Presidenza del consiglio: Botta e risposta tra Pd e Favuzzi
La massima carica consiliare risponde al maggior partito di opposizione
venerdì 3 ottobre 2014
9.55
Non sono bastate le repliche "a caldo" alla richiesta di sue dimissioni formulate dal Pd locale. Il presidente del Consiglio comunale Vito Favuzzi rilancia. E lo fa affidandosi a un comunicato e ci va giù duro.
«Mi stupisce – scrive - che i Consiglieri di opposizione, con in testa quelli di un partito importante come il Pd, pensino solo a inseguire cavilli e si crogiolano nella vana speranza di veder bloccata la legittima azione amministrativa a vantaggio dei cittadini. Io non intendo inseguire quei cavilli che sono creati ad arte, nonché la vanesia e il narcisismo di qualche consigliere comunale. Non permetterò mai il blocco istituzionale e l'azione amministrativa del Consiglio Comunale, perché la mia elezione e quella di tutti i consiglieri rappresenta un patto di servizio per la città». Secondo gli esponenti del Pd e della "Lista Schittulli", Favuzzi avrebbe convocato gli ultimi due consigli comunali non rispettando appieno le regole, quelle imposte dallo Statuto comunale e dal suo regolamento. Il rispetto delle regole, l'oggetto del contendere e su questo si basa la richiesta di dimissioni. Ma il presidente punta il dito proprio verso quei testi che dovrebbero essere la guida per i lavori della massima assise cittadina e per tutta l'azione amministrativa.
«La selva di articoli riportati nei regolamenti e nello Statuto – scrive ancora – sono confliggenti ed è un "dono" ereditato dalla precedente amministrazione. Se oggi il Consiglio comunale di Giovinazzo è, nella palude burocratica la colpa non è affatto del sottoscritto. La loro è una patetica opinione». Intanto però, questa la posizione assunta dal Pd «quei regolamenti e quello Statuto sono in vigore, per cui vanno rispettati. La maggioranza, se proprio li considerano contraddittori e farraginosi, ha avuto oltre due anni di tempo per cambiarli. Cosa che non ha fatto, per cui piaccia o no vanno rispettati». Secondo Favuzzi invece le pretese di chi chiede le sue dimissioni sono solo "tecnicismi" che «appartengono al bagaglio delle risorse disperate per fare opposizione in modo infruttuoso, subdolo e lesivo degli interessi della città». E non intende cedere, anzi rilancia.
«Questo Pd – il suo disappunto è rivolto soprattutto al partito dal quale proviene - quando perde la partita porta via il pallone. Non è abituato ad accettare una risposta diversa da quelle che sono solo fantasiose interpretazioni. La consapevolezza dell'esattezza e dell'equilibrio del mio operato sta nella fiducia che 12 Consiglieri comunali su 16 mi attribuiscono, questo consenso mi dà la forza di andare avanti al servizio della mia città. Da questa gente non accetto nessuna lezione di moralità». E conclude: «Dimettermi io? Ma si dimettessero loro».
«Mi stupisce – scrive - che i Consiglieri di opposizione, con in testa quelli di un partito importante come il Pd, pensino solo a inseguire cavilli e si crogiolano nella vana speranza di veder bloccata la legittima azione amministrativa a vantaggio dei cittadini. Io non intendo inseguire quei cavilli che sono creati ad arte, nonché la vanesia e il narcisismo di qualche consigliere comunale. Non permetterò mai il blocco istituzionale e l'azione amministrativa del Consiglio Comunale, perché la mia elezione e quella di tutti i consiglieri rappresenta un patto di servizio per la città». Secondo gli esponenti del Pd e della "Lista Schittulli", Favuzzi avrebbe convocato gli ultimi due consigli comunali non rispettando appieno le regole, quelle imposte dallo Statuto comunale e dal suo regolamento. Il rispetto delle regole, l'oggetto del contendere e su questo si basa la richiesta di dimissioni. Ma il presidente punta il dito proprio verso quei testi che dovrebbero essere la guida per i lavori della massima assise cittadina e per tutta l'azione amministrativa.
«La selva di articoli riportati nei regolamenti e nello Statuto – scrive ancora – sono confliggenti ed è un "dono" ereditato dalla precedente amministrazione. Se oggi il Consiglio comunale di Giovinazzo è, nella palude burocratica la colpa non è affatto del sottoscritto. La loro è una patetica opinione». Intanto però, questa la posizione assunta dal Pd «quei regolamenti e quello Statuto sono in vigore, per cui vanno rispettati. La maggioranza, se proprio li considerano contraddittori e farraginosi, ha avuto oltre due anni di tempo per cambiarli. Cosa che non ha fatto, per cui piaccia o no vanno rispettati». Secondo Favuzzi invece le pretese di chi chiede le sue dimissioni sono solo "tecnicismi" che «appartengono al bagaglio delle risorse disperate per fare opposizione in modo infruttuoso, subdolo e lesivo degli interessi della città». E non intende cedere, anzi rilancia.
«Questo Pd – il suo disappunto è rivolto soprattutto al partito dal quale proviene - quando perde la partita porta via il pallone. Non è abituato ad accettare una risposta diversa da quelle che sono solo fantasiose interpretazioni. La consapevolezza dell'esattezza e dell'equilibrio del mio operato sta nella fiducia che 12 Consiglieri comunali su 16 mi attribuiscono, questo consenso mi dà la forza di andare avanti al servizio della mia città. Da questa gente non accetto nessuna lezione di moralità». E conclude: «Dimettermi io? Ma si dimettessero loro».