Suggestioni lusitane
Ieri sera il concerto in sala San Felice degli "Os Argonautas"
sabato 21 marzo 2015
10.47
Atmosfere latine, sonorità mediterranee e l'eco di un mare che diventa metafora di vita. Questa la sintesi del concerto del gruppo "Os Argonautas", tenutosi ieri sera nella sala San Felice, ad apertura del fine settimana di scoperta e rivalutazione del patrimonio locale voluto dal Fondo Ambiente Italiano. Un evento reso possibile grazie all'Assessorato alla Cultura, guidato da Marianna Paladino, e alla Consulta femminile della Presidentessa Fiorella Grillo, che lo ha inserito nel fitto cartellone del "Marzo... i colori delle donne".
A dare anima alla serata, un alternarsi di ritmi caldi e coinvolgenti, frutto dell'unione della chitarra classica e portoghese di Domenico Lopez, delle percussioni, della fisarmonica di Giovanni Chiapparino, del violoncello e del basso di Alessandro Mazzacane e della chitarra classica ed elettrica di Giulio Vinci. La splendida voce di Federica D'Agostino ha dato vigore e dolcezza allo stesso tempo alle melodie eseguite. Brani propri e della tradizione, con cui la band ha regalato al pubblico un mix di sonorità portoghesi e brasiliane, senza dimenticare il riferimento alla musica d'autore italiana, in una fusione musicale dai netti contorni mediterranei. Nel repertorio proposto, degna di nota è soprattutto la canzone composta per il "Francesco Padre", peschereccio molfettese affondato nel 1994 in circostanze ancora ignote.
Il mare ed il viaggio sono stati lo sfondo perfetto di questo percorso sonoro durato più di un'ora. A svelare il senso della musica degli "Os Argonautas" una delle primissime frasi pronunciate dalla bravissima Federica D'Agostino: «Siamo partiti senza una meta». Il tema del viaggio diventa dunque paradigma dell'esistenza ed è un viaggio misterioso e sconosciuto, che non ha meta. E, come scriveva Pessoa, «se la vita è come il mare, l'importante non è vivere ma navigare». Un pensiero che suggerisce che la vita la si fa vivendo ed andando avventurosamente incontro alla vaghezza e all'indefinitezza del suo stesso procedere. In questa idea, il viaggio racchiude il senso della vita, intesa non come porto sicuro ma come un incerto ed incessante navigare. Ed il pubblico è stato invitato a partecipare a questo viaggio, accettando di abbandonarsi e di perdersi per poi ritrovarsi strada facendo.
Contaminazioni di linguaggi musicali, continue evocazioni ad atmosfere lusitane e sudamericane e rimandi letterari, soprattutto all'opera dello scrittore Fernando Pessoa, hanno fatto cogliere l'accuratissimo lavoro di ricerca culturale nascosto dietro l'esibizione di questi talentuosi artisti.
Il collante tra gli "Os Argonautas" e le "Giornate FAI di Primavera" lo ha spiegato l'Assessore alla Cultura, Marianna Paladino, nell'introduzione alla serata: «Le due parole chiave di queste giornate sono la bellezza e la nostra città. Come il FAI promuove il valore del nostro patrimonio paesaggistico e culturale, allo stesso modo abbiamo voluto creare una vetrina per valorizzare i nostri artisti locali». Una considerazione ribadita dallo stesso Michele Camporeale, referente FAI a Giovinazzo, che, esordendo con la citazione dallo scrittore Fëdor Michajlovič Dostoevskij «la bellezza salverà il mondo», ha ricordato l'importanza della sensibilizzazione alla valorizzazione del nostro patrimonio. Una sensibilizzazione che, secondo l'architetto Camporeale, è sempre più tangibile nella nostra zona, grazie all'impegno del Gruppo d'Azione Locale "Fior d'Olivi" ed al coinvolgimento del Comune di Giovinazzo.
La bellezza della musica e del talento ha riscaldato una sera di marzo ancora un po' fredda ed inaugurato nel migliore dei modi la primavera, come auspicio di rinascita per la nostra città e per l'intero territorio.
A dare anima alla serata, un alternarsi di ritmi caldi e coinvolgenti, frutto dell'unione della chitarra classica e portoghese di Domenico Lopez, delle percussioni, della fisarmonica di Giovanni Chiapparino, del violoncello e del basso di Alessandro Mazzacane e della chitarra classica ed elettrica di Giulio Vinci. La splendida voce di Federica D'Agostino ha dato vigore e dolcezza allo stesso tempo alle melodie eseguite. Brani propri e della tradizione, con cui la band ha regalato al pubblico un mix di sonorità portoghesi e brasiliane, senza dimenticare il riferimento alla musica d'autore italiana, in una fusione musicale dai netti contorni mediterranei. Nel repertorio proposto, degna di nota è soprattutto la canzone composta per il "Francesco Padre", peschereccio molfettese affondato nel 1994 in circostanze ancora ignote.
Il mare ed il viaggio sono stati lo sfondo perfetto di questo percorso sonoro durato più di un'ora. A svelare il senso della musica degli "Os Argonautas" una delle primissime frasi pronunciate dalla bravissima Federica D'Agostino: «Siamo partiti senza una meta». Il tema del viaggio diventa dunque paradigma dell'esistenza ed è un viaggio misterioso e sconosciuto, che non ha meta. E, come scriveva Pessoa, «se la vita è come il mare, l'importante non è vivere ma navigare». Un pensiero che suggerisce che la vita la si fa vivendo ed andando avventurosamente incontro alla vaghezza e all'indefinitezza del suo stesso procedere. In questa idea, il viaggio racchiude il senso della vita, intesa non come porto sicuro ma come un incerto ed incessante navigare. Ed il pubblico è stato invitato a partecipare a questo viaggio, accettando di abbandonarsi e di perdersi per poi ritrovarsi strada facendo.
Contaminazioni di linguaggi musicali, continue evocazioni ad atmosfere lusitane e sudamericane e rimandi letterari, soprattutto all'opera dello scrittore Fernando Pessoa, hanno fatto cogliere l'accuratissimo lavoro di ricerca culturale nascosto dietro l'esibizione di questi talentuosi artisti.
Il collante tra gli "Os Argonautas" e le "Giornate FAI di Primavera" lo ha spiegato l'Assessore alla Cultura, Marianna Paladino, nell'introduzione alla serata: «Le due parole chiave di queste giornate sono la bellezza e la nostra città. Come il FAI promuove il valore del nostro patrimonio paesaggistico e culturale, allo stesso modo abbiamo voluto creare una vetrina per valorizzare i nostri artisti locali». Una considerazione ribadita dallo stesso Michele Camporeale, referente FAI a Giovinazzo, che, esordendo con la citazione dallo scrittore Fëdor Michajlovič Dostoevskij «la bellezza salverà il mondo», ha ricordato l'importanza della sensibilizzazione alla valorizzazione del nostro patrimonio. Una sensibilizzazione che, secondo l'architetto Camporeale, è sempre più tangibile nella nostra zona, grazie all'impegno del Gruppo d'Azione Locale "Fior d'Olivi" ed al coinvolgimento del Comune di Giovinazzo.
La bellezza della musica e del talento ha riscaldato una sera di marzo ancora un po' fredda ed inaugurato nel migliore dei modi la primavera, come auspicio di rinascita per la nostra città e per l'intero territorio.