Recupero della ex Marmeria Barbone: siamo alle battute finali?
Parla il portavoce della Blue Tourism, la società murgiana che investirà milioni di euro e potrebbe portare occupazione sul territorio giovinazzese
giovedì 11 marzo 2021
Un iter lunghissimo non ancora concluso, ma che forse si avvicina al traguardo. E quel traguardo non è meta ambita solo da una società, la Blue Tourism srl, che investirà milioni di euro per riqualificare una zona che oggi appare abbandonata a se stessa. Si tratterà di un importante risultato di riconversione di siti industriali come pochi in Puglia ed in tutto il Mezzogiorno, che potrebbe portare occupazione ed una nuova visione della ricettività sul territorio giovinazzese. Il tutto condito da attenzione ai materiali (il progetto è stato oggetto di studio del Politecnico di Bari), alle esigenze dei più deboli ed alla fruizione di un tratto di costa oggi in condizioni pessime.
Al posto di un manufatto ormai in totale decadenza e di un'area dismessa, pugno nello stomaco per i tanti turisti che arrivano nella bella stagione a Giovinazzo dalla litoranea che la congiunge al capoluogo, dovrebbe dunque sorgere qualcosa di più di un semplice resort, grazie ad una visione avveniristica.
Da molti (troppi) anni si sente parlare del progetto di recupero dell'Ex Marmeria Barbone, con tanto di polemiche tra parti politiche che in tutta franchezza appassionano poco la cittadinanza, la quale invece ha diritto di conoscere il progetto sino in fondo e cosa davvero sia accaduto in questi ultimi mesi. Noi abbiamo tentato di farlo andando alla fonte, al portavoce della società murgiana.
(In home il render del progetto, in gallery le foto del degrado trovato)
Un anno fa sembrava che il cantiere si stesse aprendo. Ma oggi è ancora tutto fermo. Perché?
Lo abbiamo chiesto a Gianni Dipalma, portavoce della società Blue Tourism srl, promotrice del progetto, il quale ha esordito dicendo: «Abbiamo comunicato poco il nostro progetto perché in questi anni siamo stati con la testa china sulle scrivanie per superare i mille ostacoli e lungaggini burocratiche che purtroppo chi vuole fare impresa in Italia è costretto a subire anche quanto si vuole creare sviluppo economico e riqualificare un'area costiera fortemente degradata».
Cosa prevede il progetto?
Si tratta di un progetto di avaguardia, il primo nel sud Italia nel suo genere. La struttura che prima ospitava la marmeria, oggi in totale stato di degrado e abbandono, viene ristrutturata per realizzarne un Resort che mira ad attrarre non solo clientela ed eventi locali, ma anche la domanda turistica in ambito leisure, business, wedding internazionale.
Come si trasformerà la ex Marmeria?
Non sono state ammesse modifiche delle sagome dei manufatti, pertanto il progetto architettonico ha avuto due direttrici di sviluppo. La prima rappresentata dalla valorizzazione di un manufatto a valenza storico-identitaria. La seconda rappresenta dalla riqualificazione ambientale che garantisca una migliore percezione estetica del sito sia dal punto di vista urbano che paesaggistico.
Sarà un esempio di come ecomostri possano trasformarsi, diventando strutture ecosostenibili e in grado di generare sviluppo per il territorio.
Oggi il progetto è al vaglio del Comitato VIA in Regione, che ne sta valutando gli impatti ambientali. Ci chiediamo se un intervento di recupero possa avere impatti ambientali peggiori di quelli che attualmente ha la struttura...
Tutti conosciamo l'ex Marmeria Barbone che si staglia sulla costa in tutta la sua bruttezza: lastroni di cemento che coprono 4.500 mq di superficie, coperture dei manufatti di puro amianto, muri decadenti che ostacolano la visuale del mare dalla strada. Tutto questo verrà rimosso: il cemento verrà sostituito con aree a verde, i muri perimetrali saranno completamente abbattuti per ristabilire la visuale del mare. In più i manufatti, progettati secondo elevati standard di sostenibilità energetica, vedranno le mura lasciare il posto ad enormi vetrate che alleggeriranno la percezione visiva della struttura. Senza dimenticare che la società ha già rimosso con proprie finanze 25mila chili di amianto (!!!). E data la presenza alla pista ciclabile, non potevamo non prevedere un'area a servizio della mobilità sostenibile in cui saranno ubicate colonnine per la ricarica di carrozzine elettriche, e una velò stazione con tutto l'occorrente per la sosta dei cicloamatori. Non si può continuare a parlare di sostenibilità se non si prevedono azioni concrete.
