Tajani ad Everest: «Impedire che moschee diventino luogo di reclutamento»

Il Presidente del Parlamento Europeo ha parlato a Giovinazzo anche di terrorismo internazionale

domenica 3 settembre 2017 05.00
A cura di Gianluca Battista
Tante presenze, moltissimi delegati e soprattutto dibattiti intensi all'interno di "Everest017", il campus dei giovani di Forza Italia che si chiuderà oggi presso l'Hotel Riva del Sole di Giovinazzo.

Tra i tanti big della politica nazionale sbarcati in Puglia, c'era anche Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, che ha partecipato ad un incontro sul presente ed il futuro dell'Unione.

Parlando di terrorismo di matrice islamica, tema di strettissima e pressante attualità, Tajani ha raccontato come le organizzazioni internazionali stiano reclutando diversi adepti nei Paesi della zona subsahriana per colpire nel vecchio continente. Stati chiave in questo senso non sarebbero quindi solo le nazioni del Maghreb, ma anche e soprattutto Ciad e Niger, luoghi in cui i terroristi si infiltrano tra le persone che cercano rifugio in Europa per le più disparate ragioni.

Sarebbe dunque necessario controllare attentamente gli ingressi in Europa, «non perché tutti gli immigrati sono terroristi, nient'affatto, ma perché questo è il disegno chiaro dell'Isis».

Tajani ha voluto sottolineare l'importanza di un'azione coordinata per debellare i flussi di danaro verso queste organizzazioni (in questo senso andrebbero implementati controlli anche sul sistema bancario europeo) ed una comunicazione migliore tra i servizi di intelligence e di polizia all'interno dell'Unione, non sempre impeccabile in questi anni come dimostrato da alcuni attentati.

«Ho proposto - ha detto il Presidente del Parlamento Europeo - di creare una sorta di FBI continentale, un sistema di intelligence coordinato che possa colpire al cuore le organizzazioni, rafforzando la collaborazione con Stati Uniti, Israele e Russia».

Poi un passaggio chiave: «Bisogna cambiare il rapporto con l'Islam in Europa - ha sottolineato Tajani - impedendo che le moschee diventino luoghi di reclutamento. Penso sia giusto copiare - ha continuato - modelli di Paesi musulmani come Kurdistan, Giordania o Egitto, dove le moschee chiudono dopo le orazioni ed i discorsi degli Imam (in Egitto) vengono consegnati alle forze di polizia».

Tajani si è spinto oltre, evidenziando come a suo parere sia giusto obbligare gli Imam a predicare nelle lingue della Comunità Europea per impedire anche strumentalizzazioni sul loro operato. L'idea di base è quella di evitare che l'interpretazione falsata di una religione semini terrore ed odio: «È giusto - ha aggiunto - che, con un milione e mezzo di musulmani, ci sia un Islam italiano. La religione resti religione e vi sia libertà di pratica, ma chiunque dice di sparare in nome di Dio, spara contro Dio», ha ammonito.

Interessante anche il passaggio sullo ius soli: «In Italia esiste già una legge - ha detto Tajani - secondo cui al compimento del diciottesimo anno di un cittadino straniero, questi diventa italiano. Non è un momento giusto per parlarne - ha rimarcato il Presidente - visto che siamo in campagna elettorale. Significa voler andare a prendere un po' di voti da coloro che beneficerebbero della legge.

La politica è una cosa seria - ha rincarato la dose -. Le decisioni sulla sorte delle persone non sono argomenti per andarsi a prendere diecimila o ventimila voti. Su questo tema bisogna invece trovare una soluzione a livello comunitario, perché se faccio diventare italiana una persona, quella persona diverrà automaticamente cittadina europea. Si prenderebbero così responsabilità - ha evidenziato Tajani - anche verso altri Paesi ed è per questo che c'è bisogno di una regolamentazione unica continentale.

La soluzione - ha concluso -, anche per quanto riguarda lo ius soli, deve perciò essere europea».

Infine la frase che sintetizza al meglio il pensiero del Presidente del Parlamento Europeo, una sorta di manifesto personale: «Se l'Europa vuole essere rispettata - ha detto Tajani -, non deve rinunciare ad essere se stessa».