Omicidio Spera, la droga pista privilegiata
A causare il decesso del 21enne i colpi al torace e al volto. Le indagini dei Carabinieri
mercoledì 25 marzo 2015
13.02
Ha atteso, appostato e ben nascosto, che Gaetano Spera, 21enne del posto, entrasse in un vicolo stretto e buio costellato da locali al pianterreno e abitazioni (molte delle quali, però, disabitate), per ucciderlo con sette micidiali colpi di pistola.
Un'esecuzione in piena regola mentre la vittima si apprestava a riprendere il proprio scooter, un Piaggio (poi posto sotto sequestro), dal luogo dove abitualmente lo parcheggiava. Una missione di morte, pertanto, studiata e pianificata nei minimi particolari e quindi portata a termine con spietatezza da un killer professionista (ma gli inquirenti non escludono la presenza di complici) e perfetto conoscitore del territorio dove agire e compiere l'efferato agguato.
E così l'inizio di un mercoledì qualsiasi è diventato come un film thriller, con un giovanissimo morto ammazzato, sangue ovunque e le sirene dei Carabinieri che hanno d'un tratto squarciato la tranquillità notturna. E portato un po' d'inquietudine. Ieri, come anticipato nella notte dal nostro giornale, è stato assassinato in vico I corso Principe Amedeo, Gaetano Spera, 21 anni, disoccupato, già noto alle forze dell'ordine pur non avendo mai riportato condanne penali.
Il giovane, arrestato nell'aprile 2014 dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente (in quell'occasione i militari gli sequestrarono 143 grammi di marijuana, un bilancino di precisione e materiale per il taglio ed il confezionamento della sostanza) è stato freddato nei pressi di piazza Garibaldi.
Intorno a mezzanotte, non appena il 21enne ha imboccato il piccolo vicolo ed è stato a tiro il killer ha utilizzato una pistola calibro 9x21. Sette i colpi sparati in direzione del giovinazzese che ha anche tentato una fuga, risultata poi vana. A colpire Gaetano Spera, causandone il decesso immediato, sono stati i sei colpi sparati al torace e l'ultimo indirizzato in pieno volto, quando il giovane era ormai a terra morto. Tutti, sembra, andati a segno, anche se sarà l'autopsia a confermarlo. Il killer ha sparato per uccidere, forse, al culmine d'un litigio degenerato. Senza sbagliare.
Trovandosi a poca distanza dal luogo del delitto, alcuni passanti, anche per via della paura, non appena hanno udito le detonazioni che hanno lacerato il silenzio della notte hanno allertato le forze dell'ordine. Dopo aver compiuto l'agguato mortale, il killer (ma gli inquirenti - lo ripetiamo - non escludono la presenza di complici), portandosi con sé l'arma, si è subito allontanato dal luogo del delitto, senza lasciare tracce.
Sul luogo dell'agguato, intanto, sono accorsi i Carabinieri della Stazione di Giovinazzo e i militari della Compagnia di Molfetta, guidati dal capitano Vito Ingrosso, e finanche i colleghi della Sezione Investigazioni Scientifiche i quali, insieme ai colleghi del Reparto Provinciale di Bari, hanno effettuato i rilievi del caso sul corpo (ritrovato a pancia in su) e repertato i bossoli rimasti sul selciato, nel tentativo di cercare indizi e tracce utili per risalire a chi ha premuto il grilletto. I militari, dopo l'agguato mortale, hanno effettuato nel corso della notte controlli e perquisizioni su cui, al momento, vige il più stretto riserbo.
Pur non tralasciando al momento alcuna pista investigativa, il lavoro dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta, coordinato dal pubblico ministero Federico Perrone Capano, giunto sul posto, sarebbe in particolare concentrato sul traffico di sostanze stupefacenti. Oppure uno sgarro che sarebbe stato punito a colpi di pistola.
Un'esecuzione in piena regola mentre la vittima si apprestava a riprendere il proprio scooter, un Piaggio (poi posto sotto sequestro), dal luogo dove abitualmente lo parcheggiava. Una missione di morte, pertanto, studiata e pianificata nei minimi particolari e quindi portata a termine con spietatezza da un killer professionista (ma gli inquirenti non escludono la presenza di complici) e perfetto conoscitore del territorio dove agire e compiere l'efferato agguato.
E così l'inizio di un mercoledì qualsiasi è diventato come un film thriller, con un giovanissimo morto ammazzato, sangue ovunque e le sirene dei Carabinieri che hanno d'un tratto squarciato la tranquillità notturna. E portato un po' d'inquietudine. Ieri, come anticipato nella notte dal nostro giornale, è stato assassinato in vico I corso Principe Amedeo, Gaetano Spera, 21 anni, disoccupato, già noto alle forze dell'ordine pur non avendo mai riportato condanne penali.
Il giovane, arrestato nell'aprile 2014 dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente (in quell'occasione i militari gli sequestrarono 143 grammi di marijuana, un bilancino di precisione e materiale per il taglio ed il confezionamento della sostanza) è stato freddato nei pressi di piazza Garibaldi.
Intorno a mezzanotte, non appena il 21enne ha imboccato il piccolo vicolo ed è stato a tiro il killer ha utilizzato una pistola calibro 9x21. Sette i colpi sparati in direzione del giovinazzese che ha anche tentato una fuga, risultata poi vana. A colpire Gaetano Spera, causandone il decesso immediato, sono stati i sei colpi sparati al torace e l'ultimo indirizzato in pieno volto, quando il giovane era ormai a terra morto. Tutti, sembra, andati a segno, anche se sarà l'autopsia a confermarlo. Il killer ha sparato per uccidere, forse, al culmine d'un litigio degenerato. Senza sbagliare.
Trovandosi a poca distanza dal luogo del delitto, alcuni passanti, anche per via della paura, non appena hanno udito le detonazioni che hanno lacerato il silenzio della notte hanno allertato le forze dell'ordine. Dopo aver compiuto l'agguato mortale, il killer (ma gli inquirenti - lo ripetiamo - non escludono la presenza di complici), portandosi con sé l'arma, si è subito allontanato dal luogo del delitto, senza lasciare tracce.
Sul luogo dell'agguato, intanto, sono accorsi i Carabinieri della Stazione di Giovinazzo e i militari della Compagnia di Molfetta, guidati dal capitano Vito Ingrosso, e finanche i colleghi della Sezione Investigazioni Scientifiche i quali, insieme ai colleghi del Reparto Provinciale di Bari, hanno effettuato i rilievi del caso sul corpo (ritrovato a pancia in su) e repertato i bossoli rimasti sul selciato, nel tentativo di cercare indizi e tracce utili per risalire a chi ha premuto il grilletto. I militari, dopo l'agguato mortale, hanno effettuato nel corso della notte controlli e perquisizioni su cui, al momento, vige il più stretto riserbo.
Pur non tralasciando al momento alcuna pista investigativa, il lavoro dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta, coordinato dal pubblico ministero Federico Perrone Capano, giunto sul posto, sarebbe in particolare concentrato sul traffico di sostanze stupefacenti. Oppure uno sgarro che sarebbe stato punito a colpi di pistola.