La Puglia tutta, e Giovinazzo in particolare, negli ultimi anni hanno avuto una visibilità importante. Tutti se la ricorderanno sulla copertina della rivista turistica Lonely Planet nel 2019, che ha portato la sua bellezza agli occhi di tutti, in Italia e all'estero. Ma senza infrastrutture e senza una cultura del turismo, questo stenta a decollare o, peggio ancora, il rischio è che si sviluppi un turismo disordinato e non di qualità, destinato a non durare. Non possiamo permettercelo, la Puglia finalmente ha avuto l'occasione di visibilità che si merita e non possiamo perdere questa opportunità, è compito di ciascuno di noi, incluse e soprattutto le amministrazioni, dare alla nostra terra il lustro che si merita.
Sappiamo che l'iter amministrativo è stato piuttosto lungo e complesso. Se non erriamo, il procedimento è iniziato nel 2015 con passaggi successivi anche nel Consiglio comunale di Giovinazzo. È corretto?
Esatto, nel gennaio del 2015 abbiamo presentato al SUAP di Giovinazzo il progetto di ristrutturazione edilizia dell'Ex Marmeria attivando una variante puntuale ex art. 8 del D.P.R. 160/2010. Da allora il percorso è stato tutto in salita.
La marmeria è ubicata a 300mt dalla costa, per questo motivo abbiamo dovuto fare i conti con numerosi vincoli paesaggistici e non solo. Il primo parere della Soprintendenza ci ha stroncati, ma grazie ad un costruttivo confronto, abbiamo modificato il progetto affinché potesse rispettare tutti i vincoli paesaggistici e ottenere quindi il nulla osta da parte di quell'Ente.
A giugno del 2019 il Comune di Giovinazzo vi ha rilasciato il permesso a costruire. Poi cos'è successo?
È successo che alla burocrazia in Italia non c'è mai fine. La Regione ha ritenuto che il progetto fosse da assoggettare a V.I.A. (Valutazione di impatto ambientale). In sostanza si tratta di una ennesima procedura che serve a verificare se un progetto può avere degli impatti negativi sull'ambiente. Sembra paradossale, guardando l'attuale stato della marmeria e l'idea di riqualificazione che si intende realizzare, affrontare un simile procedimento che peraltro dovrebbe riguardare solo gli aspetti ambientali, ma che di fatto si è trasformata in un tentativo di portare le lancetta all'anno zero, mettendo in discussione ogni singolo aspetto dello stesso. Così l'Italia muore di burocrazia. L'ambiente muore di burocrazia.
E se la società volesse tornare ad utilizzare il manufatto per scopi industriali?
In questo caso non occorrerebbe alcuna autorizzazione. La struttura potrebbe riprendere in qualsiasi momento la sua funzione di opificio, senza necessità di acquisire alcuna autorizzazione. Ci auguriamo di non dover essere costretti a valutare questa alternativa.
E adesso quali sono i prossimi passi?
Il procedimento di V.I.A. non si è ancora concluso, ora sta alla Regione Puglia dimostrare di credere davvero nella rigenerazione e riqualificazione ambientale con i fatti e non a parole. Sono stati di recente stanziati 9.4 milioni di euro per la bonifica di siti inquinati e abbandonati anche privati in Puglia. La Blue Tourism con proprie risorse ha rimosso 25mila chili di amianto. Non servirebbero soldi pubblici per bonificare se solo si incentivassero interventi come il nostro che oltre ad avere effetti positivi sull'ambiente creano sviluppo economico.
Abbiamo seguito e seguiamo con grande ammirazione i ragazzi dell'associazione 2 hands di Giovinazzo che nei pressi della ex Marmeria a settembre hanno raccolto oltre 250 chili di rifiuti. Questo dimostra due cose: la prima è che l'abbandono crea situazione di grande degrado ambientale, la seconda che c'è grande volontà della comunità di riappropriarsi del proprio territorio. Il nostro progetto mira a rendere fruibile al pubblico un'area costiera ad oggi inaccessibile sia per il gran numero di lotti privati recintati che ne impedisce l'accesso, sia per l'incuria che regna sovrana.
Quale sarebbe l'impatto occupazionale atteso dal vostro intervento?
Parliamo di un'attività che partirà con 19 dipendenti, per raggiungere i 60 lavoratori. Ma c'è anche da considerare l'indotto economico che una struttura turistica di questa portata è in grado di generare fin dalla fase di cantiere, si pensi ai materiali di origine locale che serviranno per la realizzazione, alle attività commerciali che saranno fornitrici o ai servizi offerti per coloro che, per lavoro o per piacere, saranno ospitati in questa area e che noi vorremmo poter attrarre molto di più di quanto avvenga oggi.
Oltre al procedimento amministrativo quali sono gli step mancanti?
