Sorpresi a rubare cavi elettrici: arrestati e subito liberati
Manette per due giovinazzesi. Rimessi in libertà dopo il patteggiamento della pena
mercoledì 30 novembre 2016
08.30
Cavi elettrici e tubi in rame. Sono stati sorpresi a rubare e sono finiti nelle maglie della giustizia. Due giovinazzesi, uno dei due già gravato da una serie di precedenti di polizia, sono stati arrestati dai Carabinieri della locale Stazione e dopo aver chiesto ed ottenuto il patteggiamento sono stati rimessi in libertà.
Nel pomeriggio del 17 novembre scorso, si sono introdotti all'interno della stazione cittadina per rubare cavi elettrici e tubi in rame posti lungo la linea ferroviaria. Il piano avrebbero dovuto eseguirlo in fretta. I due erano impegnati ad accatastare cavi e tubi, non erano operai ma ladri. I dipendenti dell'azienda al lavoro lungo la tratta, dopo aver visto la scena, si sono subito precipitati per bloccare i banditi. Ne è nata una colluttazione tra gli operai e i ladri, poi riusciti a dileguarsi a bordo di una Fiat Punto.
Alcuni testimoni, però, sono riusciti a prendere il numero di targa dell'auto sulla quale erano fuggiti i due. Indicazione che si è rivelata fondamentale per i militari che li hanno subito individuati: un 34enne ed un 33enne, il primo già noto alle forze dell'ordine, il secondo dalla fedina penale immacolata, sono stati condotti in caserma dove, sentito il parere del pm di turno presso la Procura della Repubblica di Bari, sono stati arrestati e ristretti ai domiciliari con l'accusa di tentata rapina impropria.
La mattina successiva, presso il Tribunale del capoluogo, si è celebrato il processo per direttissima: i due giovinazzesi, ambedue difesi dall'avvocato Mario Mongelli, hanno chiesto ed ottenuto il patteggiamento della pena, mentre il giudice Chiara Civitano, letti gli atti, dopo aver derubricato l'accusa di reato da tentata rapina impropria a furto aggravato e dopo aver deciso di non applicare alcuna misura custodiale a carico dei due imputati, ne ha ordinato l'immediata remissione in libertà.
Non è la prima volta che il lavoro delle forze dell'ordine, finalizzato ad applicare la legge e a garantire un maggiore livello di sicurezza in città, viene vanificato dalle decisioni della magistratura, al quale spetta il diritto di muoversi nelle maglie elastiche della normativa in materia.
Nel pomeriggio del 17 novembre scorso, si sono introdotti all'interno della stazione cittadina per rubare cavi elettrici e tubi in rame posti lungo la linea ferroviaria. Il piano avrebbero dovuto eseguirlo in fretta. I due erano impegnati ad accatastare cavi e tubi, non erano operai ma ladri. I dipendenti dell'azienda al lavoro lungo la tratta, dopo aver visto la scena, si sono subito precipitati per bloccare i banditi. Ne è nata una colluttazione tra gli operai e i ladri, poi riusciti a dileguarsi a bordo di una Fiat Punto.
Alcuni testimoni, però, sono riusciti a prendere il numero di targa dell'auto sulla quale erano fuggiti i due. Indicazione che si è rivelata fondamentale per i militari che li hanno subito individuati: un 34enne ed un 33enne, il primo già noto alle forze dell'ordine, il secondo dalla fedina penale immacolata, sono stati condotti in caserma dove, sentito il parere del pm di turno presso la Procura della Repubblica di Bari, sono stati arrestati e ristretti ai domiciliari con l'accusa di tentata rapina impropria.
La mattina successiva, presso il Tribunale del capoluogo, si è celebrato il processo per direttissima: i due giovinazzesi, ambedue difesi dall'avvocato Mario Mongelli, hanno chiesto ed ottenuto il patteggiamento della pena, mentre il giudice Chiara Civitano, letti gli atti, dopo aver derubricato l'accusa di reato da tentata rapina impropria a furto aggravato e dopo aver deciso di non applicare alcuna misura custodiale a carico dei due imputati, ne ha ordinato l'immediata remissione in libertà.
Non è la prima volta che il lavoro delle forze dell'ordine, finalizzato ad applicare la legge e a garantire un maggiore livello di sicurezza in città, viene vanificato dalle decisioni della magistratura, al quale spetta il diritto di muoversi nelle maglie elastiche della normativa in materia.