Piano degli ormeggi: tante idee e qualche interrogativo
Ieri sera presentato in Sala San Felice lo studio di fattibilità
giovedì 17 dicembre 2015
04.30
Tante idee, qualche interrogativo ed alcune polemiche.
È stata una lunga serata quella di ieri in sala San Felice, per la presentazione del nuovo "Piano degli ormeggi" per il porticciolo di Giovinazzo. A moderare l'ingegner Elio Sannicandro, ex Assessore comunale ai Lavori Pubblici e uomo che ha fortemente voluto questa piccola grande riforma all'interno di cala Porto. In apertura, il Sindaco, Tommaso Depalma, ha sottolineato la bontà delle ricerche propedeutiche al vero e proprio Piano, definite «un momento di reale svolta per Giovinazzo. Siamo stati bravi - ha proseguito il primo cittadino - ad intercettare i fondi del Gruppo di Azione Costiera. Bisogna capire cosa fare dei due pontili dedicati alla pesca con sole 7 licenze».
L'idea di base dell'Amministrazione comunale è quella di farsi restituire quei pontili e con avviso pubblico metterli a disposizione di privati che sappiano però offrire servizi reali a chi vive quel posto. Depalma ha altresì annunciato l'installazione di una sbarra per l'utilizzo della stessa discesa di cala Porto, troppo spesso «divenuta un parcheggio per chi non aveva alcun diritto», soprattutto in estate. Poi la notizia più importante: il Comune di Giovinazzo installerà 6 telecamere in tutto il porto, per un costo complessivo di 20.000 euro, con lo scopo di rendere nuovamente sicuro un posto da troppo tempo al centro delle attenzioni di attività criminali.
Sannicandro, riprendendo la parola, ha evidenziato come l'Amministrazione comunale abbia speso altri 40.000 euro per interventi di ordinaria manutenzione, che necessariamente vanno effettuati con scadenze periodiche.
L'intervento centrale della serata è stato, però, quello del professor Nicolò Carnimeo, scrittore, giornalista e docente di Diritto della Navigazione, il quale ha guidato il gruppo di ricerca che si è occupato dell'analisi oggettiva della situazione ed ha iniziato a prospettare soluzioni percorribili. Carnimeo si è soffermato dapprima sulle criticità che presenta il porticciolo giovinazzese, a suo dire «messo malissimo, esposto a mille traversie, dove si sono verificati tutta una serie di eventi, anche delittuosi», che non ne hanno fatto un posto ideale su cui intervenire.
Cala Porto va quindi conosciuta prima di intervenire, secondo Carnimeo, forse fra i pochi a poter tracciare un quadro storico di quella insenatura. Bisogna quindi chiedersi «cosa si può o non si può fare». Per giungere a delle soluzioni, ha continuato il docente, c'è bisogno quindi di un «percorso condiviso soprattutto coi fruitori del porto», presenti in gran numero in sala San Felice.
Per necessità di sintesi, Nicolò Carnimeo, che non ha dimenticato di ringraziare il Centro Velico per l'aiuto fondamentale nel lavoro di monitoraggio della situazione, ha puntato sul dragaggio inesistente, che non viene effettuato da tantissimi anni e che la Regione Puglia, competente in materia, continua a voler rimandare, trincerandosi addirittura dietro una legislazione ormai vetusta, e sulle tante opportunità che un porticciolo rinnovato potrebbe portare. Si è toccato così il tasto non solo dell'accesso a nuovi fondi europei per i pescatori e dell'itticoltura, ma soprattutto del cosiddetto "ittiturismo", con l'attracco per esempio di caicchi a Giovinazzo. Vere e proprie mini-crociere a bordo, con possibilità di cenare magari nel centro storico, facendo girare l'economia locale.
