«Presidente Emiliano, ce si ditt?»

La lettera aperta dell'ARAC Giovinazzo al Governatore della Puglia. Un grido d'allarme di una intera categoria

sabato 6 febbraio 2021 11.12
C'è apprensione tra i ristoratori, gli albergatori e i commercianti di Giovinazzo appartenenti all'ARAC, che da quasi un anno sono strozzati da una crisi economica che sembra non avere fine. La pandemia sta distruggendo un intero settore, quello della ricettività e quello della ristorazione, con tutto l'indotto del commercio.
Gli autori della lettera che vi pubblichiamo sono loro, una parte consistente delle persone che investono da anni sul territorio per creare piccole e medie aziende da cui vivono decine di famiglie. Il loro è un grido d'allarme disperato: non chiedono sussidi, mancette, piccoli sostegni. Chiedono dignità e soprattutto chiarezza nella programmazione di un futuro che, mai come in questo periodo, appare incerto.
Riescono a fare ironia, quella amara di chi ha ormai poco da perdere e chiede al Presidente Michele Emiliano un strada da seguire, certa, senza più curve a gomito da percorrere. Forti anche le parole contro l'Amministrazione comunale.
Di seguito il testo. (G.B.)

«Presidente Emiliano, ce si ditt?
Lei sa perfettamente qual è il senso della domanda che, con il dovuto rispetto, le poniamo. Siamo i componenti del direttivo di un'associazione di ristoratori, albergatori e commercianti di Giovinazzo. Le scriviamo perché ci stiamo perdendo, abbiamo bisogno che lei ci indichi una strada.

Abbiamo provato in tutti i modi a seguirvi, a continuare a pensare che il rispetto delle regole, la correttezza dei comportamenti, la fiducia nelle istituzioni potessero essere l'unico sentiero da percorrere nei tempi della pandemia. Ci abbiamo provato, ma oggi constatiamo che, nonostante tutta la buona volontà, siamo finiti in un vicolo cieco. Cieco perché, nonostante il rispetto per le istituzioni e per chi ne occupa i ruoli di vertice, ci sentiamo presi in giro e soprattutto senza la forza e l'entusiasmo di continuare a soffrire per le nostre attività, che non siete in condizione di farci svolgere.

Non vogliamo sferrare il solito attacco di natura politica, ci creda. Non ne siamo interessati e non ne abbiamo le forze. Anche perché da questo punto di vista siamo ancora più confusi, vedendo il continuo peregrinare di "politici" da uno schieramento ad un altro e soprattutto sentendovi parlare di questioni che sono importanti solo per voi. Né vogliamo segnalarle le consuete distorsioni di un sistema che vorrebbe imporre le regole, ma non è in grado di farle applicare.

Né vogliamo discutere la valenza delle regole stesse, perché lo scaricabarile tra responsabilità centrali e territoriali ci farebbero ritrovare nel solito frullatore, del quale siete abili manovratori. Ci sono cose che mai comprenderemo (supermercati aperti, anche di domenica, anche di sera, asporto dai bar fino alle 18:00, con piazze e giardini pieni fino alle 22:00).

Non è nemmeno di questo che vogliamo parlarle. Né tantomeno vogliamo segnalarle l'incomprensibile atteggiamento di quegli esercenti che, in barba ad ogni regola, continuano a lavorare come se le regole non ci fossero (apertura dopo le 18:00, servizi all'interno anziché d'asporto, etc.).

È una guerra tra poveri nella quale non ci lasceremo trascinare. Vogliamo dirle invece che:
Da questa analisi scaturisce la domanda con cui abbiamo iniziato: Presidente Emiliano, ce si ditt? Abbiamo provato a interloquire con l'amministrazione comunale, ma al di là di qualche rinvio di tasse locali, abbiamo percepito la mancanza di volontà di interessarsi a problemi di questa portata. Abbiamo avuto il dubbio che non si tratti solo di volontà, ma anche di capacità di affrontare problemi di questa natura senza gli strumenti culturali, amministrativi e politici adeguati.

Ecco da dove scaturisce la domanda: Presidente, ce si ditt? Nel senso che non la sentiamo, che i provvedimenti della sua giunta vanno in direzioni che non riusciamo a intercettare, che stiamo morendo e non sappiamo cos'altro fare. Presidente, ce si ditt?».