Sesso per la prova d'avvocato. Assolto ex funzionario della Corte d'Appello
Angelo Scivetti è stato scagionato «perché il fatto non sussiste». La donna che l'accusava è stata condannata a pagare le spese processuali
mercoledì 29 giugno 2022
10.00
Condannato in primo grado, assolto con formula piena in appello «perché il fatto non sussiste». Protagonista della vicenda l'ex funzionario della Corte di Appello di Bari, attualmente in pensione, Angelo Scivetti, accusato di aver chiesto prestazioni sessuali e denaro ad una aspirante avvocatessa, promettendole in cambio - era l'accusa - il superamento delle prove orali dell'esame di abilitazione professionale.
Il fatto contestato, rimasto al livello della richiesta e del rifiuto, risale al 2014. Al centro del fascicolo, che include le registrazioni e la testimonianza dell'allora compagno di lei, ci sono le prove orali (il secondo step della selezione, nda) del concorso per l'abilitazione alla professione di avvocato.
Scivetti - gli contestava la Procura di Bari - avrebbe tentato di indurre la donna a ripagare, in natura o con la somma di 10mila euro, l'aiuto che l'ex funzionario avrebbe potuto fornirle per superare la prova. Un aiuto che la candidata, di Bari, non avrebbe accettato.
Il 5 ottobre dello scorso anno, la sentenza: la prima sezione penale del Tribunale di Bari derubricò il reato contestato da tentata concussione in tentata induzione indebita a dare o promettere utilità, condannando, con pena sospesa, l'ex funzionario. Il co-imputato, invece, Alfredo Fazzini, un uomo che gravita negli ambienti giudiziari con un passato da avvocato, fu invece scagionato «perché il fatto non costituisce reato».
Scivetti, difeso dagli avvocati Mariano Fiore e Michele Laforgia, ha proposto appello e ieri la terza sezione della Corte d'Appello di Bari ha ribaltato la sentenza di condanna alla pena di 2 anni di reclusione che gli era stata inflitta in primo grado, assolvendo il 69enne pensionato «perché il fatto non sussiste» e confermando l'assoluzione del co-imputato, Fazzini, difeso dall'avvocato Rosario Cristini, che era ritenuto il tramite tra Scivetti e la donna.
L'attività dei Carabinieri, che hanno ricostruito un caso apparso delicato, coordinata dal sostituto procuratore Antonino Lupo e successivamente ereditata dal pm Savina Toscani, è partita dopo la denuncia della donna, a cui il Tribunale di Bari aveva riconosciuto un risarcimento danni quantificato in 10mila euro, adesso revocato dalla Corte di Appello che ha anche condannato la donna al pagamento delle spese processuali.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
Il fatto contestato, rimasto al livello della richiesta e del rifiuto, risale al 2014. Al centro del fascicolo, che include le registrazioni e la testimonianza dell'allora compagno di lei, ci sono le prove orali (il secondo step della selezione, nda) del concorso per l'abilitazione alla professione di avvocato.
Scivetti - gli contestava la Procura di Bari - avrebbe tentato di indurre la donna a ripagare, in natura o con la somma di 10mila euro, l'aiuto che l'ex funzionario avrebbe potuto fornirle per superare la prova. Un aiuto che la candidata, di Bari, non avrebbe accettato.
Il 5 ottobre dello scorso anno, la sentenza: la prima sezione penale del Tribunale di Bari derubricò il reato contestato da tentata concussione in tentata induzione indebita a dare o promettere utilità, condannando, con pena sospesa, l'ex funzionario. Il co-imputato, invece, Alfredo Fazzini, un uomo che gravita negli ambienti giudiziari con un passato da avvocato, fu invece scagionato «perché il fatto non costituisce reato».
Scivetti, difeso dagli avvocati Mariano Fiore e Michele Laforgia, ha proposto appello e ieri la terza sezione della Corte d'Appello di Bari ha ribaltato la sentenza di condanna alla pena di 2 anni di reclusione che gli era stata inflitta in primo grado, assolvendo il 69enne pensionato «perché il fatto non sussiste» e confermando l'assoluzione del co-imputato, Fazzini, difeso dall'avvocato Rosario Cristini, che era ritenuto il tramite tra Scivetti e la donna.
L'attività dei Carabinieri, che hanno ricostruito un caso apparso delicato, coordinata dal sostituto procuratore Antonino Lupo e successivamente ereditata dal pm Savina Toscani, è partita dopo la denuncia della donna, a cui il Tribunale di Bari aveva riconosciuto un risarcimento danni quantificato in 10mila euro, adesso revocato dalla Corte di Appello che ha anche condannato la donna al pagamento delle spese processuali.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.