Xylella, Sicolo: «Istituzioni intervengano per salvare il più grande patrimonio olivicolo mondiale»
Oliveti Terra di Bari chiede chiarezza ed azione per contrastare il focolaio nella Bat
sabato 19 dicembre 2020
«Da dove vengono le piante infette di Canosa? Da quanto tempo sono presenti lì? È possibile che altre piante simili, magari apparentemente asintomatiche, siano in giro per l'Italia e per la Puglia, con il rischio concreto di diffondere la xylella e distruggere il patrimonio olivicolo italiano?»
È quanto chiede Gennaro Sicolo, Presidente di Oliveti Terra di Bari, associazione che racchiude le cooperative olivicole di diverse località del nord barese, sul focolaio a Canosa.
«Queste sono le domande a cui bisogna dare risposte rapide per non rivivere la storia drammatica di Gallipoli, con la distruzione del Salento partita proprio da piante ornamentali infette in un vivaio - spiega Sicolo -. Le istituzioni dispongano interventi drastici, ma purtroppo necessari, sulla struttura, per ricostruire la filiera del contagio, e allo stesso tempo rafforzino i controlli per evitare che piante, uomini e mezzi possano trasmettere il batterio non solo in Puglia, ma in tutta Italia, con i loro spostamenti».
«Per cercare di arginare l'avanzata del batterio e provare a salvare il più grande patrimonio olivicolo mondiale rappresentato dalle province di Bari e Bat servono decisioni forti, responsabilità e serietà, sia da parte delle istituzioni, che devono moltiplicare i monitoraggi, sia da parte di agricoltori e vivaisti», conclude Sicolo.
È quanto chiede Gennaro Sicolo, Presidente di Oliveti Terra di Bari, associazione che racchiude le cooperative olivicole di diverse località del nord barese, sul focolaio a Canosa.
«Queste sono le domande a cui bisogna dare risposte rapide per non rivivere la storia drammatica di Gallipoli, con la distruzione del Salento partita proprio da piante ornamentali infette in un vivaio - spiega Sicolo -. Le istituzioni dispongano interventi drastici, ma purtroppo necessari, sulla struttura, per ricostruire la filiera del contagio, e allo stesso tempo rafforzino i controlli per evitare che piante, uomini e mezzi possano trasmettere il batterio non solo in Puglia, ma in tutta Italia, con i loro spostamenti».
«Per cercare di arginare l'avanzata del batterio e provare a salvare il più grande patrimonio olivicolo mondiale rappresentato dalle province di Bari e Bat servono decisioni forti, responsabilità e serietà, sia da parte delle istituzioni, che devono moltiplicare i monitoraggi, sia da parte di agricoltori e vivaisti», conclude Sicolo.