Stalking dopo la fine della relazione? «Non ha commesso il fatto», assolto un 36enne
Al processo è stata accolta la tesi della difesa. Due anni fa, l’inchiesta aperta in seguito alla denuncia di una 29enne
giovedì 11 giugno 2020
Sono cadute le accuse di lesioni personali e di stalking nel processo in cui era imputato un 36enne di Giovinazzo, che ha ottenuto quello che ha sempre sperato di ottenere: giustizia e verità. Due anni fa, l'inchiesta si è aperta in seguito alla denuncia della ex, una 29enne di Molfetta. Nulla di vero in quegli atti.
A sancire la sua estraneità rispetto alle contestazioni che gli sono state mosse è stato il giudice Filomena Sara De Rosa del Tribunale di Trani che, al termine di una complessa e perigliosa istruttoria dibattimentale, ha condiviso la tesi dei difensori, gli avvocati Carlo Giotti e Tiziano Tedeschi, e ha assolto l'imputato con la formula ampiamente liberatoria: «per non aver commesso il fatto». Sullo sfondo della vicenda ci sarebbero attriti dopo la fine della relazione.
La 29enne, infatti, ospite all'interno di una struttura protetta di Molfetta, aveva denunciato ai Carabinieri che, nel corso dell'autunno del 2018, a Barletta, il 36enne «con condotte reiterate», l'avrebbe molestata e minacciata in modo da cagionarle «un grave e perdurante stato di ansia e di paura nonché - sempre secondo la versione della presunta vittima smentita però dalla decisione dell'Autorità Giudiziaria - il timore per la propria e l'altrui incolumità».
In particolare, «non accettando la fine della relazione - è scritto negli atti ufficiali - si appostava nei luoghi dalla stessa frequentati». E ancora: «Il 27 ottobre 2018 la seguiva con la propria autovettura e l'afferrava per un braccio tentando di farla salire a bordo della propria vettura. In tal modo le cagionava lesioni personali e una prognosi di 10 giorni». Non solo: è stato inutile il suo tentativo di mettere fine a quel legame perché lui la perseguitava.
«il 31 ottobre 2018 - ha detto ancora la 29enne puntando l'indice contro il 36enne, a cui è stato applicato il divieto di avvicinamento alla donna - si presentava nei pressi della struttura protetta e tentava di avvicinarsi alla donna che repentinamente rientrava all'interno». Insomma, pedinamenti, appostamenti, accuse (lesioni personali e stalking) e sullo sfondo il classico copione che l'uomo abbandonato mette in atto quando non vuol alzare bandiera bianca.
Tuttavia l'indagine ha portato ad altri risultati. Le accuse della 29enne che hanno portato il 36enne in aula non hanno retto nel processo che s'è chiuso con la sua assoluzione. Ora che è finito - in attesa del secondo filone di indagine che invece ipotizza un reato ben più grave - può tirare un sospiro di sollievo.
A sancire la sua estraneità rispetto alle contestazioni che gli sono state mosse è stato il giudice Filomena Sara De Rosa del Tribunale di Trani che, al termine di una complessa e perigliosa istruttoria dibattimentale, ha condiviso la tesi dei difensori, gli avvocati Carlo Giotti e Tiziano Tedeschi, e ha assolto l'imputato con la formula ampiamente liberatoria: «per non aver commesso il fatto». Sullo sfondo della vicenda ci sarebbero attriti dopo la fine della relazione.
La 29enne, infatti, ospite all'interno di una struttura protetta di Molfetta, aveva denunciato ai Carabinieri che, nel corso dell'autunno del 2018, a Barletta, il 36enne «con condotte reiterate», l'avrebbe molestata e minacciata in modo da cagionarle «un grave e perdurante stato di ansia e di paura nonché - sempre secondo la versione della presunta vittima smentita però dalla decisione dell'Autorità Giudiziaria - il timore per la propria e l'altrui incolumità».
In particolare, «non accettando la fine della relazione - è scritto negli atti ufficiali - si appostava nei luoghi dalla stessa frequentati». E ancora: «Il 27 ottobre 2018 la seguiva con la propria autovettura e l'afferrava per un braccio tentando di farla salire a bordo della propria vettura. In tal modo le cagionava lesioni personali e una prognosi di 10 giorni». Non solo: è stato inutile il suo tentativo di mettere fine a quel legame perché lui la perseguitava.
«il 31 ottobre 2018 - ha detto ancora la 29enne puntando l'indice contro il 36enne, a cui è stato applicato il divieto di avvicinamento alla donna - si presentava nei pressi della struttura protetta e tentava di avvicinarsi alla donna che repentinamente rientrava all'interno». Insomma, pedinamenti, appostamenti, accuse (lesioni personali e stalking) e sullo sfondo il classico copione che l'uomo abbandonato mette in atto quando non vuol alzare bandiera bianca.
Tuttavia l'indagine ha portato ad altri risultati. Le accuse della 29enne che hanno portato il 36enne in aula non hanno retto nel processo che s'è chiuso con la sua assoluzione. Ora che è finito - in attesa del secondo filone di indagine che invece ipotizza un reato ben più grave - può tirare un sospiro di sollievo.