Operazione "Halloween", la Cassazione respinge 8 ricorsi
Dichiarate inammissibili le doglianze dei giovinazzesi Saverio e Giuseppe Pappagallo, padre e figlio
sabato 11 luglio 2020
11.46
Sono stati respinti dalla Cassazione i ricorsi dei giovinazzesi Saverio e Giuseppe Pappagallo, padre e figlio, arrestati nel corso dell'operazione "Halloween" che, il 31 ottobre 2017, portò all'arresto di personaggi di spicco della criminalità di Molfetta che cercavano di controllare il mercato della droga.
Assieme a loro sono stati dichiarati inammissibili dai giudici romani anche i ricorsi presentati da Nicola Abbrescia, Maria Fiore (figlia di Alfredo, ucciso nel marzo 2014, e compagna di Abbrescia), Cosma Damiano Grosso, Domenico Ponte, Cosimo Damiano Spagnoletti e Alessandro Tenardi, tutti condannati in primo grado, a pene comprese fra gli 8 anni e 20 giorni e i 3 anni e 8 mesi di reclusione, per traffico di stupefacenti, tentato omicidio e minaccia aggravata.
I giudici della quarta sezione hanno accolto soltanto il ricorso presentato dal difensore di Gianfranco Del Rosso, l'avvocato Michele Salvemini, ed hanno disposto l'annullamento senza rinvio della sentenza e il contestuale invio degli atti, per l'ulteriore corso, alla Corte d'Appello di Bari, la quale, preso atto del dispositivo di annullamento pronunciato dalla Cassazione, ha disposto la revoca della misura cautelare: così il 32enne ha nuovamente riacquistato la piena libertà.
L'attività investigativa, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta, ha avuto inizio nel 2015 e ha certificato l'esistenza di un gruppo criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti tra Molfetta, Giovinazzo e Bitonto e svelato, soprattutto, un collegamento con i clan baresi Di Cosola e Diomede.
Assieme a loro sono stati dichiarati inammissibili dai giudici romani anche i ricorsi presentati da Nicola Abbrescia, Maria Fiore (figlia di Alfredo, ucciso nel marzo 2014, e compagna di Abbrescia), Cosma Damiano Grosso, Domenico Ponte, Cosimo Damiano Spagnoletti e Alessandro Tenardi, tutti condannati in primo grado, a pene comprese fra gli 8 anni e 20 giorni e i 3 anni e 8 mesi di reclusione, per traffico di stupefacenti, tentato omicidio e minaccia aggravata.
I giudici della quarta sezione hanno accolto soltanto il ricorso presentato dal difensore di Gianfranco Del Rosso, l'avvocato Michele Salvemini, ed hanno disposto l'annullamento senza rinvio della sentenza e il contestuale invio degli atti, per l'ulteriore corso, alla Corte d'Appello di Bari, la quale, preso atto del dispositivo di annullamento pronunciato dalla Cassazione, ha disposto la revoca della misura cautelare: così il 32enne ha nuovamente riacquistato la piena libertà.
L'attività investigativa, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta, ha avuto inizio nel 2015 e ha certificato l'esistenza di un gruppo criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti tra Molfetta, Giovinazzo e Bitonto e svelato, soprattutto, un collegamento con i clan baresi Di Cosola e Diomede.