Pennellate di musica in Concattedrale

Ieri sera il concerto “Hör Mein Bitten” per voci e organo per scoprire tutta l’arte di Mendelssohn

domenica 30 settembre 2018 11.24
A cura di Giuseppe Dalbis

Definire solo come concerto l'evento di ieri sera in Concattedrale sarebbe davvero riduttivo. "Hör Mein Bitten" (Ascolta la mia preghiera) è stato un vero e proprio viaggio tra le arti ottocentesche, abilmente intrecciate tra loro in un racconto d'emozioni.

L'appuntamento dedicato a Felix Bartholdy Mendelssohn e alla musica sacra e tradizione nella Germania romantica, inserito nel Festival itinerante Oriente Occidente che celebra i grandi compositori di Settecento e Ottocento nelle Cattedrali di Puglia con il contributo di Regione Puglia, Comune di Bari, Fondazione Puglia e Arciconfraternita Maria SS. del Carmine di Bari, è stato coprodotto da Associazione Polifonica Florilegium Vocis, Associazione Polifonica "Biagio Grimaldi" e Comune di Giovinazzo che ha deciso di chiudere così il cartellone degli eventi estivi.

Ad aprire la serata, un estratto dall'Elias di Mendelssohn, eseguito dalla splendida voce del controtenore giovinazzese Nicolò Marzocca e da Simone Falcone che ha suonato l'antico organo monumentale della Concattedrale costruito nel 1779, tenendo la platea col naso all'insù.

Poi, ai piedi delle statue dei Santi Medici pronte per la festa di questa sera, il Coro della Polifonica Barese "Biagio Grimaldi" diretto da Sabino Manzo, assieme al mezzo soprano Tiziana Portoghese e all'emozionatissima Eleonora Cilli, soprano giovinazzese d'adozione, hanno interpretato brani dalle composizioni di Mendelssohn che meriterebbero certamente una maggiore conoscenza da parte del grande pubblico.

Fondamentale in tal senso la guida all'ascolto di Stefania Gianfrancesco, che ha permesso di scoprire le particolarità tecniche, i temi sacri nascosti dietro le parole tedesche, il significato teologico dei movimenti musicali, l'influenza di Johann Sebastian Bach che Mendelssohn ebbe il merito di riportare in auge, la metafora già presente nell'Inferno di Dante, i richiami a Goethe, le somiglianze con le sfumature di Caravaggio.

E così il grande compositore tedesco è diventato anche un pittore d'arte sacra, capace di usare lo spartito e le voci come la tavolozza e i pennelli, per dipingere trittici e pale d'altare, con pennellate dense, dai colori cupi, tormentate, perfetta rappresentazione del sentimento romantico.