Santa Lucia, tradizione perpetrata nell'agro di Giovinazzo
Nella giornata del 13 dicembre liturgia e fede si sono intrecciate con l'usanza popolare
sabato 14 dicembre 2024
13.19
La comunità parrocchiale di Sant'Agostino si è ritrovata nell'agro di Giovinazzo per rinvigorire la tradizione legata alla chiesetta rurale di Santa Lucia, nella giornata in cui la Chiesa Cattolica ha celebrato la martire siracusana.
Sin dal mattino, tanti fedeli si sono recati nelle campagne per partecipare alle celebrazioni eucaristiche, ma uno dei momenti clou è stata l'accensione del grande falò davanti alla chiesetta, con la benedizione di don Cesare Pisani.
«Fede, devozione, tradizione e curiosità dei più piccoli - ha scritto don Cesare Pisani sulla pagina Facebook della parrocchia - hanno accompagnato questo giorno in memoria di Santa Lucia, donando "luce" alla nostra chiesetta rurale nell'agro di Giovinazzo. Numerosi i fedeli che hanno partecipato alle celebrazioni e ai momenti intorno al caratteristico falò, dall'alba fino al tardo pomeriggio. Ringraziamo di cuore tutti!».
Chiesetta aperta sino alle 16.00 anche oggi, 14 dicembre, con la possibilità di visite guidate del FAI Giovinazzo. Tutte le info in questo articolo.
SANTA LUCIA
Secondo l'agiografia tramandata da due antiche e distinte fonti quali una Passio del codice greco Papadopulo ed i latini Atti dei Martiri (entrambi risalenti alla fine del V secolo), Lucia era una giovane di Siracusa, nata nel 283 d.C.
Di nobile casato e cristiana, orfana di padre (il cui nome era probabilmente Lucius) sin da quando ella aveva cinque anni, era promessa in sposa a un pagano. Ella tuttavia, sin da tenera età, aveva fatto segreto voto di castità a Cristo. La madre, Eutychia, da anni ammalata di emorragie, spendeva invano ingenti somme per curarsi. Lucia ed Eutychia si recarono dunque pellegrine a Catania al sepolcro di Sant'Agata, (martire nel 251 d.C.), pregandola di intercedere per la guarigione. Giunte lì il 5 febbraio dell'anno 301, dies natalis di Agata, Lucia si assopì durante la preghiera e vide in visione la santa catanese, circondata da schiere angeliche dirle: "Lucia, sorella mia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? Infatti, la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che è divenuta sana. E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa".
Jacobello del Fiore, Santa Lucia al sepolcro di sant'Agata, 1410
Avveratasi la guarigione di Eutychia, mentre facevano ritorno a Siracusa, Lucia esternò alla madre la sua ferma decisione di consacrare la sua verginità a Cristo, e di elargire il suo patrimonio ai poveri. Per i successivi tre anni, ella visse dunque a servizio di infermi, bisognosi e vedove presso le catacombe cristiane della città. Il pretendente, vedendo la desiderata Lucia privarsi di tutti gli averi ed essendo stato definitivamente respinto da quest'ultima, volle vendicarsi, denunciandola come cristiana. Erano infatti in vigore i decreti della persecuzione dei cristiani emanati dall'imperatore Diocleziano.
Lorenzo Lotto, Santa Lucia davanti al giudice, 1532
Al processo che sostenne dinanzi al prefetto Pascasio, le fu imposto di fare sacrifici agli dei romani; ella però non rinnegava affatto il suo credo, ma difese la sua posizione proclamando con ispirazione divina i passi delle Sacre Scritture. Alla minaccia di essere condotta nel disonore in un postribolo, Lucia rispose: "Il corpo si contamina solo se l'anima acconsente".
Santa Lucia condotta al martirio, opera di Pietro Novelli del XVII sec.
Il dialogo sempre più serrato tra lei e l'arconte finì col ribaltarsi delle posizioni: Lucia infatti prevalse su Pascasio e gli dichiarò di essere pronta a subire ogni sua diabolica tortura, pur di non acconsentire al peccato. Il prefetto dunque, infuriato, ordinò che la giovane venisse condotta via con la forza ma, come riportano le fonti, divenne miracolosamente immobile, tanto che né decine di uomini né la forza di funi legate a buoi riuscirono a smuoverla. Accusata di stregoneria, Lucia allora fu cosparsa di olio, posta su legna, pece e resine per essere arsa nel fuoco, ma le fiamme non la toccarono. Fu infine fatta inginocchiare e finire di spada; secondo le fonti latine, le fu infisso un pugnale in gola (jugulatio), mentre per gli atti greci venne decapitata, il 13 dicembre dell'anno 304, all'età di ventun anni. Morì non prima di aver ricevuto l'Eucaristia, profetizzando la fine delle persecuzioni, la pace per la Chiesa con la caduta di Diocleziano e il suo patronato su Siracusa.
Mario Minniti, Martirio di Santa Lucia
Risulta privo di fondamento e assente nelle molteplici narrazioni e tradizioni, almeno fino al secolo XV, l'episodio in cui Lucia si sarebbe strappata - o le avrebbero cavato - gli occhi. L'emblema degli occhi sulla coppa, o sul piatto, sarebbe da ricollegarsi, più semplicemente, alla devozione popolare che l'ha sempre invocata protettrice della vista, a motivo dell'etimologia del suo nome dal latino Lux, luce.
Una fonte scritta da un testimone del tempo è invece la fine, ritenuta miracolosa, della carestia dell'anno 1646 in Sicilia. Domenica 13 dicembre 1646, una quaglia fu vista volteggiare dentro il Duomo di Siracusa durante la Messa. Quando la quaglia si posò sul soglio episcopale, una voce annunciò l'arrivo al porto di un bastimento carico di frumento. Il popolo vide in quella nave la risposta data da Lucia alle tante preghiere che a lei erano state rivolte, e per la gran fame non aspettò di macinarlo, ma lo consumò bollito.