Tutto questo in teoria, come idea per far decollare un luogo sempre uguale a se stesso da anni, così come il borgo antico che lo circonda, secondo Carnimeo, incantevole, ma che va morendo. Una delle soluzioni, quindi, potrebbe essere quella di una duplice modalità di attracco: la prima permanente, ed in quel senso la mappatura già effettuata di chi usa gli ormeggi è un unicum nella storia giovinazzese, e la seconda definita "di transito", atta a favorire proprio il turismo di qualità. Si attracca, si mangia e si gira la città e dopo qualche ora si riparte.
Il punto di arrivo, dunque, è quello di un vero e proprio Piano Regolatore del porto. Giovinazzo deve passare quindi da porto con semplici funzioni di pesca, almeno a porto con funzioni turistiche.
A scattare una vera e propria istantanea ci ha poi pensato l'ingegnere Stefano Semeraro, che ha fatto quasi eco a Carnimeo, ponendo al centro dell'attenzione del pubblico presente come «quello specchio d'acqua sia circondato da beni artistici, architettonici e storici di enorme pregio». Una vera e propria cartolina per chi arriva dal mare, l'aveva definita prima il professore.
Semeraro ha poi ricordato che in cala Porto ormeggiano, in estate, momento di massimo afflusso, «105 barche sui pontili e 52 nelle altre zone» e che gli stessi pontili sono 7, quattro dei quali a Levante e tre a Ponente. Il problema è quello dei servizi inesistenti e di una banchina, concessa al Comune dalla Regione, al fine di completarne i lavori, che presto sarà tolta dalla disponibilità dell'Ente di piazza Vittorio Emanuele II.
Preoccupano, ha sottolineato l'avvocato Giuseppe Delle Foglie, le quattro concessioni per acquacoltura, date ad associazioni che rispettano ogni norma di legge, che, pur avendo avuto una proroga fino al 2020, rischierebbero di essere revocate per via di una nuova giurisprudenza comunitaria in arrivo dalla Corte di Giustizia Europea. Anch'egli, parlando da un punto di vista prettamente giuridico, ha puntato sulla necessità di un Piano Regolatore del porto, unica soluzione ai mille problemi verificatisi nel recente passato.
Quali dunque le prospettive?
La serata ne ha offerte alcune: intanto si è proceduto a mappare chi usufruisce di quell'area, evitando che lo scivolo di Cala Porto diventi terra di conquista per chiunque. La sbarra messa e le telecamere a circuito chiuso sono già un buon deterrente. Quanto poi alla visione d'insieme che guarda al futuro prossimo, Carnimeo, Semeraro e Sannicandro hanno fatto intendere che ci sono studi ingegneristici all'avanguardia che, ad impatto ambientale zero ed a costi limitati, potrebbero assicurare serenità a chi ormeggia la propria imbarcazione in porto. L'ipotesi più suggestiva lanciata, tutta da discutere, è quella di pontili di ultima generazione che fungano quasi da barriere, come accade in diversi approdi nei mari del Nord Europa. Resistenti, anche belli a vedersi, assicurerebbero un restyling in linea con i nuovi principi di ecosostenibilità.
Il finale è stato un po' convulso. Dopo diversi interventi (taluni pertinenti, altri no) con tante preoccupazioni esposte da diportisti, associazioni sportive locali e pescatori, c'è stata la chiusura del Sindaco, Tommaso Depalma.
Il primo cittadino non si è risparmiato sul ricordo di quanto accaduto di recente: incendi e forse un ragazzo ammazzato per questioni legate anche, ma non solo, a quell'area. «In tanti sapevano ed hanno taciuto - ha detto - come gli atti processuali indicano. Tutti zitti, pur sapendo cosa accadeva in cala Porto. Ci sono morti - ha evidenziato - che pesano e sono anche colpa mia, come rappresentante di una comunità, ma soprattutto colpa di alcuni singoli che hanno fatto finta di nulla. In quell'area vige ancora troppa omertà».
Parole forti, ma che spostano la bussola della discussione su un punto essenziale che vi avevamo sottolineato nell'articolo di presentazione: c'è bisogno di regole. Con regole certe, anche in porto, si tornerà a respirare un'aria diversa e quel luogo, da luogo della paura, potrebbe tornare ad essere un volano per tutta l'economia locale. Ora saranno i tecnici a dover imprimere un'impronta definitiva, tracciando la via del futuro.
