Piromane per un'estorsione: a giudizio un 41enne
L'uomo è stato identificato dai Carabinieri. Verso la soluzione il giallo dei roghi d'auto?
giovedì 5 marzo 2015
10.23
È stato forse risolto il giallo degli incendi dolosi ai danni di decine di autovetture, avvenuti dal lontano 2005 nella cinta urbana di Giovinazzo: per i Carabinieri della locale Stazione, che negli anni hanno condotto minuziose ricerche, specifiche indagini a largo raggio ed accurate perquisizioni, i roghi notturni sono quasi tutti legati da un unico comune denominatore.
Al vaglio degli investigatori ci sono una serie di episodi che hanno riguardato danneggiamenti aggravati e incendi dolosi con l'integrazione dell'ipotesi più grave: il reato penale di estorsione aggravata. Secondo gli inquirenti, ad appiccare i fuochi in vari punti della città sarebbe stato un 41enne di Giovinazzo, che avrebbe così rivendicato le spettanze economiche attese da un artigiano del posto per un presunto rapporto di lavoro contestato e non retribuito. Secondo l'ipotesi investigativa, dunque, si tratterebbe di una vendetta becera contro l'attività della povera vittima, lo stesso operatore, i suoi clienti e le numerose persone a lui collegate (allo scopo di fargli il vuoto attorno). Non c'entrano, secondo quanto emerso dall'attività investigativa, né pizzo, né racket, né giri criminali.
I Carabinieri della locale Stazione, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Bari, hanno dato il via alle indagini visionando le telecamere di alcuni esercizi commerciali. Un video riprende chiaramente il volto di chi compie l'operazione. E gli investigatori lo riconoscono subito. Il cerchio si chiude. È stata un'inchiesta difficile: il piromane non sembrava seguire un modus operandi definito, anzi pareva colpire in modo abbastanza casuale. Ma il 41enne era nella black list in mano agli inquirenti: una lista nera che conteneva i nomi di altri sospettati. Sembrerebbe, infatti, che il presunto piromane si sia avvalso della collaborazione di diversi complici, strettamente collegati tra loro e tutti del posto.
Adesso il giudice monocratico del Tribunale di Bari, Francesco Pellecchia, ha rinviato a giudizio l'imputato: il 41enne sarà processato presso la seconda sezione penale barese (la prima udienza del processo si terrà il 12 marzo prossimo) per una serie di reati includenti la lunga sequela di atti incendiari di natura dolosa avvenuti a Giovinazzo. «Bisogna essere cauti - spiega l'avvocato Tiziano Tedeschi che rappresenta l'artigiano giovinazzese - nell'attribuire tutti gli incendi dolosi avvenuti negli ultimi tempi al 41enne. Sono stati così tanti gli atti vandalici compiuti in città che, allo stato attuale, risulta realmente improbabile attribuirli ad un solo soggetto. Di certo, però, il processo incardinato dinanzi la seconda sezione collegiale del Tribunale di Bari, di cui io sono legale della parte civile, risulta ampiamente supportato da numerosi elementi di prova».
Insomma i reati contestati vanno dall'estorsione aggravata al danneggiamento sino all'incendio. Il fatto è stato chiarito: niente pizzo, niente racket, niente giri criminali, soltanto la meschina vendetta di un uomo a causa delle mancate retribuzioni legate a prestazioni di lavoro messe in dubbio e non remunerate. «Non vorrei che molti altri episodi, invece, - avverte Tedeschi, patrocinante in Cassazione - siano frutto di gesti emulativi da parte di altri vigliacchi della notte che non si rendono conto della gravità di dette azioni e del danno che le stesse provocano».
La giustizia, dopo anni, potrebbe (il condizionale d'obbligo) aver dato un volto al piromane inafferrabile, al serial killer delle auto e sembra aver imboccato la strada giusta. In attesa di rispondenze processuali, un raggio di sole al mattino potrebbe finalmente spazzare via le ombre delle notti giovinazzesi.
Al vaglio degli investigatori ci sono una serie di episodi che hanno riguardato danneggiamenti aggravati e incendi dolosi con l'integrazione dell'ipotesi più grave: il reato penale di estorsione aggravata. Secondo gli inquirenti, ad appiccare i fuochi in vari punti della città sarebbe stato un 41enne di Giovinazzo, che avrebbe così rivendicato le spettanze economiche attese da un artigiano del posto per un presunto rapporto di lavoro contestato e non retribuito. Secondo l'ipotesi investigativa, dunque, si tratterebbe di una vendetta becera contro l'attività della povera vittima, lo stesso operatore, i suoi clienti e le numerose persone a lui collegate (allo scopo di fargli il vuoto attorno). Non c'entrano, secondo quanto emerso dall'attività investigativa, né pizzo, né racket, né giri criminali.
I Carabinieri della locale Stazione, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Bari, hanno dato il via alle indagini visionando le telecamere di alcuni esercizi commerciali. Un video riprende chiaramente il volto di chi compie l'operazione. E gli investigatori lo riconoscono subito. Il cerchio si chiude. È stata un'inchiesta difficile: il piromane non sembrava seguire un modus operandi definito, anzi pareva colpire in modo abbastanza casuale. Ma il 41enne era nella black list in mano agli inquirenti: una lista nera che conteneva i nomi di altri sospettati. Sembrerebbe, infatti, che il presunto piromane si sia avvalso della collaborazione di diversi complici, strettamente collegati tra loro e tutti del posto.
Adesso il giudice monocratico del Tribunale di Bari, Francesco Pellecchia, ha rinviato a giudizio l'imputato: il 41enne sarà processato presso la seconda sezione penale barese (la prima udienza del processo si terrà il 12 marzo prossimo) per una serie di reati includenti la lunga sequela di atti incendiari di natura dolosa avvenuti a Giovinazzo. «Bisogna essere cauti - spiega l'avvocato Tiziano Tedeschi che rappresenta l'artigiano giovinazzese - nell'attribuire tutti gli incendi dolosi avvenuti negli ultimi tempi al 41enne. Sono stati così tanti gli atti vandalici compiuti in città che, allo stato attuale, risulta realmente improbabile attribuirli ad un solo soggetto. Di certo, però, il processo incardinato dinanzi la seconda sezione collegiale del Tribunale di Bari, di cui io sono legale della parte civile, risulta ampiamente supportato da numerosi elementi di prova».
Insomma i reati contestati vanno dall'estorsione aggravata al danneggiamento sino all'incendio. Il fatto è stato chiarito: niente pizzo, niente racket, niente giri criminali, soltanto la meschina vendetta di un uomo a causa delle mancate retribuzioni legate a prestazioni di lavoro messe in dubbio e non remunerate. «Non vorrei che molti altri episodi, invece, - avverte Tedeschi, patrocinante in Cassazione - siano frutto di gesti emulativi da parte di altri vigliacchi della notte che non si rendono conto della gravità di dette azioni e del danno che le stesse provocano».
La giustizia, dopo anni, potrebbe (il condizionale d'obbligo) aver dato un volto al piromane inafferrabile, al serial killer delle auto e sembra aver imboccato la strada giusta. In attesa di rispondenze processuali, un raggio di sole al mattino potrebbe finalmente spazzare via le ombre delle notti giovinazzesi.