Noi siamo pronti ad aprire il cantiere da subito. Il progetto 9.2 è stato ammesso al bando PIA TURISMO per usufruire di un importante fondo perduto, la società ha già sottoscritto la Convenzione con il Comune di Giovinazzo e già pagato al Comune parte dei costi di costruzione e ha già sottoscritto un importante finanziamento bancario. Non ci resta che auspicare una conclusione favorevole della procedura di VIA per aprire un bel capitolo di storia per Giovinazzo e per la Puglia.
Al posto di un manufatto ormai in totale decadenza e di un'area dismessa, pugno nello stomaco per i tanti turisti che arrivano nella bella stagione a Giovinazzo dalla litoranea che la congiunge al capoluogo, dovrebbe dunque sorgere qualcosa di più di un semplice resort, grazie ad una visione avveniristica.
Da molti (troppi) anni si sente parlare del progetto di recupero dell'Ex Marmeria Barbone, con tanto di polemiche tra parti politiche che in tutta franchezza appassionano poco la cittadinanza, la quale invece ha diritto di conoscere il progetto sino in fondo e cosa davvero sia accaduto in questi ultimi mesi. Noi abbiamo tentato di farlo andando alla fonte, al portavoce della società murgiana.
(In home il render del progetto, in gallery le foto del degrado trovato)
L'INTERVISTA
Un anno fa sembrava che il cantiere si stesse aprendo. Ma oggi è ancora tutto fermo. Perché?Lo abbiamo chiesto a Gianni Dipalma, portavoce della società Blue Tourism srl, promotrice del progetto, il quale ha esordito dicendo: «Abbiamo comunicato poco il nostro progetto perché in questi anni siamo stati con la testa china sulle scrivanie per superare i mille ostacoli e lungaggini burocratiche che purtroppo chi vuole fare impresa in Italia è costretto a subire anche quanto si vuole creare sviluppo economico e riqualificare un'area costiera fortemente degradata».
Cosa prevede il progetto?
Si tratta di un progetto di avaguardia, il primo nel sud Italia nel suo genere. La struttura che prima ospitava la marmeria, oggi in totale stato di degrado e abbandono, viene ristrutturata per realizzarne un Resort che mira ad attrarre non solo clientela ed eventi locali, ma anche la domanda turistica in ambito leisure, business, wedding internazionale.
Come si trasformerà la ex Marmeria?
Non sono state ammesse modifiche delle sagome dei manufatti, pertanto il progetto architettonico ha avuto due direttrici di sviluppo. La prima rappresentata dalla valorizzazione di un manufatto a valenza storico-identitaria. La seconda rappresenta dalla riqualificazione ambientale che garantisca una migliore percezione estetica del sito sia dal punto di vista urbano che paesaggistico.
Sarà un esempio di come ecomostri possano trasformarsi, diventando strutture ecosostenibili e in grado di generare sviluppo per il territorio.
Oggi il progetto è al vaglio del Comitato VIA in Regione, che ne sta valutando gli impatti ambientali. Ci chiediamo se un intervento di recupero possa avere impatti ambientali peggiori di quelli che attualmente ha la struttura...
Tutti conosciamo l'ex Marmeria Barbone che si staglia sulla costa in tutta la sua bruttezza: lastroni di cemento che coprono 4.500 mq di superficie, coperture dei manufatti di puro amianto, muri decadenti che ostacolano la visuale del mare dalla strada. Tutto questo verrà rimosso: il cemento verrà sostituito con aree a verde, i muri perimetrali saranno completamente abbattuti per ristabilire la visuale del mare. In più i manufatti, progettati secondo elevati standard di sostenibilità energetica, vedranno le mura lasciare il posto ad enormi vetrate che alleggeriranno la percezione visiva della struttura. Senza dimenticare che la società ha già rimosso con proprie finanze 25mila chili di amianto (!!!). E data la presenza alla pista ciclabile, non potevamo non prevedere un'area a servizio della mobilità sostenibile in cui saranno ubicate colonnine per la ricarica di carrozzine elettriche, e una velò stazione con tutto l'occorrente per la sosta dei cicloamatori. Non si può continuare a parlare di sostenibilità se non si prevedono azioni concrete.
La Puglia tutta, e Giovinazzo in particolare, negli ultimi anni hanno avuto una visibilità importante. Tutti se la ricorderanno sulla copertina della rivista turistica Lonely Planet nel 2019, che ha portato la sua bellezza agli occhi di tutti, in Italia e all'estero. Ma senza infrastrutture e senza una cultura del turismo, questo stenta a decollare o, peggio ancora, il rischio è che si sviluppi un turismo disordinato e non di qualità, destinato a non durare. Non possiamo permettercelo, la Puglia finalmente ha avuto l'occasione di visibilità che si merita e non possiamo perdere questa opportunità, è compito di ciascuno di noi, incluse e soprattutto le amministrazioni, dare alla nostra terra il lustro che si merita.