Sin dal mattino, tanti fedeli si sono recati nelle campagne per partecipare alle celebrazioni eucaristiche, ma uno dei momenti clou è stata l'accensione del grande falò davanti alla chiesetta, con la benedizione di don Cesare Pisani.
«Fede, devozione, tradizione e curiosità dei più piccoli - ha scritto don Cesare Pisani sulla pagina Facebook della parrocchia - hanno accompagnato questo giorno in memoria di Santa Lucia, donando "luce" alla nostra chiesetta rurale nell'agro di Giovinazzo. Numerosi i fedeli che hanno partecipato alle celebrazioni e ai momenti intorno al caratteristico falò, dall'alba fino al tardo pomeriggio. Ringraziamo di cuore tutti!».
Chiesetta aperta sino alle 16.00 anche oggi, 14 dicembre, con la possibilità di visite guidate del FAI Giovinazzo. Tutte le info in questo articolo.
SANTA LUCIA
Secondo l'agiografia tramandata da due antiche e distinte fonti quali una Passio del codice greco Papadopulo ed i latini Atti dei Martiri (entrambi risalenti alla fine del V secolo), Lucia era una giovane di Siracusa, nata nel 283 d.C.
Di nobile casato e cristiana, orfana di padre (il cui nome era probabilmente Lucius) sin da quando ella aveva cinque anni, era promessa in sposa a un pagano. Ella tuttavia, sin da tenera età, aveva fatto segreto voto di castità a Cristo. La madre, Eutychia, da anni ammalata di emorragie, spendeva invano ingenti somme per curarsi. Lucia ed Eutychia si recarono dunque pellegrine a Catania al sepolcro di Sant'Agata, (martire nel 251 d.C.), pregandola di intercedere per la guarigione. Giunte lì il 5 febbraio dell'anno 301, dies natalis di Agata, Lucia si assopì durante la preghiera e vide in visione la santa catanese, circondata da schiere angeliche dirle: "Lucia, sorella mia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? Infatti, la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che è divenuta sana. E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa".
Jacobello del Fiore, Santa Lucia al sepolcro di sant'Agata, 1410
Avveratasi la guarigione di Eutychia, mentre facevano ritorno a Siracusa, Lucia esternò alla madre la sua ferma decisione di consacrare la sua verginità a Cristo, e di elargire il suo patrimonio ai poveri. Per i successivi tre anni, ella visse dunque a servizio di infermi, bisognosi e vedove presso le catacombe cristiane della città. Il pretendente, vedendo la desiderata Lucia privarsi di tutti gli averi ed essendo stato definitivamente respinto da quest'ultima, volle vendicarsi, denunciandola come cristiana. Erano infatti in vigore i decreti della persecuzione dei cristiani emanati dall'imperatore Diocleziano.
Lorenzo Lotto, Santa Lucia davanti al giudice, 1532
Al processo che sostenne dinanzi al prefetto Pascasio, le fu imposto di fare sacrifici agli dei romani; ella però non rinnegava affatto il suo credo, ma difese la sua posizione proclamando con ispirazione divina i passi delle Sacre Scritture. Alla minaccia di essere condotta nel disonore in un postribolo, Lucia rispose: "Il corpo si contamina solo se l'anima acconsente".
Santa Lucia condotta al martirio, opera di Pietro Novelli del XVII sec.
Il dialogo sempre più serrato tra lei e l'arconte finì col ribaltarsi delle posizioni: Lucia infatti prevalse su Pascasio e gli dichiarò di essere pronta a subire ogni sua diabolica tortura, pur di non acconsentire al peccato. Il prefetto dunque, infuriato, ordinò che la giovane venisse condotta via con la forza ma, come riportano le fonti, divenne miracolosamente immobile, tanto che né decine di uomini né la forza di funi legate a buoi riuscirono a smuoverla. Accusata di stregoneria, Lucia allora fu cosparsa di olio, posta su legna, pece e resine per essere arsa nel fuoco, ma le fiamme non la toccarono. Fu infine fatta inginocchiare e finire di spada; secondo le fonti latine, le fu infisso un pugnale in gola (jugulatio), mentre per gli atti greci venne decapitata, il 13 dicembre dell'anno 304, all'età di ventun anni. Morì non prima di aver ricevuto l'Eucaristia, profetizzando la fine delle persecuzioni, la pace per la Chiesa con la caduta di Diocleziano e il suo patronato su Siracusa.
Mario Minniti, Martirio di Santa Lucia
Risulta privo di fondamento e assente nelle molteplici narrazioni e tradizioni, almeno fino al secolo XV, l'episodio in cui Lucia si sarebbe strappata - o le avrebbero cavato - gli occhi. L'emblema degli occhi sulla coppa, o sul piatto, sarebbe da ricollegarsi, più semplicemente, alla devozione popolare che l'ha sempre invocata protettrice della vista, a motivo dell'etimologia del suo nome dal latino Lux, luce.
Una fonte scritta da un testimone del tempo è invece la fine, ritenuta miracolosa, della carestia dell'anno 1646 in Sicilia. Domenica 13 dicembre 1646, una quaglia fu vista volteggiare dentro il Duomo di Siracusa durante la Messa. Quando la quaglia si posò sul soglio episcopale, una voce annunciò l'arrivo al porto di un bastimento carico di frumento. Il popolo vide in quella nave la risposta data da Lucia alle tante preghiere che a lei erano state rivolte, e per la gran fame non aspettò di macinarlo, ma lo consumò bollito.