Sarah, ovvero l'inclusione

Parole e immagini per raccontare una città che con la sua gente sa tenere insieme storie di tutti

martedì 19 novembre 2019 19.33
Parole e immagini per raccontare una città che con la sua gente sa tenere insieme storie di tutti e di ciascuno. Con umanità e competenza. Come il caso di Sarah e tante altre storie belle raccontate su La Piazza di dicembre, in edicola da questa sera.

Siamo a Giovinazzo, arca di pace e di accoglienza. Eppure non sempre è stato così. Non sono lontani i tempi in cui don Tonino Bello era costretto a redarguire la sua comunità di fedeli con quell'esempio di poesia civile che è «Caro marocchino». A noi ragazzi di allora ce l'avevano fatta imparare a memoria.

Quelli erano tempi in cui, tristemente, gli episodi di violenza razziale erano all'ordine del giorno, Nelson Mandela era ancora in carcere, il Napoli di Maradona non poteva andare a giocare a Verona o Torino senza che dagli spalti non fioccassero striscioni come «terroni» o «colera».

E succedeva anche ai giovinazzesi dell'AFP di capitan Frasca quando scendeva in pista a Novara, Lodi e Monza. Troppe cose non sono cambiate da allora, basti pensare agli ultimi buu al Bentegodi di Verona nei confronti di Balotelli, calciatore italiano dalla pelle scura.

Dietro l'angolo potremmo preannunciare un futuro in cui i figli di Ese Sarah, con i bambini turchi, algerini, tunisini si diranno cittadini europei come i coetanei islandesi e della Norvegia? Chi può dirlo?

Nel frattempo diamo il benvenuto a Ese Sarah, a Giovinazzo, «la perla del nord barese» a cui il riflesso bruno della sua pelle aggiunge bellezza a bellezza.