Sappiamo che l'iter amministrativo è stato piuttosto lungo e complesso. Se non erriamo, il procedimento è iniziato nel 2015 con passaggi successivi anche nel Consiglio comunale di Giovinazzo. È corretto?
Esatto, nel gennaio del 2015 abbiamo presentato al SUAP di Giovinazzo il progetto di ristrutturazione edilizia dell'Ex Marmeria attivando una variante puntuale ex art. 8 del D.P.R. 160/2010. Da allora il percorso è stato tutto in salita.
La marmeria è ubicata a 300mt dalla costa, per questo motivo abbiamo dovuto fare i conti con numerosi vincoli paesaggistici e non solo. Il primo parere della Soprintendenza ci ha stroncati, ma grazie ad un costruttivo confronto, abbiamo modificato il progetto affinché potesse rispettare tutti i vincoli paesaggistici e ottenere quindi il nulla osta da parte di quell'Ente.
A giugno del 2019 il Comune di Giovinazzo vi ha rilasciato il permesso a costruire. Poi cos'è successo?
È successo che alla burocrazia in Italia non c'è mai fine. La Regione ha ritenuto che il progetto fosse da assoggettare a V.I.A. (Valutazione di impatto ambientale). In sostanza si tratta di una ennesima procedura che serve a verificare se un progetto può avere degli impatti negativi sull'ambiente. Sembra paradossale, guardando l'attuale stato della marmeria e l'idea di riqualificazione che si intende realizzare, affrontare un simile procedimento che peraltro dovrebbe riguardare solo gli aspetti ambientali, ma che di fatto si è trasformata in un tentativo di portare le lancetta all'anno zero, mettendo in discussione ogni singolo aspetto dello stesso. Così l'Italia muore di burocrazia. L'ambiente muore di burocrazia.
E se la società volesse tornare ad utilizzare il manufatto per scopi industriali?
In questo caso non occorrerebbe alcuna autorizzazione. La struttura potrebbe riprendere in qualsiasi momento la sua funzione di opificio, senza necessità di acquisire alcuna autorizzazione. Ci auguriamo di non dover essere costretti a valutare questa alternativa.
E adesso quali sono i prossimi passi?
Il procedimento di V.I.A. non si è ancora concluso, ora sta alla Regione Puglia dimostrare di credere davvero nella rigenerazione e riqualificazione ambientale con i fatti e non a parole. Sono stati di recente stanziati 9.4 milioni di euro per la bonifica di siti inquinati e abbandonati anche privati in Puglia. La Blue Tourism con proprie risorse ha rimosso 25mila chili di amianto. Non servirebbero soldi pubblici per bonificare se solo si incentivassero interventi come il nostro che oltre ad avere effetti positivi sull'ambiente creano sviluppo economico.
Abbiamo seguito e seguiamo con grande ammirazione i ragazzi dell'associazione 2 hands di Giovinazzo che nei pressi della ex Marmeria a settembre hanno raccolto oltre 250 chili di rifiuti. Questo dimostra due cose: la prima è che l'abbandono crea situazione di grande degrado ambientale, la seconda che c'è grande volontà della comunità di riappropriarsi del proprio territorio. Il nostro progetto mira a rendere fruibile al pubblico un'area costiera ad oggi inaccessibile sia per il gran numero di lotti privati recintati che ne impedisce l'accesso, sia per l'incuria che regna sovrana.
Quale sarebbe l'impatto occupazionale atteso dal vostro intervento?
Parliamo di un'attività che partirà con 19 dipendenti, per raggiungere i 60 lavoratori. Ma c'è anche da considerare l'indotto economico che una struttura turistica di questa portata è in grado di generare fin dalla fase di cantiere, si pensi ai materiali di origine locale che serviranno per la realizzazione, alle attività commerciali che saranno fornitrici o ai servizi offerti per coloro che, per lavoro o per piacere, saranno ospitati in questa area e che noi vorremmo poter attrarre molto di più di quanto avvenga oggi.
Oltre al procedimento amministrativo quali sono gli step mancanti?
Noi siamo pronti ad aprire il cantiere da subito. Il progetto 9.2 è stato ammesso al bando PIA TURISMO per usufruire di un importante fondo perduto, la società ha già sottoscritto la Convenzione con il Comune di Giovinazzo e già pagato al Comune parte dei costi di costruzione e ha già sottoscritto un importante finanziamento bancario. Non ci resta che auspicare una conclusione favorevole della procedura di VIA per aprire un bel capitolo di storia per Giovinazzo e per la Puglia.