Rapinatori in carcere. Il Gip: «Indubbia pericolosità sociale»
Restano dentro Pasquale Mastropasqua e Angelo Amoia arrestati dopo il colpo al bar Ideal
venerdì 4 settembre 2015
05.30
Il Giudice per le indagini preliminari, Angela Schiralli, ha convalidato l'arresto e confermato la custodia cautelare nel carcere di Trani per i sorvegliati speciali giovinazzesi Pasquale Mastropasqua ed Angelo Amoia, di 28 e 48 anni, bloccati e arrestati il 30 agosto scorso dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta dopo il colpo al bar Ideal.
I due sono accusati di rapina aggravata, lesioni aggravate, ricettazione di autovettura di provenienza furtiva, violazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno a Giovinazzo e, per il solo Mastropasqua, anche di guida senza patente, poiché revocatagli nel 2012.
Il Gip ha confermato l'arresto dei due indagati in quanto, il primo, difeso dall'avvocato Pietro Sifo, «è stato bloccato dalla guardia giurata subito dopo la rapina», mentre per quanto riguarda il secondo, assistito dal penalista Francesco Mastro «lo stato di quasi flagranza sussiste anche nel caso in cui l'inseguimento non sia iniziato per una diretta percezione dei fatti da parte della polizia giudiziaria, bensì per le informazioni acquisite da terzi (inclusa la vittima)».
La decisione (contestata da Mastro: «Non sono d'accordo sulla legittimità dell'arresto e non concordo sulla quasi flagranza - ha detto -. Ci voleva il fermo. Sono state effettuate attività di indagine che quindi sono sotto la gestione del pubblico ministero», nda) è emersa alla luce dell'interrogatorio di garanzia che si è svolto in carcere durante il quale i due indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
«Appare evidente il concreto e attuale pericolo che gli indagati, ove lasciati in libertà, commettano altri gravi delitti della stessa specie di quelli per cui si procede, di indubbio allarme sociale, come desumibile dalle modalità particolarmente aggressive dell'azione», ha motivato il giudice.
Nella sua ordinanza, inoltre, il Gip, analizzando i pregiudizi relativi agli indagati, ha evidenziato «che costoro, dalla lunga esperienza criminale, siano tuttora dediti pressoché esclusivamente, ad attività delittuose: ed invero gli indagati risultano avere numerosi precedenti, senza contare che essi hanno violato la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno».
Nonostante le richieste di arresti domiciliari col braccialetto elettronico avanzate dai due legali, il giudice ha inteso mantenere una linea di assoluta fermezza verso i due indagati «che se dovessero continuare a rimanere in libertà potrebbero nuovamente organizzarsi e continuare ad assalire piccoli esercizi commerciali, con una determinazione ed aggressività fuori dal comune, giacché commessa in pieno giorno ed in centro cittadino».
Il Gip, infine, in ordine alla pericolosità degli indagati ha parlato di «indubbia pericolosità sociale, avendo agito con volto travisato in pieno giorno e, a dimostrazione della capacità organizzativa e della non occasionalità della condotta, anche con un'auto rubata».
I due sono accusati di rapina aggravata, lesioni aggravate, ricettazione di autovettura di provenienza furtiva, violazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno a Giovinazzo e, per il solo Mastropasqua, anche di guida senza patente, poiché revocatagli nel 2012.
Il Gip ha confermato l'arresto dei due indagati in quanto, il primo, difeso dall'avvocato Pietro Sifo, «è stato bloccato dalla guardia giurata subito dopo la rapina», mentre per quanto riguarda il secondo, assistito dal penalista Francesco Mastro «lo stato di quasi flagranza sussiste anche nel caso in cui l'inseguimento non sia iniziato per una diretta percezione dei fatti da parte della polizia giudiziaria, bensì per le informazioni acquisite da terzi (inclusa la vittima)».
La decisione (contestata da Mastro: «Non sono d'accordo sulla legittimità dell'arresto e non concordo sulla quasi flagranza - ha detto -. Ci voleva il fermo. Sono state effettuate attività di indagine che quindi sono sotto la gestione del pubblico ministero», nda) è emersa alla luce dell'interrogatorio di garanzia che si è svolto in carcere durante il quale i due indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
«Appare evidente il concreto e attuale pericolo che gli indagati, ove lasciati in libertà, commettano altri gravi delitti della stessa specie di quelli per cui si procede, di indubbio allarme sociale, come desumibile dalle modalità particolarmente aggressive dell'azione», ha motivato il giudice.
Nella sua ordinanza, inoltre, il Gip, analizzando i pregiudizi relativi agli indagati, ha evidenziato «che costoro, dalla lunga esperienza criminale, siano tuttora dediti pressoché esclusivamente, ad attività delittuose: ed invero gli indagati risultano avere numerosi precedenti, senza contare che essi hanno violato la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno».
Nonostante le richieste di arresti domiciliari col braccialetto elettronico avanzate dai due legali, il giudice ha inteso mantenere una linea di assoluta fermezza verso i due indagati «che se dovessero continuare a rimanere in libertà potrebbero nuovamente organizzarsi e continuare ad assalire piccoli esercizi commerciali, con una determinazione ed aggressività fuori dal comune, giacché commessa in pieno giorno ed in centro cittadino».
Il Gip, infine, in ordine alla pericolosità degli indagati ha parlato di «indubbia pericolosità sociale, avendo agito con volto travisato in pieno giorno e, a dimostrazione della capacità organizzativa e della non occasionalità della condotta, anche con un'auto rubata».