Stop al mondo dello spettacolo: la nostra chiacchierata con Maria Pia Piscitelli

Il soprano giovinazzese si è aperta, analizzando il momento storico che sta vivendo il suo settore

domenica 28 febbraio 2021
A cura di Marzia Morva
Per i lavoratori dello spettacolo, a causa del protrarsi dell'emergenza Covid, continua il periodo di difficoltà, vista l'assenza o la ridotta possibilità di portare in scena attività con presenza di pubblico.
Per questo settore lavorativo le difficoltà dal marzo del 2020 sono ancora tante e la situazione almeno per il momento non presenta spiragli risolutivi. Tutti gli artisti che svolgono questa professione stanno pagando un conto salato a questo periodo che si sta prolungando più del previsto. I lavoratori dello spettacolo sono scesi in piazza, qualche giorno fa, in molte città italiane, con la speranza di far ascoltare la loro voce in attesa della ripresa dell'attività, rivendicando il diritto a ripartire nel rispetto dei protocolli di sicurezza anti-Covid.

Di questo momento di stop, ne abbiamo parlato con il celebre soprano, originario di Giovinazzo, Maria Pia Piscitelli, nota in tutto il mondo e che ringraziamo per la cortese disponibilità. Le abbiamo chiesto che significato sta assumendo per lei il prolungarsi di questa vita sospesa senza calcare le scene di grandi teatri.

«Il protrarsi di questa indefinibile condizione dell'esistenza causata dal coronavirus, mi sta mettendo a dura prova- ci ha subito detto la cantante lirica -. Immagino che dover fronteggiare questa situazione sia stato difficile per chiunque, perché l'isolamento ha costretto la maggior parte delle persone a un contatto forzato con la propria interiorità e tale introspezione non sempre è piacevole, anzi trovo che nel migliore dei casi faccia risaltare le proprie componenti luminose, ma c'è il rischio che anche le zone d'ombra diventino preponderanti. Probabilmente è per questo che non tutti sono stati in grado di tirar fuori il meglio si sé, quella che abbiamo imparato a chiamare "resilienza", parola di gran moda oggigiorno. Io dal canto mio - ha proseguito l'amabile artista -, scherzando appunto sulla mia professione, posso dire che sono sempre stata abituata alla solitudine costruttiva, presupposto essenziale per delineare il carattere del personaggio da portare in scena, oltre che normale conseguenza della vita di tutti coloro che fanno teatro, i quali si trovano spesso e volentieri si trovano a dover trascorrere mesi in città poco familiari, costruendo delle magnifiche relazioni che partono appunto dall'unione delle proprie solitudini. Ecco, concludendo, non ho mai avvertito il peso o anche la stessa paura della solitudine - è stata la sua sottolineatura -, bensì ciò che pesa terribilmente è la limitazione della propria libertà. È un conto salatissimo, benché assolutamente necessario: se non c'è la salute, anche tutto il resto non può sussistere».

E pensando ad un ripristino e ad una ripartenza dei cartelloni e della programmazione, si spera quanto prima, di una vita normale abbiamo parlato con lei di sogni nel cassetto...

«Per fortuna e, se si può dire, anche per merito - ci ha risposto con la consueta schiettezza -, non ho sogni nel cassetto legati strettamente alla mia individualità; ho cercato di realizzare il più possibile tutti i progetti che in cuor mio avevo dapprima sperato e che, con grande spirito di dedizione, si sono concretizzati nel corso degli anni. Il mio sogno si realizza costantemente ogni qual volta mi sento in grado di soddisfare me stessa - ha evidenziato Maria Pia Piscitelli - e consequenzialmente di appagare coloro che hanno il piacere e il gusto di seguirmi, ma considerando la situazione contingente il mio "sognare" è più strettamente connesso alla speranza di poter uscire al più presto da questo indefinibile limbo. È un augurio che faccio a tutti i miei colleghi, alla gente che lavora nel mondo dello spettacolo e anche a tutti coloro che hanno sempre mantenuto un contatto vivo e diretto con la cultura. A questo proposito, mi permetto di dire che probabilmente non esista nulla che sia, appunto, più diretto e immediato del teatro. Dunque tutti noi non vediamo l'ora di poter tornare a vivere quella magia che si crea tra gli artisti che danno vita a uno spettacolo e il pubblico. È uno scambio di energie - ha voluto rimarcare - che mi manca terribilmente e vorrei tornare a goderne quanto prima: credo che sia proprio questo il sogno che in qualche modo accomuna tutti noi».

Di cosa si occupa, in questo momento di pausa dall'attività, un'artista celebre nel mondo che ha cantato nei teatri più prestigiosi? Lo scopriamo dalle parole del soprano di Giovinazzo.
«La prospettiva della ripresa è sempre viva e quindi i progetti futuri non mancano affatto, ma dobbiamo navigare un po' "a vista", dal momento che non conosciamo quanto possa durare il protrarsi di questo stato d'emergenza. E così, sebbene io continui a tenere al caldo i bei progetti lavorativi, ne sto approfittando per riscoprire la bellezza di una creatività tout court: durante il primo lockdown, l'ars culinaria ha davvero spopolato ed effettivamente anch'io mi sono dedicata alla cucina e, tenendomi in contatto telematico con le mie amiche e colleghe, ho raffinato le tecniche della pasticceria. Ho anche riscoperto quanto sia piacevole rimanere a casa - è stata la riflessione -: la dimora di ciascuno di noi è un po' un "reame", quindi sto cercando di apportare qualche piccola miglioria nell'arredamento.
Effettivamente - è stata la chiusa -, tutto il tempo del quale dobbiamo forzatamente disporre, sta diventando davvero un'occasione per avere cura anche delle proprie cose, in maniera speculare al benessere della propria interiorità».

La carriera del soprano giovinazzese Maria Pia Piscitelli, che porta alto il nome della nostra città in tutto il mondo, è cara alle pagine del nostro quotidiano. E noi continueremo a scandagliare il mondo dello spettacolo, come già fatto in passato, incontrando virtualmente altri artisti, per mantenere vivo il contatto con loro, in questo momento storico particolare. In attesa di una rinascita collettiva che non deve tardare ad arrivare.