Risarcimento Sollecito: le motivazioni del No della Cassazione

Secondo la Suprema Corte nella prima parte delle indagini «affermazioni menzognere e contraddittorie». Ma la Bongiorno replica: «Il sipario non cala qui»

venerdì 15 settembre 2017 05.00
A cura di Gianluca Battista
Sono state rese note le motivazioni che hanno spinto la Suprema Corte di Cassazione a respingere la richiesta di risarcimento da parte di Raffaele Sollecito per la sua detenzione durante la vicenda processuale riguardante la morte di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia tra l'1 ed il 2 novembre 2007.

Secondo i giudici di Cassazione, nella primissima parte delle indagini l'ingegnere informatico giovinazzese «fornì affermazioni menzognere e contraddittorie». Gli stessi insistono scrivendo che le sue dichiarazioni hanno «trovato smentite puntuali sotto ogni aspetto». Tutto ciò avrebbe rafforzato negli inquirenti l'idea che vi fosse un suo «coinvolgimento» nella triste vicenda.

Per conto della difesa ha parlato l'avvocatessa Giulia Bongiorno, la quale ha rimarcato il suo disappunto per la decisione: «è stato totalmente tralasciato - ha detto - l'annientamento delle garanzie difensive, in cui sono state rese le dichiarazioni prese in considerazione, al fine di negare il risarcimento».

Il legale romano ha poi dichiarato che sulla vicenda «il sipario non cala qui». Possibili quindi ricorsi ad organismi sovranazionali?