Raffaele ed il suo "Un passo fuori dalla notte"
Sollecito presenterà il libro domani sera in sala San Felice
mercoledì 4 novembre 2015
12.50
«Non auguro a nessuno quello che ho dovuto attraversare: quattro anni in carcere, sapendo di essere innocente, e altri quattro di traversie giudiziarie in cui la mia vita è stata come sospesa e in cui mi è stata sottratta la prospettiva del futuro. Non lo auguro nemmeno a te, che ora stai leggendo queste righe e magari hai sempre pensato che io fossi un assassino, meritatamente finito dietro le sbarre e poi - dopo la sentenza di assoluzione definitiva - scampato alla rete della giustizia».
Raffaele Sollecito presenta così, su Facebook, il suo libro "Un passo fuori dalla notte", cercando di trasmettere in poche righe tutta l'angoscia di quattro anni passati, suo malgrado sotto i riflettori dei media, con l'accusa di aver ucciso a Perugia, la notte tra l'1 ed il 2 novembre 2007, la studentessa britannica Meredith Kercher. Domani sera, alle ore 18.30, ritornerà nella sua Giovinazzo per presentare in sala San Felice il libro, con la moderazione di Enzo Magistà, Direttore di Tg Norba 24.
Sollecito è oggi un uomo libero, che pensa al suo futuro, divenuto un ingegnere informatico con la passione per la grafica. Ma il peso, il fardello che per anni ha dovuto portare, convinto della sua innocenza, lo trasmette tutto nel testo, che non è un "j'accuse", ma un libro in cui la sua parte interiore, i suoi dolori ed i suoi pensieri vengono fuori.
Nella presentazione sul più diffuso social network Sollecito ribadisce: «So cosa i media hanno detto di me. Ho visto i titoli delle prime pagine, ho letto le ricostruzioni sensazionalistiche, ho osservato le fotografie rubate per cucirmi addosso un'immagine distorta. Quella di un ragazzo viziato, spregiudicato, che un giorno - insieme alla sua fidanzata americana - ha ucciso una studentessa inglese di ventun anni, e che per questo delitto non ha mai mostrato di sentirsi scosso, pentito, colpevole. Proprio a te, che forse un giorno mi hai intravisto per le strade di qualche città, mi hai riconosciuto e mi hai fissato a lungo come se fosse assurdo trovarmi là - nel mondo dei liberi -, proprio a te voglio raccontare la mia storia: quella di un ragazzo come tanti che, un giorno, ha deciso di intraprendere i suoi studi universitari in un'altra città, ha conosciuto nuove persone, ne ha perse altre, si è divertito, ha sofferto, ha riso, ha vissuto la sua vita. E non ha mai ucciso nessuno».
Lui si racconta come mai gli era stato permesso di fare prima della conclusione del processo di Cassazione. Lui che è tornato spesso in questi anni a Giovinazzo, cercando volti amici e calore umano che, per tanti motivi, potrebbe non aver trovato. Non da tutti i giovinazzesi almeno.
Non è un martire, è uno come noi. E lo ribadisce in questo libro, «per andare oltre ciò che ti hanno raccontato i media in questi anni, oltre il castello di accuse messo in piedi dai Pubblici Ministeri - e infine crollato -, oltre ciò che tu stesso hai immaginato di me. Alla fine, spero, scoprirai e capirai chi sono veramente».
Qualunque sia il vostro pensiero sul delitto di via della Pergola, l'appuntamento di domani sera rappresenta un momento per guardarsi in faccia, per comprendere più a fondo cosa sono stati questi anni per Raffaele Sollecito. Senza dimenticare chi non c'è più.
Raffaele Sollecito presenta così, su Facebook, il suo libro "Un passo fuori dalla notte", cercando di trasmettere in poche righe tutta l'angoscia di quattro anni passati, suo malgrado sotto i riflettori dei media, con l'accusa di aver ucciso a Perugia, la notte tra l'1 ed il 2 novembre 2007, la studentessa britannica Meredith Kercher. Domani sera, alle ore 18.30, ritornerà nella sua Giovinazzo per presentare in sala San Felice il libro, con la moderazione di Enzo Magistà, Direttore di Tg Norba 24.
Sollecito è oggi un uomo libero, che pensa al suo futuro, divenuto un ingegnere informatico con la passione per la grafica. Ma il peso, il fardello che per anni ha dovuto portare, convinto della sua innocenza, lo trasmette tutto nel testo, che non è un "j'accuse", ma un libro in cui la sua parte interiore, i suoi dolori ed i suoi pensieri vengono fuori.
Nella presentazione sul più diffuso social network Sollecito ribadisce: «So cosa i media hanno detto di me. Ho visto i titoli delle prime pagine, ho letto le ricostruzioni sensazionalistiche, ho osservato le fotografie rubate per cucirmi addosso un'immagine distorta. Quella di un ragazzo viziato, spregiudicato, che un giorno - insieme alla sua fidanzata americana - ha ucciso una studentessa inglese di ventun anni, e che per questo delitto non ha mai mostrato di sentirsi scosso, pentito, colpevole. Proprio a te, che forse un giorno mi hai intravisto per le strade di qualche città, mi hai riconosciuto e mi hai fissato a lungo come se fosse assurdo trovarmi là - nel mondo dei liberi -, proprio a te voglio raccontare la mia storia: quella di un ragazzo come tanti che, un giorno, ha deciso di intraprendere i suoi studi universitari in un'altra città, ha conosciuto nuove persone, ne ha perse altre, si è divertito, ha sofferto, ha riso, ha vissuto la sua vita. E non ha mai ucciso nessuno».
Lui si racconta come mai gli era stato permesso di fare prima della conclusione del processo di Cassazione. Lui che è tornato spesso in questi anni a Giovinazzo, cercando volti amici e calore umano che, per tanti motivi, potrebbe non aver trovato. Non da tutti i giovinazzesi almeno.
Non è un martire, è uno come noi. E lo ribadisce in questo libro, «per andare oltre ciò che ti hanno raccontato i media in questi anni, oltre il castello di accuse messo in piedi dai Pubblici Ministeri - e infine crollato -, oltre ciò che tu stesso hai immaginato di me. Alla fine, spero, scoprirai e capirai chi sono veramente».
Qualunque sia il vostro pensiero sul delitto di via della Pergola, l'appuntamento di domani sera rappresenta un momento per guardarsi in faccia, per comprendere più a fondo cosa sono stati questi anni per Raffaele Sollecito. Senza dimenticare chi non c'è più.