Petrocelli e Antonacci per il battesimo di Articolo Uno

Tra gli obiettivi la discontinuità rispetto alle politiche del passato e piramide rovesciata per unire la sinistra

lunedì 24 luglio 2017 1.02
La Sala Marano era piena. Più che "nostalgici" della sinistra si trattava di quelli che ci credono ancora, che sperano che sia ancora possibile una sinistra che non si allontani progressivamente e definitivamente dal suo elettorato. Una sinistra che non debba dire grazie ad Alfano e Verdini per restare in piedi, insomma.

In una caldissima serata estiva, giovedì 20 luglio, anche a Giovinazzo si è avviato il percorso politico di Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista.

Enzo Mastropasqua, coordinatore del nascente comitato promotore cittadino, ha avviato la conversazione chiarendo le ragioni che vedono accogliere con grande attesa una nuova formazione politica di ampio respiro a tutti i livelli della geografia politica nazionale, qui a Giovinazzo, già protagonista di una coalizione di liste civiche come PrimaVera Alternativa, Abbracciamo la Città e Giovinazzo MeetUp insieme a Sinistra Italiana, di chiaro orientamento di centrosinistra, guardata come laboratorio politico da tanti, anche fuori città, con attenzione ed interesse, come ha avuto modo di dire nella conclusione della serata Vito Antonacci, coordinatore di Articolo Uno Terra di Bari.

Nel mezzo l'atteso intervento di Corrado Petrocelli dai tanti presenti conosciuto e ricordato quale rettore dell'Università degli Studi di Bari, nel quale ha spiegato come la politica meditata e partecipata dal basso potrà e dovrà salvare la società italiana dai guasti del "renzismo".

Problemi come quello del lavoro tradito dal Jobs Act, dell'aumento della disoccupazione specialmente giovanile ed al sud, l'allargamento della forbice fra ricchi e poveri, la corruzione nella gestione della cosa pubblica sono diretta conseguenza della diretta afasia di un'autentica politica di Sinistra per seguire invece le ragioni del pensiero neoliberista su tutti i campi. Neoliberismo con cui si era pensato di entrare in Europa al meglio, ma di cui gli stessi fautori di allora a partire da Prodi ammettono quantomeno la leggerezza se non l'errore.

L'impostazione che ne è derivata ha tracimato il mondo del lavoro, della scuola, della sanità, della coesione socio-culturale in disorientanti modelli aziendalistici. Queste ultime ormai si chiamano "aziende" quindi intese a fare profitto, non più al servizio della persona.

Tutto questo senza una parola di scuse da parte dell'attuale governo, magari con la complicità dei mezzi di comunicazione inclini al potere e a far passare l'idea-mantra che il "privato" è sempre più produttivo ed efficiente, mentre il "pubblico" sprecone va sostituito. Pure le migliaia di professionisti formati con il nostro sistema pubblico trova allocazione all'estero con grande favore e a discapito del loro utilizzo in Italia!

Ecco allora la necessità, ha concluso Vito Antonacci, di legare tutti questi nodi secondo una rinnovata visione tutta di sinistra vera plurale aperta ed unita a partire appunto dall'articolo 1 della Costituzione dove campeggiano le parole lavoro e sovranità popolare. Bisogna farlo ripartendo, dal basso ma con la volontà di sentirsi più forti e coesi e per un cambiamento più stabile e lungo nel tempo. Da guida la difesa dei più deboli, il principio dell'uguaglianza e della solidarietà e confronto aperto e democratico che coinvolga tutti i soggetti.

Anche le presenze attente di diversi esponenti attuali e passati della galassia del centrosinistra cittadino e i numerosi interventi, fra i quali quelli di Daniele de Gennaro, candidato Sindaco sconfitto per pochi voti al ballottaggio, Nando Depalo, Segretario della sezione cittadina di Sinistra Italiana, Michele Marolla, ex capo-redattore della Gazzetta del Mezzogiorno impegnato, in un primo momento, in quel progetto ed altri, hanno registrato un alto livello di interesse e il desiderio di fare presto e bene, rivolgendo attenzione, in maniera seria e continuativa, ad esempio, alla formazione etico-politica dei cittadini (come richiesto da Umberto Depalma) più giovani, che rappresentano le future classi dirigenti della città.