È stata una lunga serata quella di ieri in sala San Felice, per la presentazione del nuovo "Piano degli ormeggi" per il porticciolo di Giovinazzo. A moderare l'ingegner Elio Sannicandro, ex Assessore comunale ai Lavori Pubblici e uomo che ha fortemente voluto questa piccola grande riforma all'interno di cala Porto. In apertura, il Sindaco, Tommaso Depalma, ha sottolineato la bontà delle ricerche propedeutiche al vero e proprio Piano, definite «un momento di reale svolta per Giovinazzo. Siamo stati bravi - ha proseguito il primo cittadino - ad intercettare i fondi del Gruppo di Azione Costiera. Bisogna capire cosa fare dei due pontili dedicati alla pesca con sole 7 licenze».
L'idea di base dell'Amministrazione comunale è quella di farsi restituire quei pontili e con avviso pubblico metterli a disposizione di privati che sappiano però offrire servizi reali a chi vive quel posto. Depalma ha altresì annunciato l'installazione di una sbarra per l'utilizzo della stessa discesa di cala Porto, troppo spesso «divenuta un parcheggio per chi non aveva alcun diritto», soprattutto in estate. Poi la notizia più importante: il Comune di Giovinazzo installerà 6 telecamere in tutto il porto, per un costo complessivo di 20.000 euro, con lo scopo di rendere nuovamente sicuro un posto da troppo tempo al centro delle attenzioni di attività criminali.
Sannicandro, riprendendo la parola, ha evidenziato come l'Amministrazione comunale abbia speso altri 40.000 euro per interventi di ordinaria manutenzione, che necessariamente vanno effettuati con scadenze periodiche.
L'intervento centrale della serata è stato, però, quello del professor Nicolò Carnimeo, scrittore, giornalista e docente di Diritto della Navigazione, il quale ha guidato il gruppo di ricerca che si è occupato dell'analisi oggettiva della situazione ed ha iniziato a prospettare soluzioni percorribili. Carnimeo si è soffermato dapprima sulle criticità che presenta il porticciolo giovinazzese, a suo dire «messo malissimo, esposto a mille traversie, dove si sono verificati tutta una serie di eventi, anche delittuosi», che non ne hanno fatto un posto ideale su cui intervenire.
Cala Porto va quindi conosciuta prima di intervenire, secondo Carnimeo, forse fra i pochi a poter tracciare un quadro storico di quella insenatura. Bisogna quindi chiedersi «cosa si può o non si può fare». Per giungere a delle soluzioni, ha continuato il docente, c'è bisogno quindi di un «percorso condiviso soprattutto coi fruitori del porto», presenti in gran numero in sala San Felice.
Per necessità di sintesi, Nicolò Carnimeo, che non ha dimenticato di ringraziare il Centro Velico per l'aiuto fondamentale nel lavoro di monitoraggio della situazione, ha puntato sul dragaggio inesistente, che non viene effettuato da tantissimi anni e che la Regione Puglia, competente in materia, continua a voler rimandare, trincerandosi addirittura dietro una legislazione ormai vetusta, e sulle tante opportunità che un porticciolo rinnovato potrebbe portare. Si è toccato così il tasto non solo dell'accesso a nuovi fondi europei per i pescatori e dell'itticoltura, ma soprattutto del cosiddetto "ittiturismo", con l'attracco per esempio di caicchi a Giovinazzo. Vere e proprie mini-crociere a bordo, con possibilità di cenare magari nel centro storico, facendo girare l'economia locale.
Tutto questo in teoria, come idea per far decollare un luogo sempre uguale a se stesso da anni, così come il borgo antico che lo circonda, secondo Carnimeo, incantevole, ma che va morendo. Una delle soluzioni, quindi, potrebbe essere quella di una duplice modalità di attracco: la prima permanente, ed in quel senso la mappatura già effettuata di chi usa gli ormeggi è un unicum nella storia giovinazzese, e la seconda definita "di transito", atta a favorire proprio il turismo di qualità. Si attracca, si mangia e si gira la città e dopo qualche ora si riparte.
