Sigilli allo scavo archeologico di via Marina: chi ha spostato la colonna?
L'area è stata sequestrata dai Carabinieri: lo spostamento è avvenuto senza l'autorizzazione della Soprintendenza
martedì 9 marzo 2021
07.00
Scattano i sigilli allo scavo archeologico di via Marina, a Giovinazzo. I Carabinieri hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo: l'antica colonna (un manufatto spezzato in due parti, nda), rinvenuta il 14 gennaio 2020 nel corso di uno scavo idrico, è stata spostata senza l'autorizzazione della Soprintendenza.
Per questo motivo i militari del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale, che opera alle dipendenze funzionali del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, un mese fa, dopo aver bloccato i lavori, hanno sequestrato l'area ai sensi dell'articolo 354 del codice di procedura penale: la colonna, di epoca non ancora databile, ma quasi certamente precedente alla costruzione della Cattedrale, risalente al XII secolo, è stata scoperta durante dei lavori privati di allaccio alla rete idrica.
Un semplice scavo dell'Acquedotto Pugliese, dunque, s'è rivelato il mezzo per arrivare ad una scoperta interessante da un punto di vista archeologico. L''area, ben presto debitamente circoscritta, è stata subito sottoposta a vincolo da parte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, ipotizzando la necessità di ampliare lo scavo e di comprendere se quella colonna, che sarà restaurata, sia inserita o meno in un più ampio complesso.
In un anno nulla è stato fatto, mentre qualcuno, senza autorizzazione, ha spostato la colonna. Chi è stato? E perché? Indagini febbrili, tutt'altro che concluse. Lo si intuisce dal gran lavoro degli uomini del maggiore Giovanni Di Bella che hanno avviato accertamenti e rilievi per provare a rispondere a questi interrogativi.
Per questo motivo i militari del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale, che opera alle dipendenze funzionali del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, un mese fa, dopo aver bloccato i lavori, hanno sequestrato l'area ai sensi dell'articolo 354 del codice di procedura penale: la colonna, di epoca non ancora databile, ma quasi certamente precedente alla costruzione della Cattedrale, risalente al XII secolo, è stata scoperta durante dei lavori privati di allaccio alla rete idrica.
Un semplice scavo dell'Acquedotto Pugliese, dunque, s'è rivelato il mezzo per arrivare ad una scoperta interessante da un punto di vista archeologico. L''area, ben presto debitamente circoscritta, è stata subito sottoposta a vincolo da parte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, ipotizzando la necessità di ampliare lo scavo e di comprendere se quella colonna, che sarà restaurata, sia inserita o meno in un più ampio complesso.
In un anno nulla è stato fatto, mentre qualcuno, senza autorizzazione, ha spostato la colonna. Chi è stato? E perché? Indagini febbrili, tutt'altro che concluse. Lo si intuisce dal gran lavoro degli uomini del maggiore Giovanni Di Bella che hanno avviato accertamenti e rilievi per provare a rispondere a questi interrogativi.