Omicidio Spera, il 31 maggio l'udienza preliminare
La seduta è fissata davanti al giudice Annachiara Mastrorilli
lunedì 8 febbraio 2016
0.19
Si terrà il prossimo 31 maggio dinanzi al giudice del Tribunale di Bari, Annachiara Mastrorilli, l'udienza preliminare per l'omicidio di Gaetano Spera, il 21enne freddato a colpi di pistola il 25 marzo dello scorso anno.
Per quell'efferato omicidio, dopo quattro mesi, sono stati arrestati con l'accusa di omicidio Vito Arciuli, di 19 anni, rinchiuso nell'istituto penitenziario di Avellino, e suo fratello di 16. Per concorso nell'omicidio, Luca Lafronza, di 23 anni, detenuto nel carcere di San Vittore, a Milano, Ignazio Chimenti, di 26, recluso nella casa circondariale di Lecce, e Pio Mauro Sparno, di 32, tenuto nel reclusorio di Taranto.
Sono state le caparbie e puntuali indagini dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta, che hanno pazientemente ricostruito le fasi di quel terribile omicidio, trovando riscontri, elementi probatori e conferme, a portare, il 27 luglio 2015, ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Giovanni Abbattista, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo.
Nella richiesta di rinvio a giudizio allegata all'avviso di fissazione dell'udienza preliminare per Vito Arciuli, si legge che il 19enne «in concorso con Luca Lafronza, Ignazio Chimenti e Pio Mauro Sparno, previo concerto e con premeditazione, agendo quale materiale esecutore insieme al fratello, cagionava la morte di Gaetano Spera mediante l'esplosione di non meno di 9 colpi di arma da fuoco, di cui 7 calibro 9x21 e 2 calibro 38 special o 357 magnum, che lo attingevano mortalmente».
I capi d'imputazione, inoltre, risultano essere ulteriormente aggravati dall'utilizzo del metodo mafioso e del motivo abietto «consistenti nell'aver commesso l'omicidio con un'azione estremamente violenta, posta in essere in modo eclatante ed emblematica, in pieno centro abitato e mediante l'uso di due armi da fuoco, nonché al fine di ottenere il predominio della famiglia Arciuli nell'attività di pesca nelle acque del litorale di Giovinazzo».
Il processo di primo grado (mentre l'avvocato Mario Mongelli, legale delle sorelle di Spera, chiede ancora che il Comune di Giovinazzo si costituisca parte civile, ndr) partirà dunque dagli atti investigativi che hanno portato alla cattura del gruppo di fuoco. In quei faldoni si trova la ricostruzione di un delitto feroce. Il 31 maggio prossimo, inoltre, gli imputati potrebbero formulare il giudizio abbreviato: un'ipotesi che dovrebbe portare alla sentenza di primo grado entro la fine dell'anno.
E per Gaetano Spera, ucciso a soli 21 anni, quando la vita dovrebbe essere ancora tutta un libro da scrivere, potrebbe esserci finalmente giustizia.
Per quell'efferato omicidio, dopo quattro mesi, sono stati arrestati con l'accusa di omicidio Vito Arciuli, di 19 anni, rinchiuso nell'istituto penitenziario di Avellino, e suo fratello di 16. Per concorso nell'omicidio, Luca Lafronza, di 23 anni, detenuto nel carcere di San Vittore, a Milano, Ignazio Chimenti, di 26, recluso nella casa circondariale di Lecce, e Pio Mauro Sparno, di 32, tenuto nel reclusorio di Taranto.
Sono state le caparbie e puntuali indagini dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta, che hanno pazientemente ricostruito le fasi di quel terribile omicidio, trovando riscontri, elementi probatori e conferme, a portare, il 27 luglio 2015, ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Giovanni Abbattista, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo.
Nella richiesta di rinvio a giudizio allegata all'avviso di fissazione dell'udienza preliminare per Vito Arciuli, si legge che il 19enne «in concorso con Luca Lafronza, Ignazio Chimenti e Pio Mauro Sparno, previo concerto e con premeditazione, agendo quale materiale esecutore insieme al fratello, cagionava la morte di Gaetano Spera mediante l'esplosione di non meno di 9 colpi di arma da fuoco, di cui 7 calibro 9x21 e 2 calibro 38 special o 357 magnum, che lo attingevano mortalmente».
I capi d'imputazione, inoltre, risultano essere ulteriormente aggravati dall'utilizzo del metodo mafioso e del motivo abietto «consistenti nell'aver commesso l'omicidio con un'azione estremamente violenta, posta in essere in modo eclatante ed emblematica, in pieno centro abitato e mediante l'uso di due armi da fuoco, nonché al fine di ottenere il predominio della famiglia Arciuli nell'attività di pesca nelle acque del litorale di Giovinazzo».
Il processo di primo grado (mentre l'avvocato Mario Mongelli, legale delle sorelle di Spera, chiede ancora che il Comune di Giovinazzo si costituisca parte civile, ndr) partirà dunque dagli atti investigativi che hanno portato alla cattura del gruppo di fuoco. In quei faldoni si trova la ricostruzione di un delitto feroce. Il 31 maggio prossimo, inoltre, gli imputati potrebbero formulare il giudizio abbreviato: un'ipotesi che dovrebbe portare alla sentenza di primo grado entro la fine dell'anno.
E per Gaetano Spera, ucciso a soli 21 anni, quando la vita dovrebbe essere ancora tutta un libro da scrivere, potrebbe esserci finalmente giustizia.