere di incontrarsi per strada o in piazza e la volontà di stare insieme. Insomma, per questi turisti, i pugliesi, ed i giovinazzesi in particolare, sono persone che amano la vita e rappresentano alla perfezione la definizione di "animale sociale".

Negli ultimi anni, ci hanno detto, la Puglia ed il nord barese sono poi diventate mete appetibili in primavera per i riti della Settimana Santa, in cui spiccano senz'altro Ruvo di Puglia e Molfetta.

È importante sottolineare, tuttavia, anche alcuni aspetti che continuano a non andare davvero. Se ci si confronta con queste persone, emerge che Giovinazzo è meta turistica, molto più sotto le luci della ribalta rispetto a 15-20 anni fa, ma che ancora in pochi ci soggiornano rispetto al flusso di visite, anche destagionalizzate. Resta quindi una meta da singola giornata da trascorrere in serenità, ma poi si torna a dormire a Trani, a Bari, in Valle d'Itria o addirittura in Salento.

E poi c'è l'aspetto dei servizi, talvolta carenti, così come c'è da lavorare sull'apertura dei luoghi di culto o dei palazzi anche nelle ore centrali della giornata: impossibile vedere turisti delusi, per esempio, perché le chiese non aprono dalle 13.00 alle 17.00.

Migliore, infine, secondo i nostri confronti con la gente che viene da fuori, il rapporto con le attività commerciali di ristorazione che, per fortuna, da parecchio tempo ormai hanno preso a lavorare ininterrottamente rimanendo aperte a pranzo.

C'è ancora da fare per poter ambire ad essere indicati come eccellenza, ma la bellezza dei nostri luoghi e la capacità di accogliere, insita nel nostro modo di essere, sta facendo breccia. Le voci cultura e turismo, chiunque andrà a governare nei prossimi cinque anni, devono restare in cima all'agenda della politica, dunque, perché vanno di pari passo con lo sviluppo economico. Della serie, l'urbanistica è la base della torta, questi ambiti la ciliegina.

Giovinazzo ha avviato un percorso virtuoso in questo senso ed è nettamente in crescita, ma il cerchio deve ancora esser chiuso. I tempi ci sembrano maturi per farlo.