Spaccio nella Villa, il Gip attenua le misure per 4 pusher
Due 19enni, un 27enne ed un 44enne possono tornare a Giovinazzo
martedì 10 novembre 2015
12.45
Ad undici giorni dall'esecuzione di sette ordinanze applicative della misura cautelare del divieto di dimora e di accesso nel territorio di Giovinazzo nei confronti di altrettanti presunti pusher, che, secondo gli inquirenti, gestivano un'attività di spaccio di sostanze stupefacenti nella Villa Comunale, il gip della Procura della Repubblica di Bari, Alessandra Susca, ha accolto la richiesta di modifica del dispositivo emesso nei confronti di due 19enni, un 27enne ed un 44enne.
Il provvedimento, contro cui si erano opposti gli avvocati difensori Giuseppe Giulitto, Francesco Mastro e Tiziano Tedeschi, risale al 29 ottobre scorso ed era arrivato al termine delle indagini dei Carabinieri della locale Stazione su una lunga e complessa attività info-investigativa sullo spaccio al minuto di sostanze stupefacenti (hashish e marijuana) a giovani, giovanissimi e ad abituali assuntori di mezza età.
Ieri mattina, il giudice per le indagini preliminari ha sostituito il divieto di dimora e di accesso nel territorio di Giovinazzo con l'obbligo di dimora, una misura meno afflittiva: i due 19enni, il 27enne ed il 44enne, infatti, possono tornare in città, ma le misure cautelari personali imposte dal gip Alessandra Susca sono categoriche: tra le ore 21.00 e le ore 07.00 non possono uscire di casa.
Inoltre non possono frequentare l'area verde intitolata a Giuseppe Palombella ed il parco Giovanni Scianatico (luoghi, secondo gli inquirenti, dove avveniva l'attività di spaccio di sostanze stupefacenti). Non solo. I quattro pusher hanno anche l'obbligo di mantenere, dai succitati luoghi, una distanza non inferiore ai 200 metri.
«Il 19enne che assisto - dice l'avvocato Mastro - ha ottenuto l'attenuazione della misura dopo che ho fatto notare alcune incongruenze nelle indagini e insufficienze probatorie». Secondo Tedeschi, invece, che difende due ragazzi di 19 e di 27 anni, «la revoca del provvedimento adottato è fondata».
«Le accuse mosse dalla Procura della Repubblica, dopo un'attenta ed analitica lettura degli atti, - termina Mastro - hanno dimostrato la loro debolezza. Va chiarito che invero nessuna perquisizione ha mai portato esito positivo e le dichiarazioni dei consumatori di sostanza stupefacente sono assolutamente generiche e per nulla indizianti. L'attività difensiva attenta e intensa ha potuto far emergere una realtà molto diversa da quella prospettata dagli inquirenti».
Il provvedimento, contro cui si erano opposti gli avvocati difensori Giuseppe Giulitto, Francesco Mastro e Tiziano Tedeschi, risale al 29 ottobre scorso ed era arrivato al termine delle indagini dei Carabinieri della locale Stazione su una lunga e complessa attività info-investigativa sullo spaccio al minuto di sostanze stupefacenti (hashish e marijuana) a giovani, giovanissimi e ad abituali assuntori di mezza età.
Ieri mattina, il giudice per le indagini preliminari ha sostituito il divieto di dimora e di accesso nel territorio di Giovinazzo con l'obbligo di dimora, una misura meno afflittiva: i due 19enni, il 27enne ed il 44enne, infatti, possono tornare in città, ma le misure cautelari personali imposte dal gip Alessandra Susca sono categoriche: tra le ore 21.00 e le ore 07.00 non possono uscire di casa.
Inoltre non possono frequentare l'area verde intitolata a Giuseppe Palombella ed il parco Giovanni Scianatico (luoghi, secondo gli inquirenti, dove avveniva l'attività di spaccio di sostanze stupefacenti). Non solo. I quattro pusher hanno anche l'obbligo di mantenere, dai succitati luoghi, una distanza non inferiore ai 200 metri.
«Il 19enne che assisto - dice l'avvocato Mastro - ha ottenuto l'attenuazione della misura dopo che ho fatto notare alcune incongruenze nelle indagini e insufficienze probatorie». Secondo Tedeschi, invece, che difende due ragazzi di 19 e di 27 anni, «la revoca del provvedimento adottato è fondata».
«Le accuse mosse dalla Procura della Repubblica, dopo un'attenta ed analitica lettura degli atti, - termina Mastro - hanno dimostrato la loro debolezza. Va chiarito che invero nessuna perquisizione ha mai portato esito positivo e le dichiarazioni dei consumatori di sostanza stupefacente sono assolutamente generiche e per nulla indizianti. L'attività difensiva attenta e intensa ha potuto far emergere una realtà molto diversa da quella prospettata dagli inquirenti».