Sparita la sedia rossa simbolo della lotta contro la violenza sulle donne
Una bravata o un atto vandalico stigmatizzato dagli studenti giovinazzesi
lunedì 26 novembre 2018
06.00
In un weekend, come quello appena trascorso, pregno di contenuti, anche a tinte forti, contro la violenza sulle donne, dobbiamo darvi conto di una notizia che ha lasciato in noi l'amaro in bocca. La sedia rossa simbolo, simbolo della lotta, posta in piazza Vittorio Emanuele II al termine della marcia del 17 novembre, è sparita.
A darcene conto il rappresentante d'istituto del Liceo "Matteo Spinelli", Domenico Goffredo, tra i promotori dell'iniziativa: «La sedia rossa è stata rubata o, diciamola in termini meno scandalosi, sottratta. Il nostro - ha sottolineato lo studente liceale - vuol essere sia un appello per cercare di riaverla, un messaggio di denuncia per far capire che, nonostante si parli tanto del "femminicidio", c'è ancora molta noncuranza, superficialità e mancanza di rispetto verso la tematica stessa ed i suoi contenuti. Nel mio ruolo di rappresentante di istituto - ha continuato - riporto il dispiacere degli studenti del Liceo di Giovinazzo "M.Spinelli" e dell'istituto IPSIA "A.Banti", che dinanzi ad un iniziale entusiasmo e compattezza per far sentire viva la voce dei giovani su queste tematiche così importanti, sono costretti a constatare tanta pochezza».
La sedia, insieme alle scarpe rosse e al segno rosso sul viso con il rossetto (che molti avranno visto anche sui campi di calcio di serie A nello scorso fine settimana, ndr), sono simboli che hanno contraddistinto le iniziative a carattere sociale di sensibilizzazione verso una drammatica problematica, divenuta una vera e propria piaga sociale. La sedia rossa che sta ad indicare un "posto occupato", rappresenta la vicinanza alle donne vittime di violenza. Si tratta di un simbolo dal forte contenuto perché ognuna di quelle donne, prima di essere uccise da un uomo, occupava un posto nella società, sul lavoro, a teatro come a scuola.
La sedia rossa è sparita. Era stata chiesta autorizzazione al Comune di Giovinazzo per collocarla in quel luogo così centrale ed ora non c'è più. Un affronto non solo alle donne, ma a tutte le persone che credono in questa battaglia di civiltà.
Accogliamo il dispiacere degli studenti, che condividiamo in toto, perché inutili bravate come questa che vi raccontiamo, minano il loro impegno e quello della comunità intera su una tematica di tale portata. Qualcuno dovrà farsi un serissimo esame di coscienza.
A darcene conto il rappresentante d'istituto del Liceo "Matteo Spinelli", Domenico Goffredo, tra i promotori dell'iniziativa: «La sedia rossa è stata rubata o, diciamola in termini meno scandalosi, sottratta. Il nostro - ha sottolineato lo studente liceale - vuol essere sia un appello per cercare di riaverla, un messaggio di denuncia per far capire che, nonostante si parli tanto del "femminicidio", c'è ancora molta noncuranza, superficialità e mancanza di rispetto verso la tematica stessa ed i suoi contenuti. Nel mio ruolo di rappresentante di istituto - ha continuato - riporto il dispiacere degli studenti del Liceo di Giovinazzo "M.Spinelli" e dell'istituto IPSIA "A.Banti", che dinanzi ad un iniziale entusiasmo e compattezza per far sentire viva la voce dei giovani su queste tematiche così importanti, sono costretti a constatare tanta pochezza».
La sedia, insieme alle scarpe rosse e al segno rosso sul viso con il rossetto (che molti avranno visto anche sui campi di calcio di serie A nello scorso fine settimana, ndr), sono simboli che hanno contraddistinto le iniziative a carattere sociale di sensibilizzazione verso una drammatica problematica, divenuta una vera e propria piaga sociale. La sedia rossa che sta ad indicare un "posto occupato", rappresenta la vicinanza alle donne vittime di violenza. Si tratta di un simbolo dal forte contenuto perché ognuna di quelle donne, prima di essere uccise da un uomo, occupava un posto nella società, sul lavoro, a teatro come a scuola.
La sedia rossa è sparita. Era stata chiesta autorizzazione al Comune di Giovinazzo per collocarla in quel luogo così centrale ed ora non c'è più. Un affronto non solo alle donne, ma a tutte le persone che credono in questa battaglia di civiltà.
Accogliamo il dispiacere degli studenti, che condividiamo in toto, perché inutili bravate come questa che vi raccontiamo, minano il loro impegno e quello della comunità intera su una tematica di tale portata. Qualcuno dovrà farsi un serissimo esame di coscienza.