Provincia e Città metropolitana, poche certezze molta confusione

Si voterà il 12 ottobre, alle urne sindaci e consiglieri comunali

venerdì 12 settembre 2014 08.00
Una data fatidica quella del 12 ottobre. I sindaci e i consiglieri comunali dei 41 Comuni della Provincia saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Consiglio dell'ente.

Alle urne dovranno recarsi anche i consiglieri provinciali uscenti e naturalmente anche il loro Presidente, per un totale di 759 elettori che dovranno eleggere quei 18 rappresentanti che costituiranno il Consiglio della Città metropolitana di Bari con a capo il sindaco del capoluogo pugliese. Si voterà a fine mese, ma il nuovo ente, nel frattempo la Provincia per come oggi la conosciamo sarà sciolta, prenderà possesso delle sue funzioni dal primo gennaio del prossimo anno. Province «2.0» o unioni di comuni, le cosiddette «aree vaste», rientrano nella riforma voluta dalla «Riforma Delrio», che modifica un disegno di legge prima abrogato dal governo Monti e poi reintrodotto dall'esecutivo Letta grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale che ha rivisto le previsioni della «spending review» voluta proprio da Monti.

Se l'abrogazione delle Provincie è una cosa certa, la nascita delle Città metropolitane porta con se non poche confusioni. Per esempio il patrimonio dell'ente che sarà sciolto, sarà poi assorbito dalle città metropolitane? Per meglio chiarire l'esempio, il nostro Istituto Vittorio Emanuele diventerà di proprietà dell'«Area vasta»? In teoria la risposta dovrebbe essere affermativa. In prima battuta la legge che abrogava le Province, affidava ai comuni quel patrimonio che ricadeva nel proprio territorio. Così non dovrebbe più essere. Usiamo sempre il condizionale. Perché, almeno fino ad oggi le funzioni delle Città metropolitane non sono per nulla chiare.

E poi c'è la rappresentatività all'interno del consiglio metropolitano. Solo 18 consiglieri da scegliere che per forza di cose non saranno rappresentativi dei 41 comuni della Provincia. È ipotizzabile quindi che i sindaci stabiliscano accordi tra di loro, magari tenendo conto dell'egemonia dei territori da loro amministrati. Quanta influenza potrà avere il sindaco di Giovinazzo presso i suoi colleghi? Con chi potrebbe stringere rapporti elettorali? La partita appare molto complessa, non sarà una semplice elezione di rappresentanti. È probabile invece che entrino in campo aderenze politiche, simpatie, campanilismi che potrebbero spostare gli orientamenti verso i singoli candidati. Alla fine tutto appare essere un pastrocchio, qualcosa cioè che si andrà a definire ancora una volta in corso d'opera.