Pasticcerie, danno economico di 32 milioni di euro per chiusura
Giotti (Confartigianato): «Ai mancati ricavi si aggiunge perdita di 5 milioni di euro per deperimento materie prime»
venerdì 10 aprile 2020
06.00
Quando il DPCM dell'11 marzo emanato per contrastare la diffusione del Covid-19 ha regolamentato le attività di commercio al dettaglio consentite, Confartigianato Imprese è tempestivamente intervenuta chiedendo una interpretazione meno restrittiva della norma ed inviando una richiesta specifica in tal senso al Ministro Patuanelli. Il decreto, infatti, penalizza in modo particolare le pasticcerie artigiane, impedite a poter vendere al dettaglio la propria produzione finanche in un momento particolare dell'anno qual è quello pasquale. Ove possibile, resta salva invece la consegna a domicilio.
La scelta del Governo è apparsa discutibile per almeno due ragioni. In primo luogo le pasticcerie artigiane non sono strutturate diversamente rispetto alle numerose attività di vendita al dettaglio di prodotti alimentari (panifici, salumerie, macellerie) che continuano ad operare pur nel rispetto delle ferree regole anti-contagio. Secondariamente, ma non per importanza, qualora la scelta fosse dettata dalla particolare tipologia del prodotto di pasticceria, ossia alimenti non indispensabili ed essenziali, non si spiegherebbe come mai tali prodotti siano invece in commercio presso la grande distribuzione organizzata o presso altri esercenti al dettaglio.
«La chiusura delle pasticcerie durante le feste pasquali determina un enorme danno economico e pesa sulla competitività del sistema delle micro e piccole imprese, quelle stesse che in questo momento hanno più bisogno di aiuto - commenta il Presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza – illustrando i dati dell'Ufficio Studi di Confartigianato: in Puglia si contano più di 1200 pasticcerie, delle quali quasi 1000 artigianali, con 4.300 addetti; per queste imprese si stima una perdita di fatturato nel mese di aprile di 26 milioni di euro».
«Ai mancati ricavi si deve aggiungere anche una perdita, valutata in 5 milioni di euro, causata dal deperimento di parte delle materie prime che abbiamo acquistato prima del blocco delle attività - puntualizza il Presidente regionale dei pasticceri di Confartigianato, Nicola Giotti - . Stiamo rispettando le regole per difendere la salute di tutti, ma questa misura così restrittiva ci appare davvero ingiusta e vanifica il grande lavoro svolto negli ultimi anni che ha indotto sempre più consumatori a preferire le produzioni artigianali di qualità».
La scelta del Governo è apparsa discutibile per almeno due ragioni. In primo luogo le pasticcerie artigiane non sono strutturate diversamente rispetto alle numerose attività di vendita al dettaglio di prodotti alimentari (panifici, salumerie, macellerie) che continuano ad operare pur nel rispetto delle ferree regole anti-contagio. Secondariamente, ma non per importanza, qualora la scelta fosse dettata dalla particolare tipologia del prodotto di pasticceria, ossia alimenti non indispensabili ed essenziali, non si spiegherebbe come mai tali prodotti siano invece in commercio presso la grande distribuzione organizzata o presso altri esercenti al dettaglio.
«La chiusura delle pasticcerie durante le feste pasquali determina un enorme danno economico e pesa sulla competitività del sistema delle micro e piccole imprese, quelle stesse che in questo momento hanno più bisogno di aiuto - commenta il Presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza – illustrando i dati dell'Ufficio Studi di Confartigianato: in Puglia si contano più di 1200 pasticcerie, delle quali quasi 1000 artigianali, con 4.300 addetti; per queste imprese si stima una perdita di fatturato nel mese di aprile di 26 milioni di euro».
«Ai mancati ricavi si deve aggiungere anche una perdita, valutata in 5 milioni di euro, causata dal deperimento di parte delle materie prime che abbiamo acquistato prima del blocco delle attività - puntualizza il Presidente regionale dei pasticceri di Confartigianato, Nicola Giotti - . Stiamo rispettando le regole per difendere la salute di tutti, ma questa misura così restrittiva ci appare davvero ingiusta e vanifica il grande lavoro svolto negli ultimi anni che ha indotto sempre più consumatori a preferire le produzioni artigianali di qualità».