Quel legame storico tra San Tommaso e Giovinazzo - FOTO
Ieri sera la celebrazione solenne in Concattedrale officiata da don Raffaele Tatulli
giovedì 4 luglio 2024
13.34
I giovinazzesi hanno rivolto ancora una volta il loro sguardo al co-Patrono della città, a San Tommaso Apostolo, a colui che volle vedere per credere, ma che poi non abbandonò più la missione per cui era stato chiamato.
Ieri sera, 3 luglio, don Raffaele Tatulli, vicario diocesano del vescovo, Mons. Domenico Cornacchia, ha officiato la santa messa nella concattedrale di Santa Maria Assunta, alla presenza di tutto il clero cittadino, delle autorità civili e militari, dei pii sodalizi e delle confraternite locali, nonché di tantissimi fedeli e devoti.
Don Raffaele, un passato da parroco di Sant'Agostino, ha mantenuto un contatto strettissimo con la città di Giovinazzo ed ha a più riprese ricordato il legame lungo un millennio circa tra Juvenatium ed il Santo che volle vedere per credere e che però seppe poi essere autentico portatore della Parola di Cristo sino al martirio nell'attuale Chennai, in India, il 3 luglio del 72.
«Io sono la via, la verità e la vita disse Gesù e noi dobbiamo essere capaci di seguire quella via, di seguirla col cuore e con i fatti». Don Raffaele ha ribadito quanto Tommaso seppe mettere a frutto quella lezione, quel dito infilato nel costato di Cristo otto giorni dopo la sua morte terrena sancì il legame tra il Dio fattosi uomo e l'uomo che, con i suoi mille difetti, si prostra riconoscendo in Gesù il Dio vivente, il Messia venuto a redimere il mondo. Quella è la strada per tutti i credenti, unica e sola, la strada che porta alla luce.
La solennità di San Tommaso, troppo a lungo dimenticata, meriterebbe probabilmente una festa esterna e su questo crediamo si possa lavorare in accordo tra clero e vescovo. Ma fino a quando questo non accadrà, continua ad essere una ricorrenza capace di unire i giovinazzesi, di ogni idea, schieramento politico, laici ed ecclesiastici, anziani e giovani, uomini e donne. Non ci sono differenze quando si tratta di ricucire quella memoria antica che porta all'Apostolo Didimo, c'è sempre un filo sottile che lo unisce a questa cittadina adagiata sul mare, che ha imparato da tempo immemore ad amarlo profondamente, specchiandosi probabilmente nelle sue paure e nei suoi slanci.
Ieri sera, 3 luglio, don Raffaele Tatulli, vicario diocesano del vescovo, Mons. Domenico Cornacchia, ha officiato la santa messa nella concattedrale di Santa Maria Assunta, alla presenza di tutto il clero cittadino, delle autorità civili e militari, dei pii sodalizi e delle confraternite locali, nonché di tantissimi fedeli e devoti.
Don Raffaele, un passato da parroco di Sant'Agostino, ha mantenuto un contatto strettissimo con la città di Giovinazzo ed ha a più riprese ricordato il legame lungo un millennio circa tra Juvenatium ed il Santo che volle vedere per credere e che però seppe poi essere autentico portatore della Parola di Cristo sino al martirio nell'attuale Chennai, in India, il 3 luglio del 72.
«Io sono la via, la verità e la vita disse Gesù e noi dobbiamo essere capaci di seguire quella via, di seguirla col cuore e con i fatti». Don Raffaele ha ribadito quanto Tommaso seppe mettere a frutto quella lezione, quel dito infilato nel costato di Cristo otto giorni dopo la sua morte terrena sancì il legame tra il Dio fattosi uomo e l'uomo che, con i suoi mille difetti, si prostra riconoscendo in Gesù il Dio vivente, il Messia venuto a redimere il mondo. Quella è la strada per tutti i credenti, unica e sola, la strada che porta alla luce.
La solennità di San Tommaso, troppo a lungo dimenticata, meriterebbe probabilmente una festa esterna e su questo crediamo si possa lavorare in accordo tra clero e vescovo. Ma fino a quando questo non accadrà, continua ad essere una ricorrenza capace di unire i giovinazzesi, di ogni idea, schieramento politico, laici ed ecclesiastici, anziani e giovani, uomini e donne. Non ci sono differenze quando si tratta di ricucire quella memoria antica che porta all'Apostolo Didimo, c'è sempre un filo sottile che lo unisce a questa cittadina adagiata sul mare, che ha imparato da tempo immemore ad amarlo profondamente, specchiandosi probabilmente nelle sue paure e nei suoi slanci.