Il punto di arrivo, dunque, è quello di un vero e proprio Piano Regolatore del porto. Giovinazzo deve passare quindi da porto con semplici funzioni di pesca, almeno a porto con funzioni turistiche.
A scattare una vera e propria istantanea ci ha poi pensato l'ingegnere Stefano Semeraro, che ha fatto quasi eco a Carnimeo, ponendo al centro dell'attenzione del pubblico presente come «quello specchio d'acqua sia circondato da beni artistici, architettonici e storici di enorme pregio». Una vera e propria cartolina per chi arriva dal mare, l'aveva definita prima il professore.
Semeraro ha poi ricordato che in cala Porto ormeggiano, in estate, momento di massimo afflusso, «105 barche sui pontili e 52 nelle altre zone» e che gli stessi pontili sono 7, quattro dei quali a Levante e tre a Ponente. Il problema è quello dei servizi inesistenti e di una banchina, concessa al Comune dalla Regione, al fine di completarne i lavori, che presto sarà tolta dalla disponibilità dell'Ente di piazza Vittorio Emanuele II.
Preoccupano, ha sottolineato l'avvocato Giuseppe Delle Foglie, le quattro concessioni per acquacoltura, date ad associazioni che rispettano ogni norma di legge, che, pur avendo avuto una proroga fino al 2020, rischierebbero di essere revocate per via di una nuova giurisprudenza comunitaria in arrivo dalla Corte di Giustizia Europea. Anch'egli, parlando da un punto di vista prettamente giuridico, ha puntato sulla necessità di un Piano Regolatore del porto, unica soluzione ai mille problemi verificatisi nel recente passato.
Quali dunque le prospettive?
La serata ne ha offerte alcune: intanto si è proceduto a mappare chi usufruisce di quell'area, evitando che lo scivolo di Cala Porto diventi terra di conquista per chiunque. La sbarra messa e le telecamere a circuito chiuso sono già un buon deterrente. Quanto poi alla visione d'insieme che guarda al futuro prossimo, Carnimeo, Semeraro e Sannicandro hanno fatto intendere che ci sono studi ingegneristici all'avanguardia che, ad impatto ambientale zero ed a costi limitati, potrebbero assicurare serenità a chi ormeggia la propria imbarcazione in porto. L'ipotesi più suggestiva lanciata, tutta da discutere, è quella di pontili di ultima generazione che fungano quasi da barriere, come accade in diversi approdi nei mari del Nord Europa. Resistenti, anche belli a vedersi, assicurerebbero un restyling in linea con i nuovi principi di ecosostenibilità.
Il finale è stato un po' convulso. Dopo diversi interventi (taluni pertinenti, altri no) con tante preoccupazioni esposte da diportisti, associazioni sportive locali e pescatori, c'è stata la chiusura del Sindaco, Tommaso Depalma.
Il primo cittadino non si è risparmiato sul ricordo di quanto accaduto di recente: incendi e forse un ragazzo ammazzato per questioni legate anche, ma non solo, a quell'area. «In tanti sapevano ed hanno taciuto - ha detto - come gli atti processuali indicano. Tutti zitti, pur sapendo cosa accadeva in cala Porto. Ci sono morti - ha evidenziato - che pesano e sono anche colpa mia, come rappresentante di una comunità, ma soprattutto colpa di alcuni singoli che hanno fatto finta di nulla. In quell'area vige ancora troppa omertà».
Parole forti, ma che spostano la bussola della discussione su un punto essenziale che vi avevamo sottolineato nell'articolo di presentazione: c'è bisogno di regole. Con regole certe, anche in porto, si tornerà a respirare un'aria diversa e quel luogo, da luogo della paura, potrebbe tornare ad essere un volano per tutta l'economia locale. Ora saranno i tecnici a dover imprimere un'impronta definitiva, tracciando la via